La riforma tributaria e gli errori del passato

di Marina Carobbio
Consigliera nazionale PS

 

Se all’ente pubblico, ai Comuni e alle Città manca il denaro, sono i cittadini a pagarne le conseguenze: con tagli alle prestazioni e al servizio pubblico e con imposte e tasse più elevate. È quanto accadrà se la Riforma III dell’imposizione delle imprese, in votazione il prossimo 12 febbraio, dovesse essere accettata. Si tratta di uno scenario tutt’altro che irrealistico se guardiamo a quanto già successo in alcuni cantoni, Ticino compreso, e se teniamo anche conto di qualche elemento del passato.La Riforma fiscale delle imprese II del 2008 a detta del Dipartimento federale delle finanze e del suo direttore di allora, il consigliere federale Merz, non avrebbe causato importanti perdite all’ente pubblico. Quella riforma fu accettata dal popolo di strettissima misura. Ma come avrebbe votato il popolo svizzero allora, se avesse saputo che in realtà essa avrebbe causato perdite miliardarie, come si è poi saputo in seguito? I mancati introiti della Confederazione, in parte dovuti anche a quella riforma, hanno portato a più di un programma di risparmio. L’ultimo prevede addirittura un taglio dei contributi che la Confederazione versa ai Cantoni per i sussidi cassa malati!

Negli ultimi anni diversi Cantoni hanno a loro volta concesso sgravi fiscali alle aziende ritrovandosi poi, come il Canton Lucerna, con finanze in rosso che hanno condotto a tagli alla spesa pubblica, ad esempio nella formazione. Anche il Ticino conosce le conseguenze di una bassa fiscalità che ha attirato aziende e capannoni con salari da fame, ma non ha portato benefici per le piccole-medie aziende. Con la Riforma fiscale III si ripetono gli stessi errori del passato. Si favoriscono grandi gruppi aziendali e i loro azionisti e si accentua, inoltre, un pericoloso meccanismo di concorrenza fiscale al ribasso tra i Cantoni.

La Riforma III dell’imposizione delle imprese avrebbe dovuto essere la risposta alla necessità di adeguare il nostro Paese agli standard internazionali abolendo le facilitazioni fiscali delle imprese a statuto speciale. Purtroppo la maggioranza parlamentare l’ha trasformata in un complicato e poco trasparente sistema di nuovi privilegi fiscali che peseranno sulla popolazione. Si è rinunciato a qualsiasi contropartita per bilanciare le perdite fiscali causate della riforma. Addirittura ci potranno essere nuove facilitazioni fiscali, come le deduzioni dalle imposte per le spese per le attività di ricerca e sviluppo svolte in Svizzera non «solamente» al 100%, ma addirittura al 150%!
Le conseguenze sono incalcolabili: nessuno sa come i Cantoni applicheranno questo strumento e, oltretutto, non è ancora chiaro cosa s’intenda esattamente con «ricerca e sviluppo», visto che sarà precisato solo successivamente, nelle disposizioni esecutive del Consiglio federale.

Anche il Ticino sembra volersi adeguare nell’utilizzo di quei nuovi trucchi che la riforma permetterà, e per farci inghiottire l’amara pillola, solo pochi mesi dopo aver decretato dei tagli sui servizi delle famiglie, il Consiglio di Stato fa miracolosamente uscire dal cappello diversi milioni di aiuti per le stesse.
Con la Riforma III dell’imposizione delle imprese mancheranno tre miliardi di franchi agli enti pubblici. Questo in un momento in cui lo Stato deve avere i mezzi e gli strumenti adeguati per combattere l’erosione dei redditi delle economie domestiche e affrontare le difficoltà di molte famiglie del ceto medio e delle fasce più basse della popolazione.

Per evitare che a svuotare il portamonete di una coppia di un’insegnante e di un impiegato sia la fiscalità indiretta, ad esempio con aumento dei costi per la custodia dei figli, che a ridurre il budget degli anziani sia l’aumento dei costi per l’assistenza a domicilio o che ad accrescere le difficoltà delle famiglie monoparentali sia la diminuzione delle prestazioni sociali, dobbiamo votare no all’iniqua Riforma III della tassazione delle imprese.

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