Due atti contro la politica migratoria restrittiva

Spettabili redazioni,

Trovate di seguito i due atti parlamentari presentati oggi dalla deputata Daria Lepori a nome del gruppo PS-GISO-Forum Alternativo. Due atti per contrastare la politica migratoria restrittiva portata avanti dalla maggioranza del Governo ticinese.
Una mozione che propone una commissione consultiva per trattare i casi di rigore in ambito di asilo. Un’interrogazione per mettere il focus sul contenimento della spesa da parte del Governo sul settore dell’asilo.

Sperando di aver suscitato il vostro interesse, vi saluto cordialmente 
Daria Lepori, deputata PS-GISO-Forum Alternativo 
079 755 78 58
Interrogazione: Spese sostenute dal Cantone nel settore dell’Asilo
 Se si considerano gli ultimi consuntivi dello Stato, la situazione finanziaria del settore Asilo degli ultimi tre anni (quelli toccati anche dall’aggressione russa dell’Ucraina e dall’afflusso di rifugiati da questo Paese) può essere così riassunta:

                       uscite (mio)            entrate (mio)
2025P            120.9                     106.2
2024C            124.7                     95.6
2023C            103.7                     81.1

In questo settore il nostro Cantone ha pochi margini di manovra. Sia perché i flussi migratori mondiali dipendono da parametri geopolitici e climatici non influenzabili direttamente né dal Ticino, né dalla Svizzera. Sia perché è la Confederazione che decide quante delle persone ammesse alla procedura di asilo sono attribuite ad ogni Cantone, sulla base di un concetto di ripartizione che non conosciamo. Sia perché la copertura dei costi generati da questo afflusso di persone è risolta da Berna con dei forfait, i quali non sono sufficienti a coprire le spese effettive; in particolare va sottolineato come i forfait federali siano limitati nel tempo (5 o 7 anni), per cui i costi al di là di questi limiti ricadono integralmente sui Cantoni, e come a Berna sia in atto una spinta delle forze politiche di centro e di destra nel senso della riduzione di questi importi federali già insufficienti, spinta che non può non ricadere ancora una volta sui medesimi Cantoni.
Del resto, la situazione è ben conosciuta dal Governo; come si legge nel M8562 sul Consuntivo 2024 «questo è da ricondurre all’importante numero di attribuzioni al nostro Cantone registrato anche nel 2024 e che si aggiunge al numero di persone provenienti dal settore dell’asilo già presenti sul territorio che necessitano di prestazioni assistenziali».
Se i forfait sono sempre identici, il costo effettivo delle prestazioni alle persone che hanno chiesto protezione alla Svizzera e che sono state attribuite al nostro Cantone non è sempre uguale. Nella prima fase della presa a carico, presso i centri collettivi, il costo è maggiore, per cui una diversa distribuzione tra “nuovi” e “vecchi” richiedenti all’interno di un Cantone ha un effetto finanziario. Anche la quota di minorenni non accompagnati ha un effetto sul costo di queste prestazioni, come pure la quota delle persone con permesso F (ammessi provvisoriamente) presenti da oltre 7 anni. Eppure la Confederazione non considera tutte queste variabili.
Va comunque tenuto conto del fatto che a queste persone si riconoscono, per il fabbisogno (alloggio e cassa malati escluse), cifre largamente inferiori a quelle riconosciute agli svizzeri o domiciliati a beneficio del sostegno sociale. Se per questi ultimi le prestazioni ammontano a fr. 1’061 per una persona sola, fr. 1’624 per due persone e fr. 1’974 per tre persone (tralasciamo altre categorie), per i richiedenti asilo, le persone bisognose di protezione senza permesso di dimora e gli ammessi provvisoriamente le cifre mensili (non riviste da 18 anni, cfr. risposta all’interrogazione 122.24) sono invece pari a fr. 500 per una persona sola (-53%), fr. 750 per due persone (-53%) e fr. 1’067 per tre persone (-46%). Per le persone senza permesso e/o in attesa di lasciare il territorio gli aiuti sono ancora più bassi, di solito in natura e, quando non è possibile erogarli in natura, ammontano al massimo a 10 franchi al giorno per persona, fr. 300 al mese (anche questo importo non è cambiato da 18 anni).
