Razionateci lacqua, toglieteci lelettricità. Non scaldateci le case. Fatelo subito, non domani, ma adesso. Fatelo nelle zone dove lacqua è ancora abbondante, fatelo dove non ci sono grossi problemi di approvvigionamento energetico. Fatelo in tutto il Ticino, in tutta la Svizzera, non solo per risparmiare, ma perché questo è lunico modo, diretto e incisivo, volutamente provocatorio, per far capire che la crisi climatica esiste.
In una società del paradosso e della contraddizione, incapace di guardare oltre i propri confini, è arrivato il momento di comprendere che la crisi climatica cè. Ogni giorno i media ci ricordano della siccità persistente, il Po che sparisce, eventi climatici distruttivi, animali in difficoltà, il futuro che ci aspetta. Mentre tutto questo accade, noi possiamo ancora riempire la nostra vasca da bagno fino al bordo, lasciare accese tutte le luci, in stand-by gli elettrodomestici, utilizzare acqua potabile nella cassetta del wc e per lavare l’automobile.
Capire e sentire la crisi climatica appare difficile. Se con la ragione esiste la crisi, nella pratica, con la sensazione che risorse come l’acqua siano inesauribili, ci sentiamo rassicurati al punto da rimuovere l’emergenza dalle nostre priorità.
Cosa succederebbe se razionassimo acqua, luce e riscaldamento? Se le avessimo a disposizione solo per qualche ora al giorno? Se blackout come quelli delle scorse settimane nel luganese non fossero una disagiante eccezione ma diventassero la regola? Panico, stress, litigi, disorientamento.
Riusciamo a immaginare come sarebbe una vita senza l’acqua che esce dai rubinetti? Senza luce e riscaldamento in inverno? Una società fatta di conflitti, di proteste, disagio e malattie, perché senza acqua ci si ammala.
Razionare lacqua e le altre fonti di energia permetterebbe a scienziati e climatologi di dire forte la loro posizione, di essere ascoltati con attenzione. Ci porremo domande nuove, cercheremmo risposte. Perché non c’è acqua? Perché non c’è elettricità? E come vivremo? E gli altri, nel mondo, come stanno vivendo?
Le persone inizierebbero ad alzare la testa, a cercare informazioni, a capire. A protestare, a chiedere aiuto e protezione, a cambiare le proprie abitudini, a chiedere allo Stato di farlo con loro. La crisi entra nella pancia delle persone dal momento in cui entra nelle loro case, nella quotidianità delle scelte di ogni giorno.
Razionateci lacqua, la luce, il gas: forse questo è l’unico modo per salvarci.