Debito, crisi e utili della BNS

I partiti di centrodestra in Gran Consiglio agitano lo spauracchio del debito pubblico in crescita per bloccare nuovi interventi cantonali. Nel contempo i loro esponenti economici nel Paese rivendicano maggiori aiuti per l’economia, ad es. per le filiere di approvvigionamento della ristorazione.

Cominciamo allora col dire che la crescita del debito pubblico di questi anni riveste un carattere straordinario: il debito dovrà pertanto essere ammortizzato su un lasso di tempo perlomeno decennale (Maurer dixit). Aggiungiamo che il Canton Ticino è ben gestito e che recentemente ha di nuovo aumentato gli sforzi per sostenere le classi sociali più deboli grazie all’azione dei riformisti e alla pressione sindacale. Non è accettabile ora, in piena crisi socioeconomica, fare marcia indietro e colpire sempre i soliti.

Ora occorre assolutamente investire per far uscire l’economia ticinese dal pantano e per sostenere la società civile. L’economia ticinese ha subito dei cali prima e durante il Covid: nel 2019 le esportazioni ticinesi si sono ridotte del 9%, mentre quelle nazionali sono aumentate del 3%. Le previsioni sull’aumento della povertà, lanciate dalla Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (Cosas) sono pure preoccupanti: parlano di 60’000 persone in più a livello svizzero che dovranno far capo all’aiuto sociale, ossia una crescita della quota dal 3,2% al 3,8% entro il 2022. Infine il settore sociosanitario va rafforzato, perché per troppi anni è stato colpito da misure di risparmio e lasciato preda di una concorrenza che ha compresso al ribasso le condizioni di lavoro.

In questo contesto è auspicabile che la Commissione della gestione e delle finanze del Gran Consiglio decida di sostenere l’iniziativa cantonale del 9.11.2020, sottoscritta da una decina di deputati, che chiede di utilizzare la metà della riserva per future ripartizioni della Banca nazionale svizzera (Bns) per rilanciare l’economia colpita dalla pandemia. La riserva per future ripartizioni della Bns ammontava a 84 miliardi di franchi nel 2019 e salirà a 90 miliardi di franchi nel 2020. Utilizzare 42 miliardi nel 2021 – nella misura di 2/3 per i Cantoni e di 1/3 per la Confederazione – permetterebbe di garantire i necessari sostegni alle persone fisiche e giuridiche della società, dell’economia, della cultura e dello sport del nostro Paese, che sono state messe in difficoltà dalla pandemia. Va sottolineato in effetti che la convenzione firmata a fine gennaio 2021 tra il Dipartimento federale delle finanze e la Bns sulla distribuzione dell’utile per il periodo 2020-2025 è nettamente insufficiente di fronte alle necessità di intervento create dalla pandemia: essa prevede infatti che alla Confederazione e ai Cantoni sarà versato annualmente un importo massimo di 6 miliardi di franchi annui, e questo solo a determinate condizioni (all’importo di base pari a 2 miliardi che viene versato a condizione che l’utile di bilancio ammonti almeno a tale importo, si aggiungono quattro possibili distribuzioni aggiuntive, ciascuna di un miliardo, attuate solamente quando l’ammontare dell’utile di bilancio della Bns raggiunge i valori di 10, 20, 30 o 40 miliardi).

Il Ticino deve agire compatto per convincere il Parlamento federale a decidere un maggior prelievo dalle riserve per future ripartizioni della Bns con lo scopo di adottare misure straordinarie di sostegno ai Cantoni e di limitare i danni economici e sociali nel Paese.

Articolo di Raoul Ghisletta, apparso su La Regione il 9 febbraio

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed