Tagli ai salari. Bene.
Riduzione delle vacanze. Benissimo.
Aumento dell’orario di lavoro. Ottimo.
Poi che altro?

A questo punto passiamo direttamente alla schiavitù. Così almeno evitiamo l’ipocrisia di chiamarlo ancora “lavoro”. Perché ormai è talmente sottopagato e precario da non meritare nemmeno più questo nome. Mentre loro vengono pure a raccontarci che è a causa del franco e dell’auro.

Ma certo. Come no. La macelleria sociale non è colpa della loro incompetenza. Figuriamoci. Né è colpa dell’avidità di chi specula sul cambio e guadagna milioni solo spostando capitali da qui a lì senza pagare un centesimo di tasse. No no.

Allora magari è colpa di chi non accetta più i ricatti umilianti? Vuoi vedere che la disoccupazione chi lavora in Ticino se la cerca visto che poi i manager dai bonus stratosferici sono costretti poverini a delocalizzare in Slovacchia o nelle Filippine o chissà dove altro?

Ma sapete che c’è? Ci siamo stufati. È arrivato il momento di far capire a questa gente che la corda si è spezzata. Che non ci beviamo più le loro frottole sul franco e sull’auro per giustificare le peggiori nefandezze: la sostituzione della manodopera il dumping la precarietà i tagli i ricatti. Loro vogliono D+X-: di più per meno. E basta!

Perciò scendiamo in piazza.

Esatto: in piazza. Ci appropriamo dello spazio pubblico.

E invitiamo a farlo con noi tutte le forze politiche i movimenti i sindacati le singole persone che hanno a cuore il Ticino e sono indignate per questa situazione vergognosa e intollerabile.

Saremo in piazza Governo a Bellinzona il 28 febbraio alle ore 14. Saremo lì per chiedere cinque semplici cose:
– la proibizione di tutte le misure a danno dei lavoratori specie i salari in euro e le discriminazioni di genere
– gli utili della BNS destinati all’assicurazione contro la disoccupazione e alla formazione
– la diminuzione dei prezzi al consumo
– una tassa sulle operazioni speculative sul cambio
– il cambio bloccato a 115.

Quel giorno saremo in piazza e ovunque sui social media con l’hashtag #NOdipiùpermeno.

Alle Ferriere Cattaneo e alla Micromacinazioni i lavoratori sono stati ricattati: se non accettano le misure di risparmio tutte sulle loro spalle rischiano il licenziamento. I manager hanno detto che è una misura inevitabile per colpa del cambio. Stessa storia alla Exten dove c’è gente che arriverebbe a prendere meno di 2’400 franchi lordi al mese! E tutto dicono per colpa del cambio. Ma quando il cambio era favorevole hanno mai proposto un aumento degli stipendi? Mai. A sentir loro le vacche sono sempre magrissime. Le vacche grasse non si sono mai viste. Intanto però gli utili e i bonus i padroni non se li sono mai fatti mancare.

Ecco noi scenderemo in piazza il 28 per dire che queste porcherie dopo anni di utili e di ricchezza prodotta per i pochi e non ridistribuita fra i molti non vogliamo vederle mai più. Che il lavoro ha una dignità e che nessuno si deve permettere di calpestarla.

Il 28 febbraio nessuno può mancare in piazza per difendere il lavoro.

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