Greenpeace: Piano Energetico Cantonale lontano dalla sostenibilità

Greenpeace Ticino saluta con piacere la pubblicazione del Piano energetico cantonale (PEC) che finalmente può fungere da solida base di discussione sulla politica energetica ticinese. Greenpeace Ticino condivide le visioni complessive cui il PEC sembra orientarsi: società a 2’000 W e società a 1 tonnellata di CO2. Questi due valori riguardanti l’anergia e le emissioni di gas a effetto serra sono infatti considerati come i valori di riferimento per il raggiungimento della sostenibilità ambientale.
Purtroppo nessuno dei quattro scenari presentati dal PEC raggiunge questi valori entro il 2050. Gli scenari sono quindi nettamente insufficienti in particolare per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici soprattutto nel settore del traffico. Una maggiore attenzione verso l’afficienza e il risparmio energetico sono quindi assolutamente necessari.
Inoltre l’orizzonte temporale del PEC che mira a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità solo tra il 2100 e il 2150 è inadeguato visto che secondo l’iPCC dobbiamo ridurre le nostre emissioni del 80-90% entro il 2050.
Per una valutazione più oggettiva della distanza che ci separa dalla sostenibilità Greenpeace Ticino ritiene importante rivedere il calcolo delle emissioni. Infatti attualmente il PEC non considera le emissioni e i consumi effettuati all’astero per prodotti e servizi importati in Ticino come neppure le maggiori emissioni dovute alla vendita all’astero per motivi speculativi di energia “pulita” idroelettrica ticinese che ha per conseguenza l’importazione di un mix di energia “sporca” composta da nucleare e fossile.
l’uso dell’anergia nucleare è assolutamente da escludere dal PEC a medio e lungo termine essendo una fonte pericolosa non rinnovabile (e neppure riciclabile). Le riserve di uranio saranno esaurite in pochi anni se tutti i Paesi punterebbero sul nucleare come la Svizzera. Tutti i costi (assicurativi in caso d’incidente di ricerca che non è ancora conclusa di smaltimento e stoccaggio delle scorie) come pure le emissioni di CO2 (per quanto riguarda l’astrazione della materia prima come pure lo smaltimento e il deposito delle scorie) sono di gran lunga sottostimati e in gran parte scaricati sulla collettività e non sui prezzi finali della corrente. Le scorie radioattive sono un problema ancora irrisolto
a livello mondiale. Inoltre le significative emissioni radioattive nella produzione e il ritrattamento di combustibile nucleare (vedi chiari casi in Niger per la produzione di La Hague in Francia e Mayak in Russia per il ritrattamento) sono altamente dannose alla salute di persone ed ecosistemi.
Greenpeace Ticino sostiene la valorizzazione dell’anergia elettrica prodotta a livello cantonale. Nel contesto attuale è però assolutamente contrario all’ampliamento dei sistemi di pompaggio energeticamente inefficienti. Essi sarebbero accettabili solamente quale mezzo per immagazzinare energia elettrica rinnovabile prodotta in esubero (legata alla variabilità meteorologica) e quindi per il controllo intelligente della rete elettrica (smart grid). Il potenziamento dei sistemi di pompaggio va quindi vincolato alla gestione ottimale di migliaia di impianti di produzione ad energia solare ed eolica e non come oggi alla disponibilità di enormi quantità di corrente di banda prodotta con il nucleare e il carbone.