È uscita la newsletter settimanale del PS: “Mancano due settimane al voto, non molliamo!” newsSocialiste – n°4, 27 gennaio 2017

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NO a una politica di maggioranza forte con i deboli e debole con i più forti

Siamo nel vivo della campagna in vista del 12 febbraio e il doppio discorso dei partiti di maggioranza è palese: sono forti con i deboli e deboli con i più forti. Tagliando nelle prestazioni sociali agiscono come dei cinici controllori contabili, ma quando si tratta di multinazionali, concedono regali fiscali con una sconcertante manica larga.

Due pesi e due misure usati dai partiti di maggioranza anche quando, con l’amnistia cantonale, hanno proposto uno sconto del 70% sulle imposte da pagare a chi avesse autodenunciato al fisco dei capitali non dichiarati.  Una misura contestata dal PS e annullata dal Tribunale federale. Alla luce dei 4’222 milioni emersi sinora, l’amnistia fiscale genera 397 milioni di franchi per Cantone e Comuni: se il regalo del 70% che i partiti di maggioranza volevano concedere non fosse stato contestato e annullato, il Cantone avrebbe perso ben 150 milioni e i Comuni 100 milioni di franchi!

Questa politica che favorisce solo pochi ricchi e privilegiati a danno del resto della popolazione va fermata: diciamo NO ai tre referendum cantonali e NO alla Riforma III. Cerchiamo di convincere quante più persone possiamo: il 12 febbraio è dietro l’angolo.

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NO a tagli supplementari nella socialità

In un’intervista al Corriere del Ticino, Ivo Durisch espone le regioni che hanno portato ai referendum sui tagli alla socialità:

NO al peggioramento dei servizi di assistenza e cura a domicilio
“Inserendo nella Legge il principio che l’utente può venir chiamato a pagare un contributo per ogni giorno in cui percepisce delle prestazioni di assistenza e cura a domicilio, si indebolisce uno dei pilastri della sanità ticinese e si penalizzano le persone anziane sole del ceto medio basso e delle regioni periferiche”

NO alla riduzione delle prestazioni sociali
Con l’abbassamento delle soglie Laps “vengono toccate tutte quelle persone che non sono in assistenza, ma che percepiscono delle prestazioni sociali per integrare il loro salario o che usufruiscono dei servizi di assistenza e cura e domicilio. La modifica delle soglie Laps tocca anche i sussidi cassa malati. Saranno penalizzate principalmente le persone anziane e le famiglie del ceto medio basso con più di un figlio, vale a dire proprio le categorie di persone più deboli e con maggiori difficoltà economiche”.

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Non riduciamo l’aiuto a chi ne ha bisogno

Tatiana Lurati espone degli esempi concreti che illustrano le nefaste conseguenze della modifica delle soglie Laps: “La riduzione delle soglie colpisce anche le economie domestiche monoparentali con più di un figlio e le coppie con uno o più figli. Ad esempio, per le economie domestiche di tre persone significherebbe ricevere 240 franchi mensili in meno, per quelle di quattro persone 595 franchi mensili in meno e per le economiche domestiche composte da cinque persone 696 franchi mensili in meno”.

In un contesto in cui molti Ticinesi affrontano delle difficoltà causate dal continuo aumento dei premi cassa malati e degli affitti con i salari che subiscono una preoccupante erosione la scelta di ridurre le soglie d’intervento Laps non è accettabile.

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La riduzione dei giudici mette a rischio la qualità delle decisioni

La riduzione dei giudici dei provvedimenti coercitivi, scrive Edy Meli “è stata inserita in modo improvvisato e senza convincenti motivazioni nel pacchetto di misure di risparmio”. La diminuzione di un giudice su quattro produrrà sicuramente delle conseguenze negative sulla qualità della nostra giustizia.

“Appare in effetti evidente che un sovraccarico del 30% circa del loro onere d’attività non potrà essere privo di conseguenze”, scrive l’ex presidente dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi.
Una decisione di questa portata implica anche un cambiamento strutturale in seno al potere giudiziario per cui bisognava consultare il Consiglio della Magistratura.
Questo non è stato fatto, a dimostrazione della miopia di questa decisione che va rifiutata nelle urne con un deciso NO.

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Le deduzioni della Riforma III causeranno perdite miliardarie agli enti pubblici

Perché respingere la Riforma III dell’imposizione delle imprese? La risposta di Marina Carobbio a questa domanda posta dal Corriere del Ticino è chiara e completa. Leggendola si capisce perfettamente perché il NO alla Riforma III è di fondamentale interesse pubblico:
“Perché è squilibrata e abolisce dei privilegi sostituendoli con altri e con deduzioni fiscali che avvantaggeranno soprattutto le grandi aziende e i loro azionisti. Si va molto più in là di quanto aveva proposto il Consiglio federale. Si permette un trattamento diverso degli utili conseguiti all’estero da quelli realizzati in Svizzera. Strumenti come l’imposta sull’utile con deduzione degli interessi e le deduzioni fiscali legate alle spese a favore della ricerca e dello sviluppo possono essere utilizzati dalle grandi aziende per pagare meno imposte. Inoltre si è rinunciato ad avere un minimo di contropartita finanziaria, non imponendo obbligatoriamente i dividendi al 70%.
Una disparità di trattamento iniqua anche rispetto ai cittadini-contribuenti. Un esempio calcolato per la città di Losanna spiega concretamente tutto ciò: un’impresa con un utile netto di un milione pagherà solo 15.000 franchi di imposte, tanto quanto una coppia con un reddito imponibile di 80.000 franchi”

