Interrogazione “Fermiamo l’inquinamento da limo”

Laura Riget e Fabrizio Sirica, Deputata e Deputato PS al Gran Consiglio, hanno presentato un’interrogazione riguardo all’inquinamento da limo, in relazione al recente caso accaduto a Camedo.

Nelle scorse settimane due giornalisti del bimensile “L’inchiesta” in un reportage hanno portato alla luce un caso di inquinamento avvenuto a Camedo, nel Comune di Centovalli. Tramite due video vengono mostrati in maniera chiara dei versamenti di limo, un materiale inerte derivante da impianti di lavorazione edile, nell’alveo del fiume Melezza. Il tutto avviene nell’ex silo Rampazzi, in uso su licenza alla ditta Silo & Beton Melezza SA della nota famiglia Pinoja, dove la stessa gode di una concessione cantonale per il pescaggio di inerti. Sempre nel video, si vede il testo integrale della concessione, che cita che «iI materiale limoso non potrà essere rimesso, né direttamente né indirettamente nelI’alveo della Melezza» e ancora «i lavori non dovranno creare particolari intorbidimenti in modo da limitare al minimo il contatto con le acque delle Melezza».

ll video mostra però che questa concessione viene violata in maniera volontaria e ripetuta e quando i giornalisti chiedono al direttore della ditta Luca Motta di rispondere all’accusa, nella sua presa di posizione ammette i fatti e tenta di giustificare l’ingiustificabile, asserendo che gli sversamenti illegali sono stati fatti «per ragioni di sicurezza e consolidamento della scarpata».

II limo è come detto uno scarto edile da scavi o lavorazioni, considerato giuridicamente già nella sua naturale composizione quale “rifiuto edile” neIl’Ordinanza federale sulla prevenzione e lo smaltimento dei rifiuti (OPSR). Ciò significa che il limo scaricato dalla Silo & Beton Melezza SA a Camedo è un rifiuto inquinante e deve essere smaltito in apposite discariche, ancor di più visto che quello nella fattispecie in esame è uno scarto da lavorazione, il lento processo di sedimentazione inquina le acque, rendendole torbide e mettendo a rischio le specie ittiche, nonché la fauna e flora circostante. In particolare, il limo in sospensione penetra nelle branchie dei pesci che rischiano di soffocare e una volta depositato sul greto del fiume andando a ricoprire in maniera sigillante gli interstizi impedendo la naturale riproduzione delle specie durante la frega.

Per evitare tutto ciò, la legge parla chiaro. La ditta non poteva trasportare il limo a Camedo, non poteva utilizzarlo per nessun motivo di sicurezza o di consolidamento della scarpata, tenendo in considerazione pure che il limo è stato occultato dentro dei sili di cemento in disuso e soprattutto non poteva immetterlo nell’alveo della Melezza come invece è stato fatto. In conclusione, dal video emerge che la ditta si era detta impegnata a ritrasportare via il materiale, ma altre immagini mostrano tutt’altro. Anzi in alcune di esse si vede stendere della normale terra sopra i sili probabilmente per nascondere l’ingente quantitativo di limo sversato dentro il capiente imbuto.

Nel secondo video, i giornalisti hanno approfondito la questione mostrando immagini inequivocabili e sconcertanti, supportate da interviste ad un biologo che tra l’altro ha lavorato per l’amministrazione cantonale e persone che vivono questo danno in prima persona, riconfermando il danno ambientale volutamente commesso nelle Centovalli. Ma ancora più sbalorditive sono le immagini che dimostrano che nel comune di Losone, dove vi sorgono gli impianti di lavorazione della Silo & Beton Melezza SA, i danni all’ambiente si ripetono senza remore”.

Le immagini fanno vedere senza censura quello che dovrebbe essere lo smaltimento delle acque nella vasca di sedimentazione dove parte dei fanghi provenienti dall’impianto di lavorazione inerti e le acque di scarico finiscono nella vasca a confine col bosco, dalla quale fuoriescono acqua, sabbia, limo e trascinando con se sostanze inquinanti. La conformità di tale vasca è ancora tutta da dimostrare. (vedi allegato “A” direttive del Cantone sulle modalità di smaltimento delle acque di cantiere).

