Danilo Forini (Ps) chiede al Consiglio di Stato se esista o meno una strategia per risolvere il problema. ‘Nel programma di legislatura pochi obiettivi’
Il Ticino ha un problema di salari troppo bassi. Rispetto alla media nazionale, le paghe che vengono riconosciute a Sud delle Alpi sono decisamente inferiori. Anche per quanto riguarda gli stipendi più alti, quelli riconosciuti alle persone con un alto grado di formazione. Il problema è noto da tempo eppure sembra non esserci la volontà politica di affrontarlo in maniera decisa, sostiene il deputato socialista al Gran Consiglio Danilo Forini, che sul tema ha deciso di interrogare il Consiglio di Stato, chiedendo se esista una strategia economica e politica per favorire l’aumento degli stipendi, soprattutto privati, in Ticino. “Il tema è noto da anni e pure il mondo politico ne ha più volte dibattuto. Da più parti si è anche ragionevolmente ipotizzato che – malgrado il sole splenda maggiormente in Ticino, come sottolineato da qualche economista – molti ticinesi rinuncino a lavorare nel loro cantone di origine a causa soprattutto di queste differenze salariali”. Secondo Forini stupisce quindi molto che nel recente ‘Programma di legislatura 2023-27’, presentato dal Consiglio di Stato lo scorso 8 febbraio, “il problema dei salari bassi non sia affrontato in maniera esaustiva. Ci saremmo aspettati almeno due o tre obiettivi inseriti nell’asse strategico che riguarda lo sviluppo e l’attrattiva del Canton Ticino”. Così non è stato. “I primi due punti affrontano invece l’onnipresente tema fiscale e la conseguente necessità di ritrovare il perduto equilibrio finanziario, a cui fanno seguito altri nove obiettivi, in realtà alcuni molto interessanti e altrettanto prioritari dei primi due”. La critica contenuta nell’atto parlamentare è quindi chiara: non è stata posta nessuna attenzione di rilievo al problema gravoso dei salari bassi in Ticino e delle relative conseguenze a livello macroeconomico. “Questo ha un influsso in termini di attrattività, di mancati consumi, di conseguenze per l’economia locale, per i commercianti e indipendenti e per le conseguenze anche in termini di entrate fiscali”.
‘Nel privato la situazione peggiore’
L’interrogazione, riprendendo i dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica (Ustat), mostra anche le cifre dei salari pagati in Ticino e li confronta con le retribuzioni nel resto della Svizzera. Il risultato, scrive Forini, “mostra come la situazione rimane impietosa per chi vive a Sud delle Alpi”. Nel 2020, la differenza tra Svizzera e Ticino per quanto riguarda i salari più alti era di 2’300 franchi al mese e quella per gli stipendi più bassi di 884. Una differenza percentuale attorno al 23%. Riprendendo le considerazioni fatte dall’economista Ronny Bianchi in un articolo de ‘laRegione’, Forini scrive: “L’ipotesi che questa differenza sia dovuta unicamente alla presenza dei lavoratori frontalieri sembra conciliarsi solo parzialmente con il fatto che soprattutto quelli alti risultano essere inferiori nella nostra regione rispetto al resto del Paese”. Anche perché, sempre riprendendo i dati dell’Ustat, il granconsigliere socialista ricorda come la mediana dei salari pubblici nel 2020 fosse di 86’280 franchi, mentre a livello svizzero di 96’144. Una differenza quindi di 10mila franchi all’anno. La situazione per gli stipendi privati “è ancora peggiore” con una differenza annuale di 17’544 franchi. “Un’enormità”, scrive il deputato. “La situazione descritta è quindi molto preoccupante. Tra il 2008 e il 2020 in Svizzera i salari sono aumentati del 9,03%, mentre in Ticino solo del 6,24%”. Al Consiglio di Stato viene quindi chiesto quale sia il piano d’azione per agire concretamente su questo problema e se sia possibile fare una stima di quanto aumenterebbero gli introiti fiscali per il Cantone e i Comuni se gli stipendi ticinesi, sia pubblici che privati, fossero nella mediana svizzera.
Pubblicato su LaRegione 15 marzo 2024