Iniziativa parlamentare

Messaggio 6660

Iniziativa parlamentare 12 marzo 2012 presentata nella forma elaborata da Francesco Cavalli e cofirmatari per il Gruppo PS per la modifica dell’art. 28 della Costituzione cantonale concernente la facoltà per i Comuni di concedere il diritto di voto e di eleggibilità in materia comunale alle persone residenti di nazionalità estera.

Signor Presidente Consigliere di Stato colleghe e colleghi

Il prossimo 14 aprile si terranno le elezioni comunali differite oltre che a Lugano e Mendrisio anche nel nuovo comune che per volontà di questo Gran Consiglio si chiamerà Terre di Pedemonte.
In vista di questa scadenza circa un mese fa ho partecipato a una serata organizzata dall’area politica cui appartengo. Nella discussione è intervenuta più volte una signora che conoscevo solo di vista la quale ha esposto le proprie osservazioni e proposte che hanno suscitato un generale apprezzamento da parte dei presenti. Più tardi quando si è trattato di indicare possibili candidature qualcuno le ha chiesto se fosse interessata a far parte della lista. Al che lei ci ha fatto presente ‘credo che ciò non sia possibile sono olandese”. Quindi nessuna possibilità di dare il suo contributo in ambito istituzionale. Nella discussione che ne è seguita ho potuto spiegare come in alcuni cantoni come Neuchâtel Vaud Giura e anche Grigioni gli stranieri hanno ottenuto il diritto di voto e di eleggibilità a livello comunale e che un’iniziativa è stata presentata anche in Ticino.
Le nostre istituzioni hanno bisogno di persone come questa signora olandese e tanti altri come lei che potrebbero dare un valido contributo alla costruzione del bene comune. Tanto più che la sera stessa e nei giorni successivi abbiamo dovuto registrare non poche rinunce.

Ripensando a questo episodio mi sono convinto ancora di più della valenza democratica di questa mia iniziativa. Dare ai cittadini stranieri domiciliati nel comune da un certo numero di anni o magari dalla nascita e quindi sufficientemente integrati è un passo avanti nel lungo cammino del suffragio universale. Inoltre sappiamo che in molti comuni di piccole dimensioni si fa sempre più fatica a trovare persone motivate ad assumere cariche pubbliche e allora l’estensione dei diritti politici ai domiciliati stranieri potrebbe contribuire a rivitalizzare la vita politica comunale come già accade in parecchie realtà locali per quella associativa. Come scrivo nel testo dell’iniziativa tutti i cittadini svizzeri e stranieri devono collaborare al raggiungimento del bene comune pagando i contributi e osservando le regole della convivenza civile. La partecipazione attiva alle scelte politiche del Comune nel quale si vive – tramite il voto o eleggendo i rappresentanti nelle istituzioni – potrebbe inoltre rafforzare l’integrazione dei cittadini stranieri che risiedono da tempo nel comune
La differenza essenziale tra questa iniziativa e la precedente respinta nel gennaio 2010 con 15 voti di scarto sta nel fatto che non si impone alcun obbligo ma si lascia ai singoli comuni la facoltà di concedere i diritti politici agli stranieri. Proprio nel 2010 del resto qualcuno tra gli oppositori meno intransigenti aveva avanzato l’idea che forse sarebbe stato meglio che ogni Comune potesse decidere in modo autonomo. Adesso la proposta c’è nel totale rispetto dell’autonomia comunale spesso invocata negli ambiti più disparati. I difensori dell’autonomia comunale dovrebbero sostenere questa iniziativa dimostrando fiducia verso la capacità dei comuni di saper decidere sull’opportunità o meno di allargare i diritti popolari. Ma soprattutto dimostrando un po’ di coraggio.
Perché dal messaggio governativo e dal rapporto di maggioranza traspare un certo timore di chissà quali sconquassi potrebbero derivare da questa piccola riforma. Si teme forse un assalto alla diligenza da parte dei nuovi votanti?
Laddove il diritto di voto e di eleggibilità è stato concesso non è successo niente la democrazia non ha perso anzi ha guadagnato qualcosa.

Messaggio e rapporto di maggioranza ribadiscono poi il principio per loro assoluto che il voto deve essere legato alla cittadinanza. Noi non condividiamo. A parte il fatto che le procedure di naturalizzazione diventano sempre più complesse tanto da scoraggiare parecchi candidati con le carte assolutamente in regola bisogna rispettare chi vorrebbe partecipare alla vita politica ma che come la signora olandese citata prima per un motivo o l’altro non è interessata all’acquisizione della cittadinanza svizzera.
In sostanza ai Comuni anche quelli più piccoli non si impone nulla ma viene offerta un’opportunità così da poter dare piena cittadinanza a chi già partecipa e collabora alla vita della comunità in altri ambiti. Un’opportunità soprattutto per i nuovi Comuni come il mio (Terre di Pedemonte) che in occasione della stesura del nuovo regolamento potranno decidere se approfittare o meno di questa possibilità. Così non adesso ma alla prossima scadenza del 2016 anche la signora olandese potrà dare il suo valido contributo al progetto comune.

In conclusione mi auguro che stavolta il Parlamento sappia dare un segnale di apertura e non si irrigidisca su timori e preconcetti ormai superati in altre parti della Svizzera.
Ringraziando la relatrice Greta Gysin invito a sostenere il rapporto di minoranza.

Francesco Cavalli 18 dicembre 2012

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