L’attuale riforma della LPP comporta una riduzione delle pensioni e dei redditi netti

Durante la campagna del referendum AVS 21, tutti i partiti hanno riconosciuto che non è accettabile che le pensioni delle donne siano attualmente inferiori di un terzo rispetto a quelle degli uomini. La destra ha promesso di affrontare questo problema con la riforma del secondo pilastro (LPP). Questa promessa è stata tradita oggi al Consiglio degli Stati. L’attuale proposta di riforma comporterà ingenti perdite pensionistiche a causa dell’abbassamento del tasso di conversione e misure di compensazione insufficienti. Viste le circostanze, il PS sta valutando la possibilità di lanciare un referendum.

«Le donne e chi lavora part-time non hanno redditi elevati e hanno perciò bisogno di pensioni migliori. È un problema da affrontare con urgenza. Tuttavia, visto il peggioramento della proposta di legge, non si tratta più di garantire le pensioni, ma di smantellarle», afferma la Consigliera agli Stati Marina Carobbio Guscetti. Il tasso di conversione sarà ridotto dal 6,8 al 6%. Una tale riduzione significa pensioni più basse per tutte le persone. Sarebbe dunque ancora più importante adottare misure di compensazione per coloro che già oggi hanno una pensione bassa. Purtroppo, secondo l’attuale progetto del Consiglio degli Stati, solo le persone pensionate che sono già state assicurate ai sensi della LPP negli ultimi dieci anni prima del pensionamento riceverebbero un supplemento di pensione. Questo quindi non sarà il caso per circa un terzo delle donne, perché oggi non sono assicurate in una cassa pensione. «Una commessa di 58 anni, che grazie all’abbassamento della soglia d’ingresso è ora assicurata anche nel secondo pilastro, dovrà versare contributi mensili alla LPP, ma non riceverà un franco in più al raggiungimento dell’età di pensionamento. Questa donna avrebbe ora diritto a prestazioni complementari, che saranno tuttavia ridotte dalla nuova piccola rendita», afferma Marina Carobbio Guscetti. Per queste donne, la riforma significa che dovranno contribuire di più durante la loro vita lavorativa, ma non riceveranno più soldi per vivere dopo il pensionamento.

La destra non mantiene le promesse fatte in campagna

Nelle ultime settimane di campagna prima della votazione su AVS 21, è apparso chiaro che i membri della destra che siedono al Consiglio degli Stati volevano venir meno alle loro promesse. Le manovre dietro le quinte hanno portato a un deterioramento del progetto di legge presentato dal Consiglio federale. Come temevamo, il risultato è una proposta che va a discapito delle donne con un reddito medio-basso e che quindi non mantiene le promesse fatte durante la campagna referendaria. Tuttavia, la proposta preparata dalle parti sociali era un un compromesso equilibrato che avrebbe potuto mettere d’accordo la maggioranza delle parti. «Non accetteremo questo smantellamento. A queste condizioni, dobbiamo prendere in considerazione un referendum contro la riforma. È altamente irresponsabile che la maggioranza di destra del Consiglio degli Stati non migliori subito le pensioni delle donne e di chi ha redditi bassi. Ci impegneremo affinché lo smantellamento del primo pilastro non sia seguito da ulteriori tagli al secondo pilastro», conclude Mattea Meyer, copresidente del PS Svizzero.

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