Fiscalità, dire no a un’idea sfrontata

Il Consiglio di Stato ha presentato l’anno scorso un messaggio per la «riconversione» della riduzione del moltiplicatore cantonale decisa nel 2019. Invece di una riduzione del 3% lineare delle imposte cantonali per tutti, il dossier poi uscito dal Gran Consiglio contiene alcune cose condivise ed alcune cose molto divisive.

La sinistra ha chiesto invano al Parlamento di scindere il pacchetto in due, facendo proseguire le cose condivise, ma la maggioranza ha detto no, perché sapeva che contro la parte impresentabile del provvedimento ci sarebbe stato un referendum promosso dalla sinistra e perché in questa evenienza le conveniva mettere la popolazione di fronte al ricatto «o tutto o niente», in modo da far passare anche le forzature.

La parte impresentabile del pacchetto fiscale consiste nella riduzione delle imposte cantonali e comunali di ben un quinto per i contribuenti ricchi e molto ricchi, i quali vedranno l’aliquota passare dal 15% del reddito imponibile al 12%. Per chi ha un reddito imponibile di un milione all’anno, quindi un reddito lordo di circa 100.000 franchi al mese, si tratta di passare da 270.000 franchi (imposte annue cantonali e comunali calcolate con moltiplicatore dell’80%) a 216.000 franchi, risparmiando 54.000 franchi. Certo questo tipo di contribuente paga molte imposte, ma quello che gli rimane per pagare il resto a prezzi uguali a quelli pagati dagli altri cittadini, cibo, vestiti, vacanze, cassa malati…, rimane comunque anche senza sgravio moltissimo, circa 85.000 franchi ogni mese.

Il regalo fiscale andrebbe a meno dell’1% dei contribuenti, mentre il 99% ne pagherebbe la fattura, in termini di tagli delle prestazioni pubbliche, parzialmente già decisi e parzialmente in arrivo con il Preventivo 2025, il quale sarà ancora una volta scritto sulla base del famigerato decreto Morisoli, quello che impone il risanamento dei conti solo con i tagli alla spesa. Si tratta di circa 17 milioni annui per il Cantone e di 14 milioni per i Comuni.

In tempi di potere d’acquisto stagnante o in diminuzione, nonché di tagli e rinunce sul fronte dei poteri pubblici, si vogliono abbassare, e non di poco, le imposte dei ricchi e molto ricchi facendone pagare la fattura a tutti gli altri.

La decenza e un minimo senso della giustizia chiedono di fermare questa decisione totalmente ideologica e squilibrata. Qualche migliaio di franchi in più o in meno alle casse pubbliche non cambia minimamente la vita di chi ha molto di più di quel che necessita per vivere bene o molto bene, mentre la riduzione delle prestazioni pubbliche incide in maniera ben più tangibile sulle moltissime persone che della collettività hanno bisogno, in termini di prestazioni o di servizi erogati dal Cantone o dai Comuni.

Non è questione di invidia dei ricchi, come ama dire la destra, ma solo di giustizia, equità, priorità e sfrontatezza

Articolo di Manuele Bertoli, già Consigliere di Stato pubblicato sul Corriere del Ticino del 7 maggio 2024

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