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Imposte delle imprese: una zappata sui piedi

Una zappata sui piedi. Carlo Lepori definisce la Riforma III in questo modo. La realtà di questa riforma fiscale delle imprese è una “riduzione a pochi punti percentuali dell’aliquota sul reddito (per tutte le imprese, ma solo chi ha le dimensioni e i soldi per i consulenti potrà approfittarne) addolcita da finti milioni sociali”. Due punti principali spiegano la situazione:

1) Spaventato dalla lista lunghissima di deduzione previste, il Parlamento ha introdotto un articolo per cui «la riduzione fiscale complessiva non può eccedere l’80 per cento dell’utile imponibile». Almeno il 20% dell’utile devono tassarlo. L’aver posto questo limite è un chiaro indizio che tutti sanno dove porta la riforma.

2) i milioni sociali dalle imprese, annunciati dal Cantone, che vorrebbe anche abbassare l’aliquota cantonale dal 9% al 6% (portando l’aliquota minima complessiva per le aziende al 3,7%)! Dopo aver deciso tagli milionari sulla socialità, improvvisamente saltano fuori milioni «delle aziende». Chiaro segnale che l’amara pillola della riforma ha bisogno di zuccherini per poter passare.

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Critiche alla Riforma III anche da destra

norie3Delle critiche alla Riforma III e alle deduzioni esagerate volute dalla destra in Parlamento sono state emesse anche dall’ex-Consigliera federale responsabile delle finanze della Confederazione Eveline Widmer-Schlumpf e da Christian Wanner (PLR), l’ex presidente dei direttori cantonali delle finanze. Critiche anche da destra dunque, emesse da sperimentati responsabili in finanze pubbliche, a dimostrazione di quanto il rifiuto della Riforma III sia giustificato e pertinente.

Opposto alla Riforma III anche un comitato di eletti comunali di UDC, PLR, PPD, PBD e Verdi liberali. Il comitato è guidato dal sindaco UDC di Regensdorf Max Walter che scrive: «A pagare saranno la classe media, le piccole e medie imprese e i normali contribuenti. Respingere la proposta in votazione il 12 febbraio permetterà di presentare un progetto più giusto e sostenibile per i comuni» . Delle opinioni che purtroppo non emergono a sufficienza in seno all’opinione pubblica.

Eppure, il fatto che l’opposizione alla Riforma III possa contare anche sull’appoggio di eletti e politici di destra dovrebbe destare molto più interesse. Il NO alla Riforma III è trasversale, pertinente e argomentato.

Rifiutiamo FOSTRAfostra_no

Perché mai dovremmo avere delle lussuose autostrade a sei corsie mentre si riducono le prestazioni sociali e si portano avanti dei pacchetti di economie? Perché mai dovremmo accettare un fondo come il FOSTRA che andrebbe ad attingere 650 milioni di franchi supplementari direttamente nelle casse della Confederazione per mettere 4.5 miliardi all’anno a disposizione delle costruzioni stradali? Col FOSTRA i fondi destinati alle agglomerazioni saranno meno del 10% quando in realtà la mobilità di oggi ha bisogno di una rete di trasporti pubblici migliore e di frequenze più elevate. La mobilità richiede soluzioni che puntino al futuro.

Con il fondo FOSTRA, al contrario, gli investimenti saranno focalizzati sulla strada, facendo aumentare la cementificazione del territorio. L’aumento sconsiderato di questo fondo, moltiplicato per un fattore di 2.5 dalla maggioranza borghese del Parlamento, implicherà dei tagli in settori come la ricerca o l’istruzione, fondamentali per lo sviluppo del Paese. La soluzione è nelle nostre mani: NO nell’urna contro FOSTRA il 12 febbraio.

Grazie all’incontro organizzato dalla GISO, la naturalizzazione facilitata è stata trattata dai media

adamarra_gabrielebSala gremita, sabato scorso, in Casa del Popolo a Bellinzona per la conferenza “La Svizzera deve riconoscere i propri figli?”, organizzata dalla GISO.
L’incontro con la Consigliera nazionale vodese Ada Marra – all’origine dell’iniziativa per la naturalizzazione facilitata della terza generazione – e con Franco Gabriele Bolckau (GISO), un giovane che ha vissuto sulla propria pelle una lunga e complicata esperienza per la concessione del permesso di soggiorno, è stato molto apprezzato.

