Incidente al Gottardo per mancata innovazione

Da oltre un quarto di secolo la tecnologia microelettronica offre sensori ormai largamente diffusi nelle automobili. Componenti elettroniche che hanno contribuito ad aumentare di molto l’efficienza dei motori, ma soprattutto in ABS, ESP, o airbag, la sicurezza riducendo il numero di incidenti, ferimenti e decessi. In particolare gli accelerometri microelettronici hanno permesso la dotazione di serie dell’airbag in tutte le classi di automobili, per rapporto ai costosi accelerometri meccanici utilizzati nei primi airbag. Accelerometri integrati a microcalcolatori che distinguono la scossa generata da una buca o lo sbattere una portiera da un impatto da incidente e azionano in pochi millisecondi l’airbag. In questo quarto di secolo invece i carri ferroviari merci, a parte il risanamento fonico, sono rimasti al palo senza alcun elemento elettronico, carri ancora fatti di solo ferro e acciaio, che si accoppiano ancora manualmente con l’ultracentenario gancio a vite. Solo i carri per merci pericolose dispongono di un dispositivo di sicurezza meccanico, una massa che se oscilla oltre un limite agisce sul circuito pneumatico e attiva la frenata del convoglio. A fermare l’innovazione sui carri ha contribuito la riforma delle ferrovie nel 1999 che, su spinta UE, ha liberalizzato il settore merci imponendo l’autofinanziamento e l’apertura dei binari alla concorrenza. Obbligo di pareggio dei conti e nel contempo pressione sui prezzi e riduzione dei margini con conseguenti continue ristrutturazioni per FFS Cargo, ricordo l’intento di chiudere le Officine di Bellinzona. Si tagliava e non si poteva innovare. Il disastroso danno alla canna ovest del Gottardo è stato causato da una ruota rotta di un carro che, invece di girare sul binario, correva sulle traversine distruggendole su un tratto di 7 km, 50 al secondo! Una distruzione da martello pneumatico che un moderno sensore sul carro avrebbe rilevato in meno di un secondo arrestando il treno evitando l’enorme danno alla galleria. Facciamo circolare carri merci ante digitalizzazione per logiche di libero mercato in modernissime gallerie frutto dell’alto livello innovativo dell’ingegneria civile svizzera. Nel frattempo anche l’UE ha capito che la ferrovia può contribuire maggiormente al trasporto merci e tramite l’European DAC Delivery Programme introdurrà l’Accoppiamento Automatico AC al posto dell’antiquato gancio a vite permettendo di snellire la preparazione dei treni merci, e nella successiva versione l’Accoppiamento Automatico Digitale DAC con cavo elettrico che permetterà di monitorare i carri dalla locomotiva e fermare immediatamente un treno con un carro deragliato. La tecnologia c’è già, è usata da tempo sui treni passeggeri, in Svizzera è in corso una sperimentazione dell’AC sui treni merci. Quest’anno dovrebbe arrivare il messaggio del Consiglio federale per finanziare l’installazione dell’AC su tutti i carri merci rendendo il traffico merci a carri completi isolati più competitivo e in futuro con il DAC ancor più sicuro (va detto che già ora la ferrovia e più sicura che la strada).

Articolo di Bruno Storni apparso sul Corriere del Ticino il 10 gennaio

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