Si chiama Lara, ha 30 anni, è assistente sociale. Ha studiato con fatica perché viene da una famiglia a basso reddito. Fa un lavoro impegnativo e logorante, vive in un appartamento di un locale e mezzo, lo stipendio le basta per arrivare alla fine del mese.
Quando ha cominciato a lavorare, ha fatto un terzo pilastro, perché ha un piccolo sogno: comperarsi a 35 anni un appartamentino di due locali e mezzo, segno di stabilità. Oggi vede questo sogno sgretolarsi a poco a poco, perché tutto aumenta, ma il suo salario no. Anzi, le misure di risparmio lo intaccheranno. «Dobbiamo poter lavorare anche per permetterci i piccoli piaceri della vita».
Queste cose le ha dette al Comitato cantonale del PS, davanti ai giornalisti. Ha superato il muro dell’imbarazzo, a volte della vergogna, che circonda le centinaia persone come lei. Confesso che ho trattenuto a stento la commozione di fronte a questo racconto, semplice, diretto, coraggioso. Poco prima della riunione un giovane padre di due figli mi ha mostrato la decisione con la quale il suo sussidio per il premio di cassa malati viene decurtato di seicento franchi al mese. Nei suoi occhi la rabbia, ma anche l’angoscia e la domanda: «Come ce la farò?» Non vedrò invece la dichiarazione dei redditi di Giacomo (nome di fantasia), imponibile di mezzo milione, al quale la riforma tributaria porterà nelle tasche un diecimila franchi grazie alla riduzione dell’aliquota massima sul reddito dal 15 al 12% e per il quale gli aumenti dei premi di cassa malati sono solo un piccolo fastidio, nulla più. Tagli al preventivo che colpiscono le fasce più fragili, negano il rincaro al personale dello Stato, toccano pesantemente le associazioni e i servizi per disabili, anziani e giovani in difficoltà, riforma fiscale che favorisce sfacciatamente gli alti redditi: sono due facce della stessa medaglia. Allora, battersi per Lara e tutte e tutti quelli come lei, lottare per il giovane padre con l’ansia per la sua famiglia negli occhi, dire no a questo modo di maltrattare le persone significa condurre una battaglia ideologica? Marco Travaglio ha coniato l’espressione «schiforma» per definire le riforme del governo Berlusconi sulla giustizia e quella costituzionale a suo tempo proposta da Renzi. Mi permetto di rubargli il termine: la riforma tributaria della maggioranza approvata ieri dal Parlamento è una vera «schiforma».
Articolo di Maurizio Canetta, Granconsigliere PS , apparso sul Corriere del Ticino 13 dicembre 2023.