Era il 2016 quando la popolazione ticinese veniva chiamata al voto per una modifica della legge sugli orari dei negozi e io prendevo posizione contro quella modifica con un articoletto intitolato “Non è solo mezz’ora”. Contributo che rimane attuale anche in vista della prossima votazione del 18 giugno e relativa all’ennesima Modifica della legge sull’apertura dei negozi.
Non solo io, ma tutti coloro che erano contrari a quella modifica mettevano l’accento sul fatto che si sarebbe trattato di un primo passo percorso lungo un cammino la cui destinazione è la liberalizzazione completa degli orari dei negozi: un primo boccone avvelenato offerto con la classica tattica del salame!
Dopo pochi anni dall’entrata in vigore di quella modifica, ecco che oggi la Destra al servizio delle grandi catene di distribuzione ci propina un’ulteriore ampliamento degli orari di apertura dei negozi. A pagarne le spese saranno ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori del settore delle vendite, quelle stesse persone da tutti osannate come eroine durante i difficili momenti del lockdown legato alla recente crisi sanitaria. Persone che non hanno mai smesso di lavorare per garantire a tutti noi l’approvvigionamento dei beni essenziali. Commesse e commessi che non trarranno nessun beneficio da una maggiore apertura dei negozi, ma che si vedranno frammentare ancora di più il proprio orario di lavoro con turni sempre più irregolari che impediscono una reale conciliazione tra lavoro e famiglia.
A pagarne le spese saranno anche i piccoli commerci che sempre più rischiano di essere schiacciati dalla grande distribuzione. Infatti una delle modifiche legislative oggi in votazione riguarda la superficie dei negozi che potranno beneficiare delle deroghe di legge previste la domenica per le località turistiche (80 comuni su 106!): dagli attuali 200 metri quadrati si potrà passare a 400.
Liberalizzare gli orari di apertura non è una buona soluzione per nessuno. Di sicuro non porta a un aumento del personale impiegato, anzi! È recentissima, per esempio, la notizia che in Ticino Manor ha deciso di licenziare una dozzina di impiegati. Non ne beneficeranno nemmeno i clienti che non se ne fanno nulla di negozi sempre più aperti se gli stipendi restano al palo e i soldi da spendere mancano ogni giorno!
Per far fronte alla crisi che stiamo attraversando, sono bel altre le necessità: aumentare il potere d’acquisto, ridurre il peso dei premi di cassa malati, fermare il continuo aumento delle pigioni., solo per citarne alcuni.
Ero contrario nel 2016 e lo sono ancora oggi. Non ci serve una società che consuma e spende 24 ore al giorno 7 giorni su 7. Vi invito, quindi, a votare NO alla Modifica della legge sull’apertura dei negozi.
Articolo di Adriano Venuti, vicepresidente PS Ticino, pubblicato su tio, 18 maggio 2023