Il 30 novembre voteremo sull’iniziativa “servizio civico”. A sentire i promotori, si tratterebbe di una piccola rivoluzione dalle conseguenze estremamente positive: tutte le persone giovani, uomini e donne, dovranno dedicare un periodo della loro vita al servizio della collettività. Non più solo esercito o protezione civile, ma anche attività nella cura, nella scuola, nell’ambiente, nell’agricoltura. A prima vista sembra moderno e solidale. Ma dietro la retorica dell’impegno civico si cela un rischio enorme, soprattutto per le donne: ancora più lavoro non retribuito.
Oggi le donne contribuiscono già in modo massiccio al bene comune. Lo fanno in gran parte attraverso lavoro gratuito: cura dei figli, gestione della casa, sostegno ai familiari anziani o malati. Nelle famiglie con bambini, le donne dedicano in media tre ore e mezza di lavoro domestico e di cura per ogni ora degli uomini.
Eppure questo contributo, fondamentale per far funzionare la società, resta invisibile e non riconosciuto. Imporre un obbligo civico anche alle giovani donne significa aggiungere un ulteriore carico, senza affrontare nessuna delle vere cause delle disuguaglianze. La parità non si costruisce moltiplicando gli obblighi: si costruisce garantendo salari equi, più posti negli asili, condizioni di lavoro dignitose, servizi sociali sufficienti. Nulla di tutto questo viene affrontato dall’iniziativa.
Ma il problema non si ferma qui. Il servizio civico rischia seriamente di sostituire professionisti qualificati con personale obbligato e sottopagato. Nei settori della sanità e del sociale manca personale qualificato. Invece di risolvere questo problema puntando sulla formazione e sul miglioramento delle condizioni di lavoro, la tentazione di coprire i buchi ricorrendo a giovani costretti al servizio civico sarebbe enorme. Questo non solo metterebbe in pericolo la qualità dei servizi, ma schiaccerebbe ulteriormente i salari e le condizioni di chi ci lavora. È la formula perfetta del dumping: invece di creare posti di lavoro ben pagati e attrattivi, si sostituisce personale formato con (non)-volontari obbligati.
Il servizio alla comunità è prezioso quando è scelto e viene valorizzato, non imposto. No il 30 novembre!
articolo di Laura Riget, copresidente PS, apparso il 5 novembre 2025 sul Corriere del Ticino