Finanze cantonali: basta con tagli lineari!

Sono state rese note le indicazioni date dal Consiglio di Stato ai funzionari dirigenti dell’Amministrazione cantonale per contenere le spese dello Stato. 14 sono le misure messe in campo che propongono tagli sul personale, su beni e servizi, su onorari e perizie, su nuove prestazioni. Il lungo elenco prevede quasi esclusivamente tagli lineari, cioè propone di utilizzare il peggior modo per risanare le finanze pubbliche, anche se certamente il più semplice. Concretamente ci andrà di mezzo la qualità dei servizi con un aumento delle tasse per le prestazioni erogate al Paese e con la mancata sostituzione del personale che va in pensione, cioè con una diminuzione della qualità dell’offerta anche in quei servizi e quelle prestazioni che avrebbero bisogno già oggi di più personale. E il taglio si applica anche alla scuola, dopo le tante declamazioni sull’importanza e centralità della scuola, della formazione, del sapere. Del resto anche il dirottamento dei fondi Swisslos su altri conti è molto problematico per il sapere, perché si tratta di fondi fin qui destinati soprattutto alla cultura, un settore in cui già oggi gli operatori vivono uno stato di allarmante precarietà. Saranno inoltre tagliati beni e servizi e anche qui ci andranno di mezzo le cittadine e i cittadini titolari o attivi nelle piccole e medie imprese ticinesi che forniscono queste prestazioni! E ci andranno di mezzo anche le fasce più fragili della popolazione. A preoccupare in tal senso sono le indicazioni che propongono tagli ai nuovi compiti per gli enti sussidiati tramite la revisione dei contratti di prestazione. Il che vuol dire colpire, tra gli altri, case anziani e istituti per invalidi, cioè le persone davvero più fragili e il personale che di queste persone si occupa, personale già sottoposto a condizioni di lavoro difficili.

Quante volte abbiamo ricordato, come socialisti, che il principio della parsimonia, non solo nelle uscite ma anche nelle entrate, imponeva che prima di proporre o di fare nuovi sgravi era necessario avere finanze sane? Non siamo mai stati ascoltati e questi sono i risultati che ricadono sulla pelle dei cittadini e delle cittadine. Non siamo un Cantone economicamente in piena salute! I nostri salari sono di oltre 1.000 franchi più bassi della mediana svizzera, i nostri giovani se ne vanno dal Ticino, i nostri anziani contano tra loro una percentuale di persone povere come nessun altro Cantone in Svizzera! E allora? Che fare? Come prima cosa analizziamo seriamente la spesa pubblica per individuare dove ci sono i margini di manovra ma in modo ragionato e serio, senza minare la coesione sociale del nostro Cantone e senza aumentare le disuguaglianze. Poi rinviamo a tempi più rosei per le finanze pubbliche l’attuazione degli sgravi fiscali già decisi (come il pacchetto di 60 milioni annunciato in seguito della riduzione del coefficiente d’imposta che scade a fine 2023 e la riduzione dell’aliquota sulle persone giuridiche al 5% prevista per il 2025). Non da ultimo, con gli altri Cantoni e i nostri rappresentanti alle Camere federali, cerchiamo di ottenere dal Consiglio federale una revisione dell’accordo con la BNS. Insomma altri strumenti esistono. Bisogna assumersi solo la responsabilità di fare un lavoro serio e ponderato, evitando di imboccare la strada più facile, quella dei tagli lineari, come sembra invece voler fare il nostro Consiglio di Stato.

Articolo di Anna Biscossa apparso sul Corriere del Ticino il 24 febbraio

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed