Il ricordo di un grande amico e compagno

Marco Krähenbühl è stato un architetto, un pianificatore, un politico che ha lottato durante tutta la sua vita per creare le condizioni che permettessero a ogni persona di poter vivere nel modo migliore il proprio rapporto con il paese dove abita, con il territorio, con il quartiere, con la sua abitazione. Dopo aver ottenuto il diploma di architetto al Poli di Zurigo nel 1966 (suoi professori di progettazione furono insigni architetti come Paul Waltensphül e Dolf Schnebli), studiò urbanistica al Poli di Milano e all’Orl di Zurigo. Collaborò dapprima con Luigi Nessi, poi aprì uno studio con Tino Bomio nella mitica casa di Flora Ruchat a Riva S. Vitale. Nel 1975 partecipò a una mostra al Poli di Zurigo denominata Tendenzen, dove erano esposte le opere di numerosi, innovativi, giovani architetti ticinesi. Fu anche membro di diverse commissioni cantonali e federali. Successivamente fonderà a Lugano lo studio di pianificazione “Studi Associati Sa” con Giovanni Buzzi, Stefano Wagner e altri.

Negli anni Sessanta il problema di salvare il territorio dagli effetti devastanti della speculazione fondiaria diventò di grande attualità anche in Ticino. Con il Messaggio 1184 del 3 febbraio 1964 il Consiglio di Stato, per iniziativa del direttore del Dipartimento costruzioni on. Franco

Zorzi, propose un progetto di legge urbanistica per ottenere (citazione dal Messaggio) “una organizzazione razionale del territorio, uno sviluppo armonico delle singole località” e un “valido mezzo di promozione sociale e di sviluppo economico”. Allo scopo di organizzare un ufficio cantonale per la pianificazione, Franco Zorzi chiederà la collaborazione proprio di Marco Krähenbühl, che conosceva da quando erano entrambi membri degli scout. Tuttavia, il progetto di legge urbanistica mal si adattava alla tendenza dominante nel nostro cantone. Una tendenza che l’ex consigliere di Stato Luigi Pedrazzini ha sintetizzato recentemente con queste parole: “Siamo un Paese che è troppo accondiscendente verso atteggiamenti facilmente redditizi… (per cui) siamo a rischio di abbassare il livello etico dei nostri comportamenti quando vediamo dei grandi profitti”. La possibilità di grandi profitti molti ticinesi la vedevano soprattutto nell’acquisto di terreni agricoli da rendere edificabili per poi rivenderli, spesso a stranieri, a prezzi stellari. Un guadagno che veniva ripartito tra lo speculatore e l’intermediario tra acquirente e venditore, spesso un avvocato locale.

Purtroppo, l’on. Franco Zorzi morì in un incidente di montagna nel 1964 e tutto lo scenario che si reggeva in buona parte sul suo carisma, crollò. Come crollò la legge urbanistica di fronte al voto popolare: senza una guida credibile il popolo preferì un disordine dal quale sperava di trarre qualche profitto a un ordine dal quale temeva di restare escluso. Allora chi si ostinava a cercare di proseguire su quella strada riformista e modernizzatrice venne radiato dal mondo economico con il “Berufsverbot”. Tra costoro Marco Krähenbühl, che, incurante delle conseguenze per la sua carriera professionale continuò a lottare con rigore radicale sia sul piano professionale, sia sul piano politico come membro della direzione del Psa e come membro del Gran Consiglio, dove rimase dal 1971 fino al 1987. Questa coerenza, questo rigore etico gli costarono cari quando venne introdotto ufficialmente il Berufsverbot. Ciononostante, Marco Krähenbühl continuò, senza “abbassare il suo livello etico”, a privilegiare il Bene comune rispetto all’interesse personale. Nel suo impegno ebbe sempre al fianco la moglie Nicla che nell’87, quando Marco si ritirò dalla politica nelle istituzioni, prese il suo posto in Gran Consiglio.

Quella natura che aveva sempre cercato di proteggere lo compensò regalandogli dei bellissimi momenti sugli sci nelle escursioni fuori pista di capanna in capanna e nelle nuotate nei fiumi, nei laghi e nel mare dove si muoveva leggero, senza sollevare uno spruzzo d’acqua. La neve immacolata delle nostre cime e l’acqua cristallina del mare, accanto agli affetti familiari e agli amici gli davano la forza per le sue molte battaglie di giustizia e di civiltà.

Articolo di Pietro Martinelli, già consigliere di Stato, pubblicato su laRegione del 23 gennaio

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