Dopo il centro educativo, la scuola?

Nella sessione di febbraio il Gran Consiglio ha deciso di istituire in Ticino un centro educativo chiuso per minorenni (Cecm). Non è mia intenzione disquisire in questa sede sulla necessità o meno di un siffatto centro, limitandomi a constatare che in entrambi i casi non è una bella notizia.

C’è però un aspetto della faccenda che ritengo del tutto inaccettabile: si tratta della decisione di assegnare la gestione del centro ad una fondazione privata. Un emendamento che ne proponeva la gestione pubblica è stato infatti respinto. Amministrare la giustizia in tutte le sue fasi è un compito inalienabile dello Stato e non deve quindi essere delegato ad altri. E ciò vale, a maggior ragione, per un centro educativo chiuso nel quale si sconteranno anche pene detentive.

Ne devo concludere che, ancora una volta, ad uscirne vincitori sono soprattutto i paladini del “meno Stato” che da decenni, usando concetti ingannevoli quali “partenariato” e “sussidiarietà”, cercano di smantellare il servizio pubblico. E purtroppo, ultimamente questi neoliberisti di estrema destra vengono spesso spalleggiati da formazioni politiche storiche che dovrebbero avere maggiormente a cuore la centralità dello Stato.

Quale sarà il prossimo bersaglio? Dopo la giustizia toccherà magari alla scuola pubblica? Tentarono già una ventina d’anni or sono e furono sonoramente sconfitti. Ma ultimamente sono tornati alla carica con insidiose manovre parlamentari, da non sottovalutare, che andranno seriamente combattute da tutte le forze politiche che credono ancora nel ruolo insostituibile del servizio pubblico. A questo stillicidio di privatizzazioni, che tocca un po’ tutti i settori dell’intervento statale, occorre porre freno al più presto con un deciso cambio di rotta.

Articolo di Francesco Cavalli, Terre di Pedemonte pubblicato su LaRegione il 4 marzo

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