Visto quanto precede chiediamo:
Ci sono Cantoni che sono restii a rispettare le loro quote di attribuzione? Se sì, come si muovono gli altri Cantoni affinché ciò non succeda?Il Governo ha intrapreso dei passi per ottenere dalla Confederazione più mezzi per sostenere tutte le spese che derivano dal settore Asilo per i compiti che gli sono demandati? Se sì, quali e che risposte ha ricevuto?Il Governo ha preso contatti con altri Cantoni che si trovano nella medesima situazione (ricevere meno risorse di quelle impiegate) al fine di perorare la causa comune? Se sì, con quali e che risposte ha ricevuto?Il Governo si è interfacciato con la Confederazione per rendere più accessibile il mondo del lavoro alle persone in possesso del permesso di tipo S e F, in modo che il maggior numero possibile di persone in questa situazione possa contribuire in maniera più importante al proprio sostentamento? Se sì che risposte ha ricevuto?Che risultati sta dando il progetto sperimentale per l’inserimento nel mercato del lavoro ordinario di persone afferenti al settore dell’asilo (Misura CoFi Lavoro 2025-2027) pensato per favorire ulteriormente il tasso di occupazione?Il Governo ha coinvolto i Comuni per migliorare l’inserimento nel mercato del lavoro ordinario di persone afferenti al settore dell’asilo? Se sì con quali risultati?Il Governo non ritiene che il fabbisogno riconosciuto quale prestazione sociale alle persone richiedenti asilo – persone bisognose di protezione senza permesso di dimora, persone ammesse provvisoriamente non rivisto da quasi 20 anni – sia troppo basso? Non ritiene che un adeguamento, anche parziale, al rincaro sia opportuno?Il Governo non ritiene che il fabbisogno riconosciuto quale prestazione sociale alle persone al beneficio dell’aiuto d’urgenza, non rivisto da quasi 20 anni, sia troppo basso? Non ritiene che un adeguamento, anche parziale, al rincaro sia opportuno?Come mai il Governo non ha ancora risposto alla nostra interrogazione del 28 ottobre 2024 (148.24)?Mozione: Per una commissione che accompagni le domande per i casi di rigoreI “casi di rigore” in ambito di asilo si riferiscono a situazioni personali particolarmente gravi che possono portare al rilascio di un permesso di soggiorno anche in assenza di una regolarizzazione del soggiorno, come previsto da specifiche normative. Questi casi si basano su circostanze eccezionali che superano la normale valutazione dei criteri di asilo. Esempi includono gravi problemi di salute che non possono essere curati nel paese d’origine o la dipendenza da assistenza di congiunti in Svizzera. 
Secondo i dati della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), nel decennio 2015-2024 le domande presentate dai Cantoni alla stessa SEM volte a riconoscere il cosiddetto “caso di rigore” a persone provenienti dal settore dell’asilo (art. 14 cpv. 2 Legge federale sull’asilo) sono state 1’942. La stragrande maggioranza è stata accolta, tanto che il tasso di richieste rifiutate è stato del 9.8%. Il Ticino nello stesso periodo ha presentato solo 38 domande, meno del 2% del numero complessivo delle richieste cantonali.
 
Si ricorda che la domanda da parte del Cantone è un presupposto necessario affinché la SEM entri nel merito della richiesta di concedere un permesso B sulla base del riconoscimento del caso di rigore. Si ricorda anche che il caso di rigore viene riconosciuto alle persone con condizioni di vita esistenziali più precarie di quelle medie degli stranieri nel nostro Paese, che sono necessarie una durata minima del soggiorno in Svizzera di cinque anni, un’integrazione nel nostro Paese, la mancata dipendenza dal sostegno sociale e la mancata violazione dell’ordinamento giuridico.
 
