Intervento consuntivo 2020

ICare colleghe, cari colleghi,

consuntivo 2020 meno 165 milioni, preconsuntivo 2021 meno 175 milioni, preventivo 2022 meno 135, piano finanziario meno 150 milioni all’anno.

Una situazione tutt’altro che rosea e che rischia di immobilizzare la progettualità del Governo e del Parlamento o peggio ancora portare a nuovi tagli.

Quello che è certo è che prima di tutto bisogna capire cosa è successo.

Ritorniamo al 2016 quando le fragili finanze cantonali sono state riportate a pareggio, ma senza riserve, con una manovra di rientro di quasi 200 milioni composta principalmente da tagli. Tagli che purtroppo hanno visto ridurre anche prestazioni essenziali, destinate alle fasce meno fortunate della popolazione, come i sussidi cassa malati, gli assegni famigliari integrativi e gli assegni di prima infanzia.

L’anno successivo, appena entrati in vigore i tagli, il Governo in nome della concorrenza fiscale, un’esca a cui non smette mai di abboccare, presenta una prima serie di sgravi dal costo di circa 25 milioni per il solo Cantone. Ricordiamo che la principale voce di questa serie di sgravi riguarda la riduzione dell’aliquota della sostanza a beneficio esclusivo dell’1% dei contribuenti più facoltosi.

Nel 2019 arriva la nuova Legge federale sulla riforma fiscale delle imprese.

Sarebbe stato possibile favorire le imprese, come peraltro proposto dal rapporto di minoranza, varando una legge d’applicazione senza impatto per le finanze cantonali grazie alla nuova e più generosa ripartizione dell’imposta federale diretta.

Ma invece no! Ancora una volta Parlamento e Governo hanno preferito recitare il mantra della concorrenza fiscale alla ricerca di un posto da mediano nella classifica dei Cantoni più o meno competitivi fiscalmente.

Il costo per le finanze cantonali è quantificato in 55 milioni dal 2020, ulteriori 15 nel 2024 e infine ulteriori 60 dal 2025. La parte da leone la fa l’abbassamento dell’aliquota sull’utile delle persone giuridiche che passa dal 9 al 5.5%, abbassamento pensato soprattutto per trattenere in Ticino i colossi della moda e che politicamente sdogana   l’evasione fiscale perpetuata da queste aziende nei confronti dei loro paesi d’origine.

A poco però servirà questo sgravio visto che ci stanno pensando proprio i paesi di origine a far rientrare a casa queste società a suon di multe e denunce.

Se tiriamo le somme le minori entrate da considerare a piano finanziario ammontavano a 145 milioni di franchi già nell’edizione di fine 2019, come peraltro avevamo evidenziato nel dibattito parlamentare e nel rapporto di minoranza sul preventivo 2020 e piano finanziario.

Sull’altro fronte, quello delle spese, ossia della risposta ai bisogni della società da parte dello Stato, abbiamo per fortuna la messa in campo di nuove politiche, in particolare la politica scolastica e il potenziamento del trasporto pubblico. Inoltre si promuovono misure di politica famigliare e di aiuto alla riduzione dei premi cassa malati.

In totale la maggior spesa per nuovi compiti ammonta a circa 70 milioni.

Va ricordato che gli sgravi fiscali, per avere il più ampio consenso in Consiglio di Stato, in Parlamento e eventualmente di fronte al popolo, sono stati barattati entrambe le volte con il sostegno ai nuovi compiti.

Un ricatto dal costo complessivo di 215 milioni di franchi a cui vanno aggiunti i naturali aumenti della spesa pubblica principalmente nel settore sociosanitario causa dell’invecchiamento della popolazione e dei progressi della medicina.  Una spesa che non sarà possibile tagliare a meno che qualcuno non pensi di ridurre la qualità e l’accessibilità delle cure.

Ribadiamo: queste cifre erano chiare da tempo sia al Governo che al Parlamento, ma nonostante questo entrambi hanno promosso e avvallato una gretta politica di sgravi insostenibili, che si fa un baffo del principio di parsimonia e delle finanze sane, in nome di una competitività che ormai altro non è che un mantra ideologico.

Un mantra che si perpetua ancora adesso nonostante le cifre siano scritte nero su bianco.

Per dare un ordine di grandezza oltre alla gretta proposta del partito liberale di ridurre l’imposta sul reddito all’1% più facoltoso dei contribuenti, dal costo stimato in 40 milioni di franchi, abbiamo pendenti atti riguardanti sgravi fiscali per oltre 600 milioni di franchi. A far problema per le finanze del nostro cantone sane non è più l’aumento delle spese, bensì la riduzione delle entrate. Necessario semmai in Ticino non è il referendum obbligatorio sulle spese, ma sugli sgravi fiscali.

La domanda che si pone è se con questa politica siamo veramente diventati così attrattivi come avremmo desiderato? Ci siamo emancipati da un’economia a rimorchio basata non sulle capacità del paese, bensì sui vantaggi di posizione. In altre parole questa politica è stata efficace ed efficiente? Efficiente no di sicuro, visti i soldi sprecati in sgravi. Efficace nemmeno visto la classifica in cui ci posizionano i recenti studi dei due principali istituti bancari svizzeri.

Secondo lo studio di UBS sulla competitività dei cantoni il Ticino nel 2021 perde una posizione e si classifica ventunesimo. Il ventunesimo posto ce lo meritiamo grazie alla fragilità delle finanze pubbliche, che comporta minor progettualità e grazie alla situazione del mercato del lavoro.

Al 23 posto ci relega invece lo studio analogo di Credit Suisse che premia località attraenti e ben servite dai trasporti pubblici. È probabile che senza Alptransit saremmo ancora più in fondo nella classifica.

