La storia di Iris e Peter

Iris von Roten-Meyer (1917-1990) è piuttosto nota oltralpe per il saggio femminista “Frauen im Laufgitter. Offene Worte zur Stellung der Frau” (“Donne in gabbia, parole schiette sulla condizione femminile”). Il testo, pubblicato nel 1958, innescò grandi polemiche anche negli ambienti femminili, tanto che Iris venne ritenuta colpevole dell’ennesimo fallimento della votazione popolare per il diritto di voto alle donne del 1959. Il suo libro cadde nel dimenticatoio per decenni e Iris von Roten, delusa, si ritirò a vita privata, si dedicò a viaggi, pittura e giardinaggio, e non intervenne più nel dibattito pubblico a favore delle donne. Per finalmente giungere alla concessione del diritto di voto alle donne il 7 febbraio 1971, si dovette attendere il ’68 e la marcia delle donne su Berna del 1969 . Approfittando del maggior tempo a casa con il confinamento ho letto il corposo libro, ripubblicato nel 1991, e l’ho trovato di un’attualità impressionante. Iris von Roten, una delle prime donne giuriste svizzere, affronta la condizione femminile a 360 gradi dal punto di vista storico, sociologico e giuridico. Spiega con molte sfaccettature le grandi ingiustizie che devono subire le donne da migliaia di anni, sempre al servizio degli uomini, e illustra quello che dovrebbe essere il loro giusto ruolo sociale. Nel libro si trovano concetti come l’autodeterminazione nel lavoro retribuito fuori casa, la necessità di parità di salario e di accesso alla formazione, la cooperazione nei lavori domestici fra coniugi, la libertà sessuale, l’educazione dei figli con il supporto di asili nido, il matriarcato e naturalmente il diritto a votare e a partecipare alla vita politica. Una simile pubblicazione non sarebbe stata possibile senza il sostegno che Iris ha sempre avuto dal marito Peter, anch’egli giurista e conosciuto durante gli studi, con il quale ha vissuto un rapporto molto intenso e originale, coerente con il suo pensiero. Anch’egli era una figura molto eclettica. Da giovane consigliere nazionale propose un postulato a favore del voto alle donne, atto che compromise la sua carriera politica a Berna. Ispirato dalla moglie, promosse poi la prima votazione aperta alle donne nel paesino di Unterbach nel 1957, che oggi viene definito il “Rütli delle donne svizzere”. Per chi vuole saperne di più, suggerisco il filmdocumentario “Verliebte Feinde” (nemici innamorati) tratto dalla biografia della coppia di Wilfried Meichtry.

La storia del suffragio femminile è ricca di donne che con caparbietà hanno portato avanti le proprie rivendicazioni, e anche di uomini che al loro fianco hanno condiviso la volontà di lottare per una società più paritaria e giusta. Alcune hanno agito in solitaria come Iris, altre con azioni più collettive: tutte hanno aiutato a far progredire la condizione femminile. Le loro storie vanno perciò trasmesse alle generazioni future. Negli scorsi 50 anni ci sono stati tanti progressi, ma se Iris fosse ancora con noi direbbe certamente che non abbiamo raggiunto la parità.

Articolo di Cristina Zanini Barzaghi, apparso su La Regione il 5 febbraio

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