Il Ps: ‘Lista unica verso l’accordo. Due posti noi, due i Verdi’

 

I copresidenti Riget e Sirica sui passi in avanti nelle trattative: ‘Un nome forte per partito su cui puntare, e uno d’accompagnamento. Uniti sui temi’

Due posti al Partito socialista, due posti ai Verdi e il quinto che andrà a un altro partito dell’area progressista che eventualmente entrerà a far parte della lista rossoverde per il Consiglio di Stato alle prossime cantonali, o a un esponente della società civile. È questo «l’accordo di massima, anche sui temi» che hanno raggiunto Ps ed ecologisti nelle settimane di trattative che hanno fatto seguito al mandato ricevuto dai rispettivi comitati cantonali. Settimane, in casa socialista, anche di chat interne, di ‘correntismo’, di brace alimentata fino a diventare la scintilla della mozione firmata dal vicepresidente Evaristo Roncelli assieme a Matteo Muschietti e Lauro Degiorgi che chiedeva perentoria: tre posti al Ps, due ai Verdi e una conferenza cantonale di discussione aperta a tutti gli iscritti con una puntura velenosa dello stesso Roncelli rilasciata al nostro giornale: “È la direzione del partito a dover essere a servizio della base, non viceversa”. A colloquio con ‘laRegione’, i copresidenti socialisti Laura Riget e Fabrizio Sirica spiegano come questo progetto d’area stia sempre più prendendo forma «a livello di composizione e soprattutto a livello di temi e obiettivi» e, pur mostrandosi «apertissimi al dialogo» sottolineano: «La divisione dei posti 2+2+1 è la migliore anche per noi».

Come siete arrivati a questa decisione e a questo accordo di massima con i Verdi?

Sirica: Constatando che la composizione di questa lista non deve essere una questione di calcolatrici, ma di cuore e visione. Con tutto quello che ci aspetta a livello di crisi sociale e ambientale rischiare di far saltare qualcosa per un posto in lista sarebbe miope, autolesionista e strategicamente suicida.

 

Addirittura?

Sirica: Sì, per noi è un aspetto fondamentale anche in chiave strategica. Se come Ps abbiamo tre posti, questo si tradurrebbe in almeno due candidature forti che si farebbero la lotta e rischieremmo di perdere il seggio. Il nostro obiettivo come direzione è avere un nome forte, rappresentativo e che unisca il partito su cui puntare e un secondo nome di accompagnamento, un giovane. Perché ce lo ha chiesto la Gioventù socialista, e perché nella nostra strategia il rinnovamento è fondamentale. Anche in ottica Gran Consiglio.

Due socialisti, due verdi… il quinto nome?

Riget: In queste settimane assieme ai Verdi stiamo incontrando altre forze progressiste, ma con loro le discussioni sono a uno stato molto preliminare. Al momento non sappiamo ancora se ci saranno altri partner nell’alleanza, è quindi difficile dirlo. Potrebbe essere di un altro partito progressista, o della società civile, del mondo sindacale o associazionistico che rappresenti l’area senza essere legato a uno dei due partiti.

Con un elefante nella stanza: la possibilità o meno che il vostro consigliere di Stato uscente, Manuele Bertoli, decida di chiedere al congresso la deroga per un’altra candidatura. Ed è lo stesso Bertoli a non aver ancora ufficialmente preso una decisione.

Sirica: La cosa fondamentale da dire è che con Bertoli le cose sono chiarissime, farà quello che insieme riterremo più opportuno. Non ci preoccupa assolutamente. Anzi, ha un ruolo fondamentale nel documento che stiamo preparando da discutere a settembre sulla nostra strategia di un’unica candidatura forte. Siamo compatti con il nostro consigliere di Stato uscente.

Quindi se Bertoli decidesse di chiedere e ottenesse la deroga avrebbe con sé tutta la direzione e il partito? Sarebbe lui il nome forte?

Sirica: Se Bertoli prendesse questa decisione sarebbe in accordo con la direzione.

C’è un doppio filo che collega Bellinzona a Berna. Un nome su cui molti nel vostro partito punterebbero è quello della consigliera agli Stati Marina Carobbio. E Bertoli, viceversa, sarebbe un nome spendibile per la corsa alla Camera alta.

