Due segnali di speranza per il lavoro

Il gruppo del PS in Gran Consiglio era pronto a discutere della nuova Legge sugli orari di apertura dei negozi. La maggioranza del Gran Consiglio ha deciso di rinviare la discussione. E per noi va bene perché condividiamo l’intento con cui è stata presa questa decisione. Che la questione sia urgente è chiaro per tutti. Che sia spinosa pure: sono in gioco da un lato gli interessi commerciali dei datori di lavoro e dall’altro gli altrettanto legittimi interessi di chi lavora. C’è però uno strumento potente capace di aiutare il mercato a regolarsi: i contratti collettivi di lavoro. Per questo condividiamo l’intento con cui si è deciso di non entrare in materia: si approfitti del tempo dell’attesa per sollecitare le parti a sottoscrivere dei contratti collettivi di obbligatorietà generale. Contratti che difendano gli interessi di tutti. Contratti senza i quali le lavoratrici e i lavoratori sarebbero alla mercé dell’arbitrio e perfino dell’abuso dei datori di lavoro (“O mangi la minestra o salti la finestra”).

Nel quadro non allegro del lavoro in Ticino arriva anche la notizia del finanziamento della fondazione che dovrà gestire il centro di competenze delle Officine di Bellinzona: un risultato che rafforza la posizione dei lavoratori e delle lavoratrici e le competenze esistenti in Ticino in questo settore. Se oggi è stato possibile prendere questa decisione è stato grazie ai lavoratori e alle lavoratrici che nel 2008 hanno portato avanti lo sciopero sostenuti dalla popolazione. Sono loro che hanno salvato le Officine dalla chiusura e hanno creato le premesse per la creazione del centro di competenze.

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