Illetteratismo, in Ticino il problema c’è

Viene da lontano ritenere la cultura qualcosa di inutile. Se a inizio Novecento i poeti dichiaravano di sentirsi inutili e di vergognarsi di essere poeti, non moltissimi anni fa il senatore repubblicano dell’Alabama Jefferson Beauregard Session III poneva domande retoriche all’allora presidentessa in carica dell’Ente nazionale delle discipline umanistiche lasciando intendere quanto queste discipline fossero dispendiose e superflue. In altre parole: i dollari (o i franchi) investiti nella cultura deruberebbero i cittadini facendo ingrassare una parte della società di cui non cale quasi più a nessuno.

Ci sarebbero tante risposte da poter dare a chi si fa portavoce di questa prospettiva, ma oggi ho deciso di rispondere con un problema serio, molto serio. L’illetteratismo, o analfabetismo funzionale. Anni fa mi trovavo nel mio lavoro di docente alle prese con una classe difficile composta da studenti provenienti da un milieu non privilegiato e mostrai loro un film francese, “Il professore cambia scuola”, per far capire loro che l’istruzione e la cultura, al posto di essere nemici cui far la guerra, erano lo strumento atto a emanciparli e garantire loro un futuro e un riscatto sociale. Uno strumento potentissimo, quello fornito dalla scuola pubblica, bene fra i più importanti per evitare la marginalizzazione di ampie porzioni della società. Nonostante la scuola, nonostante gli sforzi messi in atto, oggi non solo in Svizzera, siamo alle prese con un problema dilagante: quello dell’illetteratismo, che coinvolge una fascia non proprio piccola della popolazione – e non solo i migranti, come si potrebbe pensare – e che nei casi più gravi rende complesso, se non impossibile, a chi ne è colpito di capire i documenti più semplici, dalle istruzioni per il nuovo elettrodomestico acquistato ai moduli e i formulari per accedere ai servizi. Nella Svizzera italiana si stima che l’illetteratismo riguardi 40mila persone; una persona su 6 ha difficoltà a leggere e scrivere. Un numero da non sottovalutare, altissimo, cui forse non facciamo caso perché tante di queste persone sono invisibili (o non le vogliamo vedere). L’illetteratismo, che non riguarda solo l’italiano ma anche la matematica e l’informatica, crea disparità sociali, frustrazione, infelicità, senso di inadeguatezza e disoccupazione. Questa è la lotta che conduce sul territorio un’associazione importante come l’“Associazione Leggere e scrivere”, con sede a Bellinzona e attiva sul territorio attraverso modalità e canali diversi per lottare contro i problemi legati alle competenze più grandi. Se vogliamo essere più forti e combattere discriminazioni, disoccupazione, assistenza e emarginazione, bisogna puntare su una cultura partecipativa, che sappia includere tutte e tutti in un progetto di cittadinanza esteso.

Articolo di Laura Di Corcia apparso su laRegione del 13 ottobre 2023

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