Riget: Carobbio ha detto più volte che le piace molto Berna, ma che allo stesso tempo ci sono diverse persone che la sollecitano, le dicono che sarebbe importante la sua candidatura al governo e ci sta riflettendo. Al momento non ha ancora preso una decisione. Se dovesse fare questa scelta e il Ps decidesse di puntare su di lei, sarebbe comunque prematuro pensare ora a cosa fare per le Federali. Certo, all’interno del partito persone con un’esperienza politica tale da poter andare agli Stati non sono tante e Bertoli potrebbe essere un nome interessante.

Detto di composizione e nomi, un’altra (velata) accusa a voi rivolta è di essere un po’ dirigisti. Come replicate?

Riget: Questa mozione ci ha sorpresi molto, soprattutto perché ne siamo venuti a conoscenza dalla stampa. E quella di dirigismo è un’accusa che non capisco assolutamente. Abbiamo fatto una discussione che è durata diverse ore a giugno, il mandato di trattare per una lista progressista unitaria è stato approvato all’unanimità, è previsto un secondo momento di discussione a settembre in cui si presentano i risultati delle trattative con le proposte concrete, poi la terza tappa a novembre con il congresso. Non mi pare assolutamente si sia dato poco spazio a questa discussione che è fondamentale per il futuro del partito.

Sirica: Anche io non sono d’accordo con la tesi che non siamo aperti al dialogo. Abbiamo scritto a tutte le sezioni dicendo di essere disponibili tutta l’estate a discutere, gli unici feedback ricevuti sono di andare avanti su questa strada. Vedremo quanto sarà rappresentativa questa raccolta firme, non ci fa paura un passaggio interno in più perché è tutta democrazia e va bene così.

Riget: In questo caso specifico saremmo stati aperti a fare un dibattito più approfondito in sede di Comitato cantonale, ma le voci critiche che adesso propongono il 3+2 non si sono fatte sentire prima del comitato di giugno quindi per noi non era possibile prevedere un dibattito o una votazione concreta oltre a quanto avvenuto.

Sirica: E ancora sul fatto che non coinvolgiamo… io e Laura abbiamo integrato il più possibile tutte le correnti del partito nella direzione, Evaristo Roncelli è vicepresidente del Ps, lo rimarrà ed è importante. A noi va benissimo che ci siano democrazia interna e dibattito, ma ricordandosi sempre che bisogna farlo per interessi non particolari o personali, ma generali e del partito. A volte può venire il dubbio che non sia così.

Il bacino d’area può autorizzarvi a credere nel raddoppio. Quanto ci credete?

Sirica: Ci crediamo, è difficile ma come lo è stato far eleggere Carobbio alla Camera dei Cantoni. Non è utopico pensare al raddoppio.

Riget: E per farcela sarà necessario avere una forte candidatura socialista e una forte candidatura verde.

Venendo ai temi. Già dalle scorse Federali avete iniziato un percorso unitario. A livello cantonale quali sono state le convergenze e su quali binari hanno poggiato?

Sirica: La linea intrapresa alle Federali ha mostrato nel tempo il valore della collaborazione, che abbiamo iniziato a rafforzare anche a livello cantonale. L’ottica è quella di trattare i problemi cercando di tenere sempre inscindibilmente insieme sia la questione della giustizia sociale che quella della sostenibilità ambientale. A livello cantonale durante l’ultimo anno abbiamo raccolto insieme le firme per il salario minimo, non andando in conflitto con la vecchia iniziativa dei Verdi ma completandola col loro consenso. Sulla visione delle finanze dello Stato abbiamo fatto una discussione importante che ha portato a una campagna referendaria congiunta contro il decreto Morisoli. Questa l’abbiamo persa, ma abbiamo comunque raggiunto quasi il 40% dei voti con un fronte fondamentalmente solo rossoverde. Mentre sulla scuola in Gran Consiglio anche loro hanno sostenuto la proposta di abolizione dei livelli. Sulle questioni importanti di legislatura dunque siamo stati uniti, e su quelle di fine legislatura pure. Alle prossime votazioni il popolo si esprimerà sul rapporto in merito all’imposta di circolazione che abbiamo redatto insieme.

