Diritto penale sessuale: il Consiglio degli Stati perde un’occasione storica

Il Consiglio degli Stati perde un’occasione storica per il diritto penale sessuale: invece di sostenere, per la ridefinizione dello stupro, una soluzione di consenso secondo il principio “solo sì significa sì”, sostiene la soluzione “no significa no”. Le Donne socialiste sono deluse da questa decisione. La soluzione “no significa no” di fatto non tutela l’autodeterminazione sessuale sufficientemente. Ci appelliamo quindi al Consiglio nazionale di correggere la rotta del Consiglio degli Stati e di sostenere la soluzione “solo sì significa sì”.

“Oggi il Consiglio degli Stati ha perso l’occasione storica di adeguare la legge a ciò che è evidente”, afferma Tamara Funiciello, Consigliera nazionale PS (BE) e co-presidente delle Donne socialiste. “Con la soluzione ‘solo sì significa sì’, avrebbe reso un minimo di giustizia alle 430.000 donne violentate in Svizzera”.

Il principio “solo sì significa sì” è l’unica soluzione che corrisponde alla realtà della violenza sessuale. Con questa soluzione si porterebbe la questione del consenso al centro del processo penale”, afferma Agota Lavoyer, esperta di violenza sessuale e consulente di lunga data per le vittime.

Per le vittime, il processo penale è estremamente difficile da sopportare. “Spesso i giudici e i procuratori pubblici fanno commenti che risvegliano il trauma subito”, afferma Morena Diaz, attivista, content creator e membra di un gruppo di vittime. “Un ‘solo sì significa sì’ sarebbe l’unica soluzione che mi garantirebbe di non dover più spiegare perché non mi sono difesa in maniera più decisa. Il focus si sposterebbe sulla questione se ero d’accordo con l’atto”.

Nel 2017 la Svizzera ha ratificato la Convenzione di Istanbul, impegnandosi a proteggere le vittime di violenza. “Ma finora la Svizzera non rispetta questo obbligo”, afferma Simone Eggler, responsabile del lavoro politico di Brava (già TERRES DES FEMMES Svizzera) e co-coordinatrice della rete ONG della Convenzione di Istanbul.

Anche dopo la decisione odierna, le Donne socialiste continueranno a lottare al fianco delle vittime di violenza e del movimento femminista per la ridefinizione dello stupro secondo il principio “solo sì significa sì”. Chiedono al Consiglio nazionale di correggere la rotta del Consiglio degli Stati e di scrivere nella legge ciò che è evidente.

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