E sì perché la fiscalità non è tutto!

A fine 2019 ci ritroviamo con un preventivo 2020 già in rosso (altro che l’avanzo di esercizio di 4.1 milioni) e capitale proprio irrilevante nonostante le acrobazie di rivalutazione non trasparenti (non passaggio dalla gestione corrente tramite entrata straordinaria). Un’operazione prudente? Mah! Insomma una situazione finanziaria che rimane in rosso anche a consuntivo 2020, pur epurando gli effetti della pandemia, (per inciso non è abbassando il tasso d’ammortamento a consuntivo rispetto a quanto stabilito a preventivo che si migliorino le finanze cantonali).

Questa la situazione finanziaria a tre mesi dallo scoppio della pandemia. Altro che finanze risanate.

Non stupisce che a differenza di altre realtà svizzere il Governo non abbia messo in campo politiche proprie a sostegno di cittadini, lavoratori indipendenti e aziende in difficoltà eccezion fatta per il credito ponte Covid, che è comunque stato poco utilizzato a causa delle barriere burocratiche e individuali tipiche di tutti gli aiuti sociali.

Ancor più avaro è stato il Parlamento, che a fronte di più di venti atti parlamentari inoltrati per l’emergenza sanitaria non è stato capace di evaderne nemmeno uno.

Nel corso del 2020 poi la già precaria situazione delle finanze cantonali precipita a causa della contrazione del prodotto interno lordo e delle maggiori spese dovute alla pandemia.

-132.6 milioni tra tasse e imposte, +60 milioni di spese sanitarie + 20 milioni di contributi per i casi di rigore per citare le uscite maggiori.

Per fortuna a correre in soccorso arrivano gli 82.5 milioni aggiuntivi derivanti dalla distribuzione degli utili della banca nazionale.

A destare preoccupazione si aggiunge una possibile erosione del substrato fiscale delle persone fisiche quantificabile in base ai dati di consuntivo in 30 milioni, elemento peraltro non commentato nel messaggio.

E se da qui ripartiamo la domanda che sorge spontanea è come affronteremo le numerose sfide che attendono il nostro Cantone? Se continueremo a perpetuare la logica degli sgravi ci schianteremo contro un muro senza essere in grado di affrontare i bisogni della società e dei cittadini.

Oggi la popolazione del Cantone è confrontata con una serie numerosa di priorità, sia di bisogni già presenti a cui non si da risposta, sia di bisogni imminenti generati da cambiamenti storici della società in cui viviamo. Si tratta di priorità di ordine sociale, ambientale ed economico.

Cambiamento climatico, povertà, precarietà, invecchiamento della popolazione e decrescita demografica, queste sono le sfide concrete.

Il cantone ha bisogno di una propria strategia di lotta ai cambiamenti climatici. Decarbonizzazione e prevenzione dai pericoli dovuti al surriscaldamento. Abbiamo fatto molto in ambito di trasporti pubblici, ma gli obbiettivi del piano energetico cantonale sono fermi al 2013, bisogna aggiornarli e aumentare gli sforzi soprattutto spingendo sulla produzione di energia solare, sul risanamento energetico degli stabili e sul costo dei trasporti pubblici.

Purtroppo il nostro Cantone ha ancora un elevato tasso di povertà trasversale a tutte le fasce di età. Molte di queste persone non ricevono alcun aiuto sociale nonostante ne abbiano diritto. È necessario combattere il fenomeno del non accesso alle prestazioni riducendo la complessità delle pratiche e informando tutti i cittadini sui propri diritti. È grave che molti possessori di permessi di dimora o di domicilio non chiedano più alcun aiuto perché hanno paura che venga loro revocato il permesso.

Nel corso degli ultimi anni oltre ad essere aumentata la sottooccupazione sono emerse nuove forme di lavoro non sufficientemente coperte dall’attuale rete di protezione sociale. Piccoli indipendenti e lavoratori intermittenti sono le categorie meno protette.  Il precariato ha forti ripercussioni sulla vita sociale e famigliare di chi lo subisce e ne compromette la salute. È necessario adeguare con misure cantonali la legge sulla disoccupazione per permettere anche a questi lavoratori di beneficiare di una sufficiente copertura contro la disoccupazione.

La decrescita demografica collegata all’invecchiamento della popolazione non è sostenibile né dal punto di vista economico, né dal punto di vista sociale e difficilmente sostenibile anche per le finanze cantonali. Il nostro Cantone deve tornare ad essere un cantone accogliente. Purtroppo la politica vessatoria versi i detentori di permessi B ha spinto molti residenti a trasferirsi nella fascia di confine facendo aumentare il numero di frontalieri. Dobbiamo ritornare ad essere un cantone attrattivo per quelle famiglie che vogliono costruirsi un futuro in Ticino.

In conclusione nonostante non condividiamo per i motivi sopra esposti la politica perpetuata negli ultimi anni da Governo e partiti di maggioranza, votiamo questo preventivo perché riconosciamo il grande lavoro fatto sia dal Consiglio di Stato, che da tutto il personale dell’amministrazione durante un difficile 2020 segnato dall’emergenza pandemica.

Il nostro auspicio è che l’autorità cantonale abbandoni la sirena degli sgravi fiscali, la politica delle casse vuote. Che l’obbiettivo di finanze sane e durature, con margini di manovra per affrontare ogni evenienza (pandemie comprese) scritto nelle conclusioni del messaggio non resti solo parole, ma che queste diventino realtà.

Intervento del capogruppo Ivo Durisch, pronunciato in Gran Consiglio il 20 settembre

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