Quali sono invece le proposte per il futuro?

Sirica: Stiamo preparando una piattaforma di governo insieme. I ragionamenti vanno da come tutelare al meglio il territorio e l’ambiente dagli interessi particolari, a come rafforzare in ottica generale il ruolo dello Stato e garantire un servizio pubblico di qualità. Nel concreto stiamo ad esempio lavorando come Ps a un dossier sull’inflazione e sul potere d’acquisto del ceto medio e a breve arriveremo con delle proposte. Questa è la preoccupazione più importante che abbiamo per l’autunno, assieme a quella dell’approvvigionamento energetico che sarà un tema fondamentale in inverno.

Riget: Un’altra proposta su cui stiamo lavorando insieme riguarda l’ambito dell’innovazione. Nello specifico vorremmo favorire la transizione energetica tramite aiuti statali a determinate aziende che si dimostrano virtuose anche a livello contrattuale e salariale. L’idea è che lo Stato veicoli una visione dell’economia sostenibile agendo al contempo contro la crisi ambientale.

Oggi, in un cantone che tradizionalmente guarda più a destra, come difendete la bontà delle vostre proposte? Vedete barlumi dal fatto che a livello europeo si assista a un certo ritorno della sinistra?

Riget: La pandemia ha mostrato in maniera chiara, così come sta facendo l’emergenza climatica, che i problemi bisogna affrontarli in maniera collettiva e solidale, e che lo Stato deve avere un ruolo principale nel proporre soluzioni. Questo è ciò che ci differenzia completamente come mondo progressista dalla destra, in cui includiamo anche Plr e Centro/Ppd.

Sirica: Rispetto al mondo del lavoro, Udc e soprattutto Lega dopo il caso TiSin non hanno più alcuna credibilità. Si è visto il vero volto di chi usa i frontalieri come capro espiatorio e al contempo vuole tenerli qui sottopagandoli. A loro non sono rimaste più frecce nell’arco, solo promesse non mantenute come quella inapplicabile di ‘Prima i nostri’. A livello di politica economica il Plr negli ultimi decenni ha fatto dei grandi disastri. Qual è stato l’impatto della fashion valley, il grande progetto economico su cui si è cercato di costruire il Ticino in contemporanea alla débâcle bancaria? Ha portato interessi solo a pochi, ha lasciato un territorio usurpato e un valore per nulla aggiunto nel mondo del lavoro. Da parte del Ppd grandi progetti non se ne vedono. Palesemente le risposte della destra non hanno funzionato, si testino dunque quelle di sinistra. Anche oltre i nostri confini l’austerità ha dimostrato che ha fatto moltissimo male e addirittura l’Europa per uscire dalla crisi del Covid ha attuato un processo “di più Stato”, con riforme e accompagnamento ecologico.

Ultimamente citate spesso il ceto medio e le aziende. Non avete forse un po’ perso di vista le classi meno abbienti e le persone con un passato migratorio, che magari non votano ma rappresentano buona parte della popolazione del Ticino? Avete cambiato target?

Riget: L’attenzione verso le fasce più fragili della nostra società resta uno dei punti programmatici centrali che vogliamo portare avanti insieme ai Verdi. L’iniziativa sul salario minimo vuole aiutare proprio questa fascia di persone. Anche sul tema dei migranti, per esempio legati alla guerra in Ucraina, abbiamo fatto diversi atti parlamentari. C’è pure tutta la questione dei permessi.

Sirica: Noi ci riteniamo il partito della socialità, quello più attento di tutti al bisogno delle persone che fanno più fatica. Non abbiamo senso se non difendiamo gli ultimi. Ma dobbiamo avere anche un occhio di riguardo per le piccole e medie imprese che si riconoscono sempre meno nelle forze liberali che con gli sgravi fanno sempre più gli interessi delle grandi aziende. Per loro è molto più utile un sostegno alla transizione energetica e che l’innovazione tocchi anche loro. Oggi anche questo è compito nostro, più di prima. Pure il ceto medio è da sostenere perché le disuguaglianze stanno aumentando e toccando sempre più anche questa fascia che si impoverirà nei prossimi anni.

Intervista pubblicata su LaRegione del 21 luglio 2022

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