Intervento sull’audit esterno

Voglio iniziare questo intervento ringraziando di cuore la Sottocommissione finanze nonché la Commissione della gestione e delle finanze per lo scrupoloso, preciso, e certosino lavoro svolto a proposito di questo caso.

Non era scontato che succedesse, perché sul tavolo avevamo due atti parlamentari: da un lato una mozione che richiedeva l’istituzione di un audit e dall’altro una richiesta che auspicava l’organizzazione di una CPI.

In tal senso va detto che quanto accaduto nella precedente occasione, in cui abbiamo affrontato questo tema con una CPI, sconsigliava a nostro giudizio con chiarezza che fosse saggio imboccare di nuovo quella strada.

E a sconsigliare che il percorso fosse rinnovato con una CPI erano non tanto considerazioni politiche, quanto piuttosto e soprattutto il rispetto dovuto prima di tutto alle vittime ma anche al pieno rispetto dell’integrità di uno Stato di diritto.

Perché risultava evidente come fosse indispensabile proporre un percorso rispettoso di tutto quanto prima ricordato, ma nello stesso tempo efficace ed efficiente per fare finalmente chiarezza su quanto capitato nell’Amministrazione cantonale su questo caso e contemporaneamente per verificare se oggi siano in vigore misure adeguate per prevenire efficacemente ogni forma di molestia e discriminazione e, qualora necessario, per intervenire prontamente per porvi fine e garantire alle vittime il sostegno e i diritti dovuti.

Colleghe e colleghi, ero e resto sconfortata e profondamente dispiaciuta che non si sia potuto fare prima questo passo, indirizzando la nostra attenzione verso quella chiarezza totale che era necessario fare.

E continuo a ritenere che se il Consiglio di Stato avesse scelto la strada di un’indagine esterna sull’operato dell’Amministrazione oggi avremmo potuto evitare di essere qui e fare questa discussione.

E non lo dico per mancanza di fiducia nelle persone che hanno svolto il lavoro di approfondimento a nome del Consiglio di Stato, intendiamoci, ma semplicemente perché in casi così delicati la distanza umana e professionale è estremamente importante per certificare credibilità fino in fondo a un’indagine delicata come questa.

Oggi, grazie al lavoro della Sottocommissione finanze e della Commissione della gestione, abbiamo finalmente fatto un importante passo avanti e siamo qui a discutere di attribuire un audit a persone qualificate, competenti, con comprovata esperienza nel merito a livello nazionale, nonché senza alcun legame con l’amministrazione e la politica cantonale.

In altre parole a persone o enti capaci di garantire lo svolgimento di un audit fatto con i migliori attributi di professionalità.

Grazie dunque per questo risultato.

Nel merito credo anche importante rivolgere un appello ai media perché tengano presente e non manchino di sottolineare che l’audit che viene proposto oggi con poteri accresciuti ha certamente la finalità prima di capire cosa sia accaduto nella gestione del caso del funzionario del DSS all’interno dell’amministrazione cantonale, ma, contemporaneamente, ha il compito di analizzare se leggi, regolamenti, norme e procedure applicate in questo cantone su questi temi delicati siano adeguati a quanto richiesto dalle normative e dagli obbiettivi federali e internazionali. E se le stesse siano oggi fatte proprie e soprattutto messe in campo in modo corretto nello Stato.

In altre parole: che oggi sia garantita la massima prevenzione e la gestione rigorosa e corretta di simili episodi, in modo che le lavoratrici e i lavoratori dell’amministrazione cantonale.

Riferita a quanto accaduto in passato, questa analisi ci dovrà far capire se ci siano state responsabilità e se tali responsabilità fossero responsabilità individuali o responsabilità di sistema.

Nel merito ci tengo a confermare, da parte del PS, che se dall’audit emergesse che ci siano state responsabilità individuali, le stesse andranno denunciate e sanzionate con tutti gli strumenti a disposizione.

Ma altrettanto ci tengo a sottolineare che se risultassero esserci state responsabilità di sistema sarà per noi fondamentale avere a disposizione gli strumenti necessari per verificare e confermare che questo sistema oggi non esiste più, pronti a proporre, se necessari, i dovuti cambiamenti.

Il tutto però, ed era lì la fragilità principale della CPI, nel pieno rispetto dei diritti delle vittime, ricordando che la sfera intima e le dignità delle persone coinvolte non sono mai elementi su cui si può essere superficiali o poco rigorosi.

I dettagli inutili, intrusivi sono, per le vittime, ferite che si riaprono e sono nel contempo azioni umilianti e lesive nei loro confronti.

Non per caso la Convenzione di Istanbul, sottoscritta anche dalla Svizzera, richiama la necessità di contrastare, nelle leggi e nei regolamenti degli Stati,  non solo la vittimizzazione primaria, e cioè prevenire in tutti i modi gli atti lesivi della dignità e dell’integrità fisica e psichica delle persone e punire in modo forte i reati nel merito, ma anche la vittimizzazione secondaria dovuta soprattutto a tutto quanto subiscono le vittime  nel corso delle procedure penali e la vittimizzazione terziaria dovuta soprattutto ai racconti, alle incursioni nei dettagli delle cronache proposte dai media, nonché nei commenti pubblici dei tanti che dicono la loro.

È allora evidente come sia un dovere primario di uno Stato di diritto come è il nostro garantire il rispetto per queste persone e fare di tutto perché anche la vittimizzazione secondaria e terziaria, oltre che ovviamente quella primaria, non abbiano più posto in Ticino.

Oggi siamo semplicemente qui a porre le premesse per fare questo importante lavoro.

E la scelta di accrescere i poteri della Commissione della gestione in via transitoria, così come discusso e previsto nella iniziativa elaborata, è anche il modo per garantire e certificare come ci sia una volontà politica forte, trasversale e unanime nel voler fare chiarezza fino in fondo sia su quanto accaduto, sia, lo ripeto e sottolineo, sul funzionamento odierno della prevenzione e nella gestione di abusi gravi o meno gravi che siano.

Per tutto questo non possiamo che confermare l’appoggio del gruppo socialista al rapporto delle colleghe e dei colleghi della SCF e invitare questo parlamento ad accogliere questa proposta con l’unanimità che essa merita, sia nel rispetto delle vittime, sia nel certificare e confermare la credibilità e la forza etica di questo nostro Stato.

Intervento di Anna Biscossa, vicecapogruppo PS pronunciato in Gran Consiglio il 24 gennaio 2022

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