Il 15 giugno alle urne: due SÌ utili a tutti

C’è un filo che lega i due temi su cui voteremo il 15 giugno: si tratta di proposte che apparentemente riguardano solo una parte di territorio o di società. Chi non vive o non frequenta la stazione di Locarno potrebbe liquidare il nodo intermodale come una questione regionale. Sull’iniziativa per cure sociosanitarie di qualità si potrebbe pensare che riguarda solo una fetta di lavoratrici e lavoratori. Niente di più sbagliato. Anche gli argomenti dei fronti contrari sono legati da un filo, in entrambi i casi si dice: non siamo contrari al principio, ma non così.

A Locarno la situazione della zona della stazione è caotica, con mescolanza di passaggi di pedoni, autobus, automobili, biciclette.

Basta andare in un momento di punta per rendersi conto della pericolosità,con autobus che fanno manovre, pedoni che non sanno dove passare, biciclette costrette a gimcane. Il progetto di nodo intermodale mette ordine in tutto questo e dà a Locarno una struttura urbana e una porta d’accesso in linea con gli altri progetti già realizzati nel cantone. Chi si oppone utilizza fotografie realizzate con l’intelligenza artificiale (dove uno dei due termini è superfluo) per affermare che il traffico degli autobus deturperà Via Cattori e un lungolago, oggi tra l’altro occupato da posteggi a go go. Gli interessi di bottega e le piccole consorterie politiche locali vorrebbero un altro progetto, ciò che significherebbe dieci anni di ritardo e la perdita dei contributi federali.

Scenario simile per l’Iniziativa per cure sociosanitarie di qualità. Non si contesta il principio, ma il modo. Musica simile e più volte sentita: non c’è bisogno di un intervento, ci pensiamo noi con quello che già stiamo facendo,non disturbate il manovratore. E via con le argomentazioni classiche: nuova burocrazia, leggi già in corso di discussione, regole generali che si applicano a settori molto differenti uno dall’altro. Come se stabilire principi validi per tutti – da applicare poi con le logiche differenze – in un settore delicato e di fronte a un evidente pressione sul personale, che rischia di ridurre la qualità delle cure, fosse un male. È il contrario, perché tutelare personale e pazienti con un quadro chiaro è un passo decisivo per un sistema di cure efficace. Gli avversari dell’iniziativa hanno addirittura argomentato che la raccolta delle firme è stata facilitata dall’emotività della pandemia. Come dire che oggi quelle firme non sarebbero state raccolte così facilmente.

Provate a spiegarlo a infermiere e infermieri, personale delle case per anziani o degli asili nido, che vivono turni sempre più pesanti e pressione quotidiana sul lavoro. Una stazione ben organizzata e strutturata a misura di tutti e personale socio-sanitario e socio-educativo sono nell’interesse della società intera e quindi due «sì» il 15 giugno sono un ottimo investimento per l’oggi e il domani di questo cantone.

Articolo di Maurizio Canetta apparso sul Corriere del Ticino il 2 giugno

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