Sempre nel medesimo lasso di tempo, lo stesso tipo di domande dei Cantoni inerenti a persone ammesse provvisoriamente (art. 84 cpv. 5 della Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione) sono state 32’232. In questo caso il tasso di accoglimento da parte della SEM è stato quasi totale, le domande respinte sono state solo lo 0.33%. Il Ticino ha presentato in questi 10 anni a questo titolo 301 domande, meno del 1% del totale delle domande cantonali. Considerato che la popolazione ticinese è grossomodo il 4% di quella Svizzera, ai sottoscritti pare che la propensione ad utilizzare lo strumento dei casi di rigore da parte delle autorità ticinesi sia parecchio contenuta. È ovvio che il parametro della quota di popolazione sia grossolano, ma esso permette comunque di avere un’idea delle differenze rispetto ad altri Cantoni.
 
Eppure, lo strumento dei casi di rigore permette di gestire in maniera pragmatica proprio quelle casistiche che non si iscrivono nella categorizzazione che propone la nostra legislazione, trovando soluzioni adeguate ed eque per delle persone e famiglie che si trovano comunque in situazione di bisogno effettivo e che cercano di uscire da un contesto di precarietà costante. Come bene mostrano i numeri, per il nostro Cantone non si sta qui parlando di decine di migliaia di persone, ma forse di un centinaio di casi all’anno (qualora il Ticino avesse presentato un numero di richieste pari alla sua quota di popolazione, le domande totali in un decennio sarebbero state 1’367 invece di 339).
 
Durante la recente sessione delle Camere federali sono state accolte due mozioni parallele da entrambi i rami del Parlamento volte a raddoppiare il periodo minimo di attesa per la presentazione di un caso di rigore (da cinque a dieci anni), ma la messa in pratica di questa scelta di principio necessiterà ancora delle modifiche di legge, per cui questa eventualità dovrà ancora passare da un iter legislativo completo (avamprogetto del Consiglio federale, procedura di consultazione, messaggio del Consiglio federale, deliberazioni parlamentari ed eventuale referendum popolare).
 
Alcuni Cantoni, per gestire le domande alla SEM inerenti ai casi di rigore, ricorrono al supporto di Commissioni specialistiche, a volte miste, quindi con persone interne all’amministrazione ed esterne ad essa, che permettono di avere un occhio parzialmente esterno all’amministrazione su questo delicato tema. È il caso, tra gli altri, dei Cantoni di Vallese, Zurigo, Lucerna, Basilea Città. Si tratta di Commissioni che hanno generalmente un ruolo consultivo. L’’istituzione di una simile Commissione anche in Ticino permetterebbe di gestire meglio lo strumento dei casi di rigore, nell’interesse delle persone toccate, ma anche del buon funzionamento del sistema dei permessi, che per sua natura non può prevedere tutte le complesse casistiche che concernono una parte delle persone migranti.
 
Tenuto conto di quanto precede, con la presente mozione si chiede al Consiglio di Stato di:attivarsi allo scopo di creare anche in Ticino una Commissione che accompagni le domande per i casi di rigore ex art. 14 Legge federale sull’asilo e ex art 84 Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione;comporre adeguatamente tale Commissione, segnatamente con persone interne e esterne all’Amministrazione cantonale cognite del diritto degli stranieri e rappresentanti il mondo del lavoro, della formazione e della solidarietà sociale;definire i diritti di tale Commissione quanto all’accesso a tutti i dossier e al segreto d’ufficio, nonché i suoi compiti in materia di accompagnamento delle domande cantonali alla SEM;definire le modalità di comunicazione dei lavori commissionali, segnatamente attraverso un rapporto annuale dettagliato, trasparente e accessibile a tutti.

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed