Lavoro e salari dignitosi per combattere la povertà e l’esclusione sociale

Il drammatico aumento delle persone che hanno bisogno dell’assistenza sociale impone un radicale cambio di rotta nella politica portata avanti dai partiti di maggioranza. I tagli alle prestazioni sociali vanno fermati ed è imperativo adottare delle misure incisive per un lavoro e dei salari dignitosi in Ticino.

L’allarmante situazione dell’assistenza sociale è stata confermata dai dati pubblicati dalla Divisione della sanità e della socialità del DSS. L’anno scorso 7’944 persone hanno ricevuto l’aiuto dell’assistenza sociale: 894 in più rispetto al 2015! Una situazione inaccettabile nel nostro Paese – uno dei più ricchi al mondo – che colpisce soprattutto le persone sole e le economie domestiche con figli a carico. Non possiamo nemmeno accettare che 1’116 lavoratrici e lavoratori ricevano dei salari che non permettono di arrivare a fine mese senza l’intervento dell’assistenza sociale!
Le parole di preoccupazione espresse dal direttore del DSS Paolo Beltraminelli non bastano. La situazione del mercato del lavoro ticinese impone un radicale cambio di rotta nella politica portata avanti dai partiti di maggioranza e l’attuazione immediata di misure concrete, come proposto dal PS in occasione della recente Conferenza cantonale consacrata al lavoro.

L’anno scorso il PS si è energicamente opposto agli ennesimi tagli previsti dalla manovra finanziaria di rientro poiché avrebbero peggiorato le condizioni di vita di molti Ticinesi mettendoli in seria difficoltà. Dal 2014 al 2016 sono già state tagliate prestazioni sociali per 55 milioni di franchi, di cui 35 sui sussidi di cassa malati e 15 sulla politica famigliare. Questa politica è irresponsabile ed è deleteria per il ceto medio basso. Tagliare delle prestazioni sociali indispensabili per vivere dignitosamente significa spingere le economie domestiche con i salari più deboli verso l’assistenza sociale!

Questa situazione richiede degli interventi e dei correttivi concreti che i partiti di maggioranza hanno dimostrato di non volere adottare. Il fatto che 1’116 persone abbiano bisogno dell’assistenza sociale benché lavorino dimostra che è imperativo introdurre un salario minimo giusto e adeguato al costo della vita. Il PS propone un minimo salariale di 3’750/4’000 franchi, posto oltre la soglia della povertà, che permetta una vita dignitosa e che impedisca di compensare dei salari non dignitosi con l’aiuto sociale. Ribadiamo che la precarizzazione generata da un aumento spropositato del lavoro a tempo parziale o su chiamata, di cui sono vittima soprattutto le donne che occupano il 70% di questi posti di lavoro, va affrontata adottando delle misure incisive. È più che mai necessario regolamentare il lavoro a prestito e il settore delle aziende interinali: dal 2000 le agenzie di lavoro interinale sono triplicate. Dal 2005 al 2015 i lavoratori interinali sono raddoppiati e le ore di lavoro prestate sono aumentate del 172%!
La disoccupazione di lunga durata, la precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori oltre i 50 anni, l’entrata dei giovani nella vita attiva richiedono degli investimenti mirati, indispensabili per promuovere il lavoro e combattere l’esclusione. Bisogna potenziare i controlli adottando da subito il potenziale massimo previsto dal controprogetto al dumping salariale; creare un fondo del lavoro finanziato con le entrate dell’autodenuncia esente da pena, rivelatesi tali grazie all’opposizione del PS al 70% di sconto che i partiti di maggioranza volevano adottare. Occorre applicare da subito dell’art. 10 della L-Rilocc e dare con urgenza seguito al Piano cantonale dell’alloggio.

In questo senso, il Partito Socialista ribadisce che continuerà nell’impegno per un lavoro e dei salari dignitosi, contro i tagli alla politica sociale e famigliare. Questa è la sola via per lottare concretamente contro l’impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori, il peggioramento della qualità di vita dei Ticinesi e la drammatica situazione che nel nostro Cantone costringe quasi 8’000 persone a ricevere l’aiuto dell’assistenza sociale.

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