Il 14 giugno 300’000 femministe sono scese in piazza in tutta la Svizzera per chiedere parità di genere. Hanno chiesto la fine della violenza di genere, salari e pensioni più alti e, soprattutto, più tempo! Contemporaneamente, la mozione per la riduzione dell’orario di lavoro è stata discussa dal Parlamento federale. Nonostante l’immensa pressione esercitata dalle persone in piazza, la richiesta non ha avuto alcuna possibilità. Le Donne Socialiste stanno quindi lanciando una campagna per un’effettiva riduzione dell’orario di lavoro.
“Riduciamo l’orario di lavoro”: è quanto chiedono le Donne Socialiste con la loro nuova campagna. La loro richiesta è una significativa riduzione dell’orario di lavoro senza alcuna modifica della retribuzione. La campagna sensibilizza l’opinione pubblica sull’ineguale distribuzione del lavoro retribuito e non retribuito tra i sessi, nonché sul massiccio sovraccarico di lavoro che grava sulle persone.
Ogni anno in Svizzera vengono svolte 9,8 miliardi di ore di lavoro non retribuito. Le donne svolgono oltre il 60% del lavoro domestico e familiare non retribuito, per un valore di 244 miliardi di franchi all’anno. “Sebbene donne e uomini lavorino complessivamente più o meno lo stesso tempo, le donne percepiscono solo poco più della metà del reddito degli uomini”, afferma Tamara Funiciello, copresidente delle Donne Socialiste Svizzere. “Solo una riorganizzazione del lavoro può porre fine a questa ingiustizia”.
Una riduzione dell’orario di lavoro potrebbe anche migliorare notevolmente il benessere dei e delle dipendenti. Lo dimostrano i progetti pilota condotti a livello nazionale in Islanda e nel Regno Unito. Stress, esaurimento e burnout fanno parte della quotidianità della vita lavorativa in Svizzera. Quasi il 30% dei e delle dipendenti dichiara che il carico di lavoro supera nettamente le proprie risorse.
Con questa campagna, le Donne Socialiste chiedono una diminuzione dell’orario di lavoro a medio termine, senza alcuna modifica della retribuzione. Si vogliono elaborare le basi costruendo una coalizione con i sindacati e i movimenti sociali e, nell’ambito di questa coalizione, valutare la possibilità di lanciare un’iniziativa popolare. Funiciello vuole spingere la politica ad agire: “La nostra richiesta unisce il movimento operaio e i sindacati con lo sciopero femminista e lo sciopero per il clima. Affronta contemporaneamente diverse crisi con cui l’intera popolazione sta attualmente lottando”.
In tutta Europa, sempre più aziende stanno introducendo la settimana lavorativa di 4 giorni. I progetti pilota condotti a livello nazionale in Islanda e nel Regno Unito dimostrano che la settimana di 4 giorni migliora notevolmente il benessere dei e delle dipendenti e che la riduzione dell’orario di lavoro non comporta alcuna perdita di produttività. Altri studi dimostrano un massiccio miglioramento dell’impronta di carbonio. Anche la Spagna ha avviato quest’anno un’ampia sperimentazione della settimana di 4 giorni finanziata dallo Stato. E la Svizzera? Secondo un sondaggio rappresentativo di Sotomo, la riduzione dell’orario di lavoro è ampiamente sostenuta anche dalla popolazione svizzera. È quindi giunto il momento di agire.