Il PSS lancia il referendum contro l’abolizione della tassa di bollo: NO a più privilegi fiscali per le grandi imprese!

La fine della pandemia si intravvede appena e già i più grandi approfittatori della crisi stanno saccheggiando le casse dello Stato: la maggioranza di destra del Parlamento e del Consiglio federale vuole abolire gradualmente la tassa di bollo, regalando così miliardi al settore finanziario e alle grandi imprese. Ancora una volta, saranno le lavoratrici e i lavoratori dipendenti e le piccole e medie imprese a pagarne il prezzo. Il Parlamento ha approvato oggi l’abolizione della prima tranche: ossia la soppressione della tassa d’emissione sul capitale proprio. Il Partito Socialista Svizzero (PS Svizzero) lancia un referendum per opporsi a questa prima tappa. L’abolizione dell’imposta di bollo rappresenta infatti solo la punta dell’iceberg. Ulteriori privilegi fiscali per le grandi imprese e i ricchi sono già in programma.

«I 250 milioni di franchi all’anno della tassa di emissione sono solo l’inizio di nuovi privilegi fiscali previsti per le grandi imprese» dice Cédric Wermuth, copresidente del PS Svizzero. «In totale, l’abolizione completa della tassa di bollo lascerebbe un buco di 2,2 miliardi di franchi nelle casse dello Stato – e questo ogni anno. Di conseguenza, toccherebbe alle cittadine e ai cittadini colmare questo ammanco. Ecco perché il PSS lancia questo referendum».
 
La Svizzera ha speso – giustamente – 30 miliardi di franchi per la gestione della crisi. Non si possono tollerare ulteriori perdite fiscali a favore di grandi imprese e delle società finanziarie. Il Dipartimento delle finanze e la maggioranza della destra faranno di tutto per rimborsare il debito del coronavirus il più rapidamente possibile. Faranno credere alla popolazione di dover stringere la cinghia per farlo. «E contemporaneamente, la piazza finanziaria e le imprese non si assumono le loro responsabilità e prendono qualche miliardo dalle casse dello Stato», completa Cédric Wermuth. «Questo è semplicemente scandaloso».
 
Sono le persone sbagliate a beneficiarne: le grandi aziende e non le PMI
Già nel 2005, l’allora Consigliere federale PLR Hans-Rudolf Merz – che era tutt’altro che di sinistra – aveva dovuto ammettere che le persone sbagliate avrebbero beneficiato dell’abolizione della tassa d’emissione sul capitale proprio: «I beneficiari sarebbero soprattutto le multinazionali, le banche, le assicurazioni e le holding, ma non le PMI . Come misura per promuovere la competitività e la capacità innovativa delle PMI, la proposta di abolizione parziale della tassa sulle emissioni non è efficace». «Le PMI beneficiano già di fatto del limite di dell’esenzione dalla tassa di bollo che è stato aumentato da 250’000 a 1 milione di franchi. Cambiamento ottenuto anche grazie al sostegno del PS».

L’imposta di bollo è la punta dell’iceberg
Ciò che è infido è che l’abolizione della tassa di bollo è solo la punta dell’iceberg. I partiti borghesi progettano di concedere ulteriori regali fiscali miliardari alle grandi imprese e alle persone più ricche come ad esempio: la riforma dell’imposta preventiva (perdite annuali: 185 milioni di franchi, perdite una tantum: 1 miliardo di franchi), l’abolizione dei dazi doganali sui prodotti industriali (570 milioni di franchi all’anno), l’abolizione del valore locativo (da 500 milioni a 1,5 miliardi di franchi all’anno), la deduzione fiscale per i premi di assicurazione malattia (300 milioni di franchi all’anno). Ecco perché intendiamo combattere con questo referendum l’abolizione della tassa di bollo e contrastare così fin da subito un progetto molto più ampio.
 
In breve: ancora una volta, i partiti borghesi e le lobby delle grandi imprese vogliono concedere delle agevolazioni fiscali alle grandi aziende e ai detentori di grandi capitali. Così facendo si chiede una volta di più alle piccole e medie imprese e alle persone con redditi medi e bassi di pagare il conto. Ma questo non è che l’inizio della tattica del salame: altri privilegi fiscali per le grandi imprese e per i ricchi sono già in programma. Dobbiamo porre fine immediatamente a questi progetti non solidali di riduzione delle imposte!
 
Riassumendo:
 
Ne approfitteranno le persone sbagliate: la tassa di bollo è versata principalmente dalle grandi imprese e dalle società finanziarie. Queste ultime in Svizzera godono di già di un’imposizione fiscale molto bassa. Per decenni, le imposte per le aziende sono diminuite, mentre quelle per le persone che lavorano sono aumentate.
 
Saremo noi a pagare il conto di questa riforma: se improvvisamente vengono a mancare 250 milioni di franchi di entrate fiscali, ci sono solo due opzioni per compensare questa perdita: o qualcun altro riempie il buco nelle casse federali – ossia tutti noi, attraverso imposte sul reddito più alte – o lo Stato risparmierà sulle sue prestazioni e sui suoi servizi.
 
L’abolizione della tassa d’emissione sul capitale proprio è solo l’inizio della tattica del salame dei partiti borghesi: già all’epoca della Legge sulla Riforma III dell’imposizione delle imprese, la destra voleva favorire in maniera massiccia le grandi imprese e gli azionisti, legge che è poi stata affossata da una grande maggioranza della popolazione alle urne. Ora vogliono semplicemente riprovarci e introdurre le stesse misure poco per volta.
 
Le grandi imprese, soprattutto quelle del settore finanziario, sono già poco tassate: a differenza della Francia o dell’Italia, la Svizzera non ha un’imposta sulle transazioni finanziarie. I servizi finanziari sono generalmente esenti da IVA e, a differenza della Germania per esempio, non esiste una tassa sugli utili da capitale.
 
La concorrenza deleteria per quello che concerne la riduzione delle imposte è ulteriormente aumentata: la competizione che imperversa da decenni e che vuole offrire imposte vantaggiose alle imprese ci danneggia tutti. Da un lato, a livello nazionale, perché sono le lavoratrici e i lavoratori che devono compensare le perdite finanziarie, dall’altro su scala globale, perché sono proprio i paesi del Sud ad essere privati delle entrate fiscali; le loro ditte si spostano infatti nei paradisi fiscali del Nord.

 
 

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