Nelle settimane che hanno preceduto l’incontro, questo tema non ha ricevuto l’attenzione che merita dai media. Grazie a questa conferenza, il solo incontro di questa portata organizzato in Ticino, il tema della naturalizzazione facilitata degli stranieri di terza generazione – 25’000 in Svizzera – è stato trattato dalla stampa e dai media emergendo anche in seno alla nostra opinione pubblica.
Un particolare grazie alla GISO che l’ha organizzata e che ha saputo destare l’interesse sia del pubblico sia dei media.

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Opposizione in malafede alla naturalizzazione facilitata della terza generazione

Malafede, disinformazione e distorsione volontaria dell’oggetto in voto. Sono gli ingredienti utilizzati dal campo che si oppone alla procedura di naturalizzazione facilitata della terza generazione. Il manifesto che mostra un niqab riguardo a questo tema in votazione è il simbolo di come i partiti della destra populista siano disposti anche a mentire alla popolazione pur di contrastare questa ragionevole iniziativa parlamentare.

Il podio delle nazionalità che hanno ottenuto la naturalizzazione nel 2015? Italia, Germania e Portogallo.
L’opposizione a questa iniziativa ripete una presunta esplosione delle naturalizzazioni negli ultimi anni.
In realtà c’è stato un aumento tra il 2014 e il 2015 in seguito alle restrizioni annunciate, relative alla procedura: le naturalizzazioni sono passate da 32’800 a 40’588.
Occorre però guardare meglio le statistiche. Nel 2015 ci sono state 40’588 naturalizzazioni, una quantità comparabile a 10 anni prima: 39’753 nel 2005 e 47’607 nel 2006. Dal 2006 al 2014, sono diminuite costantemente. Oggi sono assestate intorno alle 41’000.
I partiti della destra populista ripetono che si oppongono a una naturalizzazione automatica. Anche in questo caso, si tratta di una distorsione dei fatti. Il Sì alla naturalizzazione facilitata non introdurrà nulla di automatico. I candidati alla naturalizzazione, che ne avranno fatta richiesta esplicita e formale, dovranno soddisfare tre condizioni principali: integrazione, conformarsi all’ordine giuridico e non compromettere la sicurezza interna o esterna della Svizzera.

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Il Consiglio Federale respinge l’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili”

L’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili” ha raccolto 125’000 firme, depositate il 18 ottobre scorso alla Cancelleria federale con 6 mesi d’anticipo. Moltissime firme in poco tempo, a dimostrazione che il tema è sentito in seno alla popolazione e che l’alloggio è un problema reale al quale bisogna rispondere al più presto.

Eppure il Consiglio Federale respinge quest’iniziativa perché ritiene che gli strumenti proposti dall’Associazione svizzera degli inqulini non rispondano alle esigenze del mercato. Al Parlamento verrà sottoposto un aumento dei crediti a favore dell’edilizia abitativa di utilità pubblica. Una proposta che in sé è opportuna, ma che è ampiamente insufficiente visti i problemi d’alloggio della popolazione.
Rispetto al 2008, un’economia domestica spende in media 200 franchi in più per l’affitto. Nei centri urbani, gli alloggi disponibili per i residenti sono sempre più rari. Malgrado un tasso d’interesse molto basso, gli investitori e gli attori del mercato immobiliare continuano a cercare il massimo profitto.
L’iniziativa “Più abitazioni a prezzi accessibili” propone degli strumenti validi ed efficaci.
Con questa decisione il Governo mostra che non è disposto a compiere un passo nella direzione degli inquilini e della stragrande maggioranza dei cittadini. E questo malgrado si tratti di alloggio, un bisogno fondamentale.

Sviluppo della medicina di famiglia e di prossimità: presentata un’interrogazione parlamentare

medico-2La medicina di famiglia è un elemento fondamentale della sanità, per la salute della popolazione e contribuisce a limitarne i costi. Il ruolo della medicina di famiglia assume inoltre un ruolo sempre più importante, proporzionale all’invecchiamento della popolazione e all’aumento della speranza di vita.
Il 18 maggio 2014, il popolo svizzero ha votato “Sì alla medicina di famiglia”, un articolo costituzionale che rinforza questo importante settore della medicina.
Una necessità confermata anche con le votazioni sulla pianificazione ospedaliera, con il popolo che ha bocciato col 54,6% dei voti la modifica della LEOC, e il buonissimo risultato registrato dall’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”.
La tabella della Fondazione per la promozione della formazione in Medicina di Famiglia, aggiornata a febbraio 2016, mostra purtroppo che il Ticino, in questo ambito, risulta essere il fanalino di coda.

Oltre a delle spiegazioni riguardo alla situazione attuale in questo ambito, l’interrogazione chiede al Consiglio di Stato di spiegare come pensa di migliorare la situazione e quali misure concrete intenda adottare.

L’interrogazione

stopaitagli_ilsitoLa campagna “STOP AI TAGLI!”

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