L’avanzata della sanità privata

Stiamo assistendo a una serie di sviluppi preoccupanti nel sistema sanitario ticinese. Due settimane fa, Swiss Medical Network ha annunciato l’acquisto di dieci studi medici in Ticino e il lancio di un nuovo modello assicurativo alternativo nell’ambito di un progetto congiunto dell’assicurazione malattia Visana e del gruppo privato. Ora, la Clinica Sant’Anna ha aperto un pronto soccorso – il terzo nell’arco di poche decine di chilometri nel Luganese. Questo scenario rappresenta una vera e propria offensiva del settore privato nel sistema sanitario, con conseguenze che non possiamo ignorare. Contrariamente a quanto dichiarato, l’apertura del pronto soccorso alla Clinica Sant’Anna non sembra essere solo un’operazione finalizzata a confermare i mandati attuali in ambito della pianificazione ospedaliera. L’ipotesi più probabile è che la clinica miri a ottenere nuovi mandati per aumentare le proprie quote di mercato. Questo è il punto centrale: quando parliamo di “quote di mercato” nel contesto sanitario, ci riferiamo a una logica che dovrebbe preoccupare tutti. Il settore sanitario non dovrebbe essere considerato un’opportunità di profitto come qualsiasi altro mercato. Tuttavia, la realtà è che il sistema attuale genera enormi profitti per i privati, mentre gli ambiti meno redditizi rimangono a carico del settore pubblico. Questa dinamica ha un impatto diretto sui costi della salute e, di conseguenza, sui premi a carico degli assicurati.

Al di là delle questioni economiche, è importante riflettere anche sul merito delle decisioni prese. L’apertura di un nuovo pronto soccorso non è la soluzione ai problemi del nostro sistema sanitario. La priorità dovrebbe piuttosto essere quella di rafforzare la medicina di base, affidando un ruolo centrale al medico di famiglia. Questo modello, con una funzione di “gate-keeping”, consente al medico di famiglia di fungere da punto di riferimento per il paziente, gestendo la prima presa a carico e, solo quando necessario, indirizzando il paziente verso specialisti o altre cure. Purtroppo, però, siamo di fronte a una carenza di medici di famiglia, una situazione che peggiora ulteriormente il quadro generale. È essenziale rendere questa professione più attrattiva, intervenendo anche sulla formazione e incentivando i giovani medici a scegliere questo percorso.

Nella discussione attuale sulla pianificazione ospedaliera si vedono alcune timide indicazioni verso la promozione della medicina di base e una centralizzazione specialistica degli ospedali. In questo contesto, appaiono poco comprensibili le dichiarazioni della direttrice della Clinica Sant’Anna, che giustifica l’apertura del nuovo pronto soccorso “perché è un requisito della pianificazione ospedaliera”. Una giustificazione che, alla luce della realtà dei fatti, appare poco convincente e in netto contrasto con le reali necessità della popolazione ticinese. Quello che serve, dunque, è un sistema sanitario che metta davvero al centro il paziente e il benessere collettivo, non le logiche di profitto. Dobbiamo evitare che la sanità diventi sempre più un business e riaffermare l’importanza di un settore pubblico forte, capace di garantire cure di qualità accessibili a tutte le persone.

Articolo di Laura Riget, apparso su La Regione il 30 ottobre

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