Sulla base di cosa gli elettori, che si spera numerosi, saranno chiamati a votare fra pochi giorni, grazie al voto per corrispondenza, o il prossimo 2 aprile recandosi direttamente alle urne? Se lè chiesto il vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti in un recente editoriale pubblicato su questo giornale, che di campagne tante ne ha viste e commentate. Il commentatore politico del CdT si dice deluso per quella che considera unoccasione persa, perché questa campagna elettorale sonnecchia, persa nella società liquida «sempre meno guidata da un po di sana (non esasperata) ideologia, che per anni è stata il sale della politica». Se il quadro descritto è apparentemente convincente, perché ben racconta la frantumazione del corpo elettorale e la tendenza sempre più evidente verso la scelta del singolo candidato piuttosto che di un programma, esso perde di vista un aspetto centrale, direi addirittura imprescindibile.
Nellattuale campagna elettorale un forte contrasto ideologico esiste eccome, perché si confrontano due visioni del mondo, e quindi anche del Ticino, completamente diverse, due approcci economici, culturali, sociali quasi opposti, che oggi si direbbero radicali. La scelta dei ticinesi per le elezioni del 2 aprile è fra una destra compatta, determinata a difendere linteresse dei pochi contro quello dei molti, e un fronte rossoverde che chiede il voto per una società inclusiva, economicamente meglio ridistribuita, ambientalmente preoccupata e culturalmente aperta. Oggi in Canton Ticino, come altrove in Europa, la scelta non è più – come lo è stata in passato – fra visioni moderate, impegnate a conservare il benessere diffuso in ampi strati sociali, ceto medio compreso. Non lo è, perché negli ultimi ventanni chi ha privilegiato il capitalismo finanziario a discapito dellimpresa produttrice, chi ha spinto per una riduzione del lavoro a precarietà quotidiana, chi ha impoverito lo Stato e dunque le risposte collettive ai bisogni della collettività, ha permesso laccentuazione delle differenze di reddito tra i cittadini, nonché di quelle legate al benessere, quello del presente e quello presumibile per il futuro. Due visioni decisamente opposte anche sullapproccio identitario, da un lato un sovranismo di cartone ottocentesco, che non vuole fare i conti con la storia e limprescindibile interconnessione sociale, economica e culturale dei popoli, a sinistra la consapevolezza sullurgenza dellapertura e della transizione ecologica, che significa anche una nuova economia e vero sviluppo. La scelta politica alle elezioni, oggi più di quattro anni fa, cè eccome, basta vederla e raccontarla. Eppure in qualche modo Righinetti ha ragione. La campagna elettorale si direbbe moscia, senza contenuti. Come mai? Mi permetto unipotesi. Non sarà che anche i media, tutti senza distinzione, sono sempre più interessati al colpo di scena, ai possibili «duelli», alle esagerazioni, alle presunte sorprese, al gossip, ai personaggi costruiti, piuttosto che ai contenuti, ai temi di fondo, ma soprattutto alla fattibilità delle proposte politiche, quando esistono?
Secondo una recente rilevazione sembrerebbe che i ticinesi esprimano le loro preoccupazioni sullandamento economico, su lavoro e salari, sullinflazione, sui costi della salute e della cassa malati e sul futuro dei giovani. Su queste questioni, come su molte altre, le differenze di proposta, quando essa riesce ad essere precisa, argomentata, scevra dal bla bla, esistono, andrebbero spiegate, raccontate, non relegate a contorno. Quelle fumose, che dicono e non dicono, basate sugli slogan andrebbero invece criticate, incalzando le forze politiche ad esprimere chiarezza di idee e di progetti, non solo mielose «carezze» agli elettori. Il mondo della comunicazione serio, che ha gli strumenti per farlo, dovrebbe aiutare cittadine e cittadini a capire chi sta proponendo cose fattibili e chi vende fumo, chi la racconta giusta e chi prende i cittadini per il naso, per esempio propugnando risparmi e al contempo sostenendo nuove prestazioni che aggiungono costi.
Articolo di Manuele Bertoli pubblicato sul Corriere del Ticino, 6 marzo 2023