Ieri come oggi per una vera equità fiscale

Il cittadino comune, qual io sono, ha qualche difficoltà non marginale a capire il complesso funzionamento della politica fiscale della nostra Confederazione e in caso di votazione popolare non può certo fare a meno di consultare le spiegazioni del Consiglio federale. Anche la modifica della legge sulla tassa di bollo necessita di queste spiegazioni per capire di che cosa si tratta e quali siano le conseguenze di tale modifica chiesta al popolo.

In rapida sintesi la tassa sulle emissioni riguarda solo una delle tre tasse di bollo vigenti, ovvero quella che tocca le acquisizioni sul mercato finanziario di capitale proprio, prevedendo comunque una franchigia di un milione di franchi ed escludendo totalmente le imprese di pubblica utilità e di trasporto, se il capitale proprio è pubblico, nonché, nei fatti, la stragrande maggioranza delle Piccole e medie industrie (Pmi).

Con la modifica della legge la Confederazione non incasserà più in media 250 milioni di franchi all’anno, ma secondo il parere del Consiglio federale, le imprese sarebbero così sgravate: avrebbero meno costi e potrebbero investire più denaro. L’argomento, significativamente costruito al condizionale e costantemente ripetuto a ogni confronto politico di tale natura, è ben conosciuto, molto meno quello dell’origine e della motivazione di questa specifica misura fiscale. All’evidente lacuna ci soccorre la testimonianza di Rudolf Strahm, pubblicata il 25 gennaio 2022 su Tagesanzeiger. Strahm che fu politico attivo nel Pss e membro della Commissione dell’economia e dei tributi (Cet) nel 1993, ci narra che in quell’anno, dopo un travaglio di ben 4 votazioni popolari, fu accettata dal popolo la Imposta sul valore aggiunto. L’Iva, come tutti sappiamo, è una tassa che si applica alla produzione a più livelli e che viene pagata in totale dal consumatore. Interessa tutti, poveri e ricchi, ma con lo stesso peso ed esclude tuttora il settore finanziario. C’erano quindi tutti gli elementi per ulteriori rifiuti, non essendo una riforma sociale né popolare, se non fosse intervenuto il compromesso in parlamento federale sulla tassazione del settore finanziario. Questa specifica tassa di bollo esiste da allora, come in pochi Paesi europei si dice, ma in Svizzera e non altrove c’erano 29 anni fa tutte le condizioni politiche e di equità fiscale per giustificarla e oggi per mantenerla.

Articolo di Marco Gianini, presidente PS Massagno, apparso su LaRegione l’8.2.2022

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