Secondo i due deputati la ditta in questione “dimostra con certezza di non ottemperare le leggi e i regolamenti in riferimento alla salvaguardia e tutela dell’ambiente e non di meno non rispetta le leggi cantonali in materia di licenza edilizia. Da anni la Silo & Beton Melezza SA tiene i propri depositi di sabbia all’aperto, lungo via Arbigo.

Con una licenza edilizia datata il 1. dicembre 2009, la Silo & Beton Melezza SA è stata autorizzata a costruire un nuovo impianto di betonaggio; la licenza edilizia è stata rilasciata a condizione che tutto il materiale contenente sabbia e depositato all’aperto fosse rimosso entro il 31 dicembre 2009 (vedi allegato “B” licenza edilizia 2009). Il nuovo impianto di betonaggio è stato costruito, ma i mucchi di sabbia, così come la discarica, sono ancora lì da vedere e si trovano a meno di tre metri dal campo stradale della strada cantonale che collega il locarnese ad una via di transito internazionale. Interpellato in merito, in Consiglio comunale, il Municipio di Losone si rifiuta di intervenire.

Dietro l’impianto di lavorazione inerti, a confine con il bosco, c’è una discarica abusiva di materiale inerte. Il suo volume è stimato in 30’000/61’000 m3 (+/- 5’000 m3). (vedi allegato “C” foto) Regolarmente sopra la discarica viene depositato ulteriore materiale, che in parte viene riutilizzato e frantumato. La discarica è cresciuta sempre più nel corso degli anni; il materiale situato sotto lo strato visibile non viene più utilizzato e rimane in loco. È evidente che non siamo in presenza di un deposito provvisorio di materiale ma di una vera e propria discarica di materiale inerte, il tutto in una zona designata come pericolosa e fuori zona edificabile, senza licenza edilizia. L’abuso è sotto gli occhi di tutti.

Laura Riget e Fabrizio Sirica chiedono pertanto al Consiglio di Stato:

1. Gli uffici competenti del Cantone sono a conoscenza di quanto denunciato dal reportage di “L’inchiesta”? Se sì, quando e in che circostanze ne sono venuti a conoscenza?

2. Il Consiglio di Stato ha una conferma che il limo è stato nel frattempo rimosso da Camedo e portato via in maniera consona alla legge nell’apposita discarica?

3. Che misure ha adottato o intende adottare il Consiglio di Stato per reagire di fronte a questa situazione e limitare il più possibile l’inquinamento dell’ambiente circostante?

4. Il Consiglio di Stato è conoscenza se sono già stati fatti dei test sul limo per valutare un suo possibile inquinamento da idrocarburi o altre sostanze? Se sì, chi ha fatto questi test e con quali risultati?

5. Se il limo risultasse effettivamente inquinato da idrocarburi o altre sostanze, come intende reagire il Consiglio di Stato e con quali tempistiche?

6. Il Consiglio di Stato è a conoscenza di altri casi attuali, oltre a quello di Camedo e Losone, di inquinamenti dovuti alla dispersione volontaria (ossia non causata da eventi naturali) di limo nell’ambiente?

7. Il Consiglio di Stato ha denunciato i fatti alle autorità giudiziarie o è a conoscenza se questo è stato fatto?

8. Il Consiglio di Stato ha intenzione di intervenire nei confronti della Silo & Beton Melezza SA per tutte le manchevolezze a lei ascritte? Se sì in che modo? Se no perché?

9. Il Consiglio di Stato ritiene di dover riservare un trattamento di favore a questo dossier, considerato che uno dei proprietari della Silo & Beton Melezza SA è stato per molti anni membro del Gran Consiglio e presidente dell’UDC cantonale e un altro proprietario siede attualmente in questo parlamento, oltretutto nella commissione ambiente, territorio ed energia ed è pure municipale capodicastero edilizia nel Comune dove ha sede la Silo & Beton Melezza SA?

 

 

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed