Il 16 marzo 2011 al Consiglio nazionale si terrà un dibattito urgente dedicato ai recenti eventi che hanno scosso il mondo arabo. Numerose organizzazioni non governative temono che questo dibattito possa essere strumentalizzato da una retorica pre-elettorale il cui scopo è fomentare il timore di un’ondata di rifugiati. Le ONG invitano i parlamentari a vedere nella democrazia e nella libertà di movimento un’occasione per agire: la Svizzera deve sostenere attivamente il rinnovamento e di conseguenza ri-orientare la sua politica estera sui diritti umani.
I cambiamenti che stanno avvenendo in Nord Africa e nel Medio Oriente hanno una portata storica: in numerosi Stati da decenni in mano a dittature la strada verso la democrazia lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani è più aperta che mai. In questo contesto seminare il panico di fronte a una possibile ondata di rifugiati ed esigere una politica dissuasiva rigorosa e il blocco dell’accoglienza di rifugiati appare come un atteggiamento particolarmente meschino e timorato.
Amnesty International Humanrights.ch/MERS la Dichiarazione di Berna il Consiglio svizzero per la pace TRIAL (Associazione svizzera contro l’impunità) e cfd/l’oNG femminista per la pace esigono un approccio diverso: un sostegno attivo e credibile del movimento di rivolta nei paesi arabi. Oltre all’aiuto umanitario la Svizzera deve pure proporre il proprio sostegno alla creazione di istituzioni democratiche e rispettose dello Stato di diritto per il rafforzamento della società civile a favore di una partecipazione equa delle donne al processo di democratizzazione per una riforma radicale degli apparati repressivi. Il nostro paese deve anche sostenere le indagini e la sanzione delle violazioni dei diritti umani. La Svizzera deve inoltre versare un contributo allo sviluppo socio-economico in modo da permettere il miglioramento delle prospettive per il futuro dei giovani in questi paesi.
Gli investimenti decisi dal Consiglio federale venerdì 11 marzo vanno nella giusta direzione e meritano di essere salutati con favore. Queste dichiarazioni a sostegno della democrazia e dei diritti umani perderanno però ogni credibilità se il Consiglio nazionale in un clima dominato dalla paura darà un segnale di rimessa in discussione del diritto d’asilo e rifiuterà di accogliere i rifugiati di guerra provenienti dalla Libia.
Il sostegno al processo di democratizzazione nel Nord Africa e nel Medio Oriente sarà credibile solo se la Svizzera si mostrerà pronta a orientare la propria politica estera con coerenza in favore degli interessi della popolazione e del rispetto dei diritti umani. l’asperienza ci insegna che i regimi repressivi non possono essere dei partner credibili né per una politica di sicurezza né tantomeno per una politica economica estera duratura. Non bisogna accontentarsi di aspettare che i potentati siano rovesciati o siano sul punto di esserlo per bloccare le esportazioni di armi e i capitali in fuga. Infine la Svizzera deve contribuire più attivamente a sanzionare sulla base del diritto internazionale i crimini contro l’umanità.
Le organizzazioni non governative citate hanno l’intenzione nel corso dei prossimi mesi di approfondire e concretizzare il tema di una politica estera orientata ai diritti umani. Per inizio giugno è prevista l’organizzazione di una giornata di lavoro alla quale dovrebbero partecipare rappresentanti della Svizzera ufficiale di centri di competenza vicini alla Confederazione e di specialisti del settore.