Coronavirus: conseguenze ed insegnamenti che dobbiamo trarne

Intervento del capogruppo Ivo Durisch nella discussione parlamentare sul COVID-19. 

Care colleghe, cari colleghi,

la crisi legata alla pandemia del coronavirus ha messo in evidenza le fragilità della nostra società accentuandole. Dovremo essere all’altezza di dare risposte adeguate che risolvano le criticità emerse nei diversi ambiti toccati. Sarà solo tenendo conto dei bisogni di tutti che si potrà tracciare una via duratura e sostenibile. Serviranno risorse e idee con l’obbiettivo di non lasciare indietro nessuno. Bisognerà cogliere questa occasione per investire finalmente in un’economia sostenibile che garantisca un futuro alle nuove generazioni e condizioni di lavoro adeguate per tutti. Svolta ecologica e riduzione delle disuguaglianze devono essere al centro delle azioni dello Stato.

La pandemia ha messo in seria difficoltà tutti gli ambiti della nostra esistenza sia privata che collettiva. Particolarmente toccati sono stati quello sanitario, quello economico e quello sociale.

L’importanza della salute è stata scaraventata di prepotenza in primo piano nelle nostre vite. Se prima pensavamo che riguardasse le singole persone e famiglie ora abbiamo capito che coinvolge la società intera. Senza la salute non è possibile avere una società sana e coesa che risponda alle esigenze di tutti.

Il nostro Cantone è stato particolarmente colpito da questa pandemia, se guardiamo le cifre l’incidenza dei casi e l’incidenza dei morti in Ticino è stata nettamente superiore rispetto al resto della Svizzera, superando persino la vicina Lombardia. Chiediamo al Governo quale spiegazione può dare su questa evidenza.

Sanità

La preoccupazione iniziale ha riguardato l’emergenza sanitaria e il picco pandemico. La domanda se gli ospedali avessero retto la pressione è stata al centro dei timori del Governo e dei cittadini.

Il sistema sanitario è stato all’altezza dell’emergenza grazie al duro lavoro di medici, infermieri e di tutto il personale che opera nelle strutture sanitarie. A loro va un grande ringraziamento. La struttura multi sito dell’EOC, a volte criticata, ha permesso di identificare in breve tempo una struttura ospedaliera dedicata che ha giocato un ruolo decisivo nell’affrontare la crisi. Chiediamo al Governo di ristabilire al più presto la completa operatività di tutti gli ospedali quale era nella situazione pre covid. Da più parti giungono infatti notizie di possibile non riapertura di reparti. Si tratta della chiusura del Pronto Soccorso e del reparto di medicina acuta a Faido, del Pronto Soccorso ad Acquarossa, dei reparti Maternità, ostetricia e Pronto soccorso pediatrico alla Carità e del reparto maternità, ostetricia e pronto soccorso pediatrico Mendrisio.

Durante la crisi sono comunque emerse criticità, che è necessario risolvere per il futuro, un futuro che potrebbe essere anche prossimo vista l’eventualità di una seconda andata pandemica.

  1. La necessità di avere sufficienti posti in terapia intensiva è stato il primo elemento di preoccupazione. Per fortuna il numero di ricoveri non ha mai messo in crisi il sistema. Ci chiediamo se i letti sarebbero stati sufficienti anche per gli anziani ammalatisi nelle case di riposo. Per il futuro sarà importante essere preparati con un numero di letti e personale formato adeguati sempre pronto. Non bisogna abbassare la guardia ora che abbiamo provato le difficoltà che possono esserci a reperire respiratori e risorse in una situazione di emergenza internazionale.
  2. Un altro elemento di criticità è stato la presenza di personale sanitario sufficiente durante la crisi. Oltre alle eventuali assenze per contagio si è presentata l’eventualità che il personale italiano venisse richiamato sul proprio territorio. Molti di loro hanno deciso di rimanere in Ticino soggiornando in alberghi o appartamenti con le spese a volte a loro carico. Un ringraziamento particolare a loro. Un loro rientro avrebbe messo in seria difficoltà ospedali, case anziani e servizi di assistenza domiciliare. Per il futuro bisognerà fare ulteriori sforzi per formare personale residente in modo da assicurare la massima autonomia al sistema sanitario.
  3. Anche il reperimento di materiale protettivo come le mascherine si è rivelato problematico. Da parte del governo cantonale e federale è stato sempre ribadito che non è necessario utilizzarle se non si è contagiosi. Visto però il forte numero di asintomatici e l’impossibilità di fare un tampone a tutta la popolazione è difficile capire chi può mettere in pericolo la salute degli altri. Questo soprattutto sul lavoro, nei mezzi di trasporto pubblico e nei supermercati. La scelta dei nostri Governi non si capisce se sia stata presa sulla base di considerazioni sanitarie o se sia stata dettata dalla impossibilità di reperire mascherine sufficienti per tutti.
  4. Particolarmente colpite sono state le case anziani. Fenomeno che si è verificato anche in altre nazioni. In queste strutture la vicinanza con altri ospiti è stata inevitabile. La domanda che ci poniamo è se l’organizzazione logistica delle case di riposo fosse preparata a una pandemia. Chiediamo al Governo di assicurare che quarantena e isolamento possano venire fatti in modo sufficientemente sicuro anche nelle case anziani, dotando il personale addetto di materiale protettivo come negli ospedali.

 

Economia

Subito dopo l’emergenza sanitaria ci si è concentrati sull’emergenza economica. Il cosiddetto Lock down ha fermato tutte le attività produttive a parte quelle essenziali.

Una società abituata a correre si è ritrovata di colpo ferma. La centralità del lavoro si è rivelata con tutta la sua forza, ma anche con tutte le sue debolezze. La disoccupazione, la precarietà e le differenze salariali rischiano di esplodere incrementando ulteriormente le disuguaglianze. Con questa crisi ci siamo resi conto che i piccoli artigiani e i piccoli indipendenti sono di fatto operai senza una struttura aziendale che li sostenga e con meno diritti dei lavoratori salariati.

  1. Il riconoscimento del lavoro ridotto, di competenza federale, è stata una misura fondamentale. Percentualmente i lavoratori con gli stipendi più bassi sono stati quelli più coinvolti. Questo, se da una parte è stata la garanzia di non venir licenziati dall’altra ha accentuato ancora di più le differenze salariali. Infatti se da una parte, e per fortuna, è stata garantita un’entrata alle famiglie, dall’altra lo stipendio si è ridotto del 20%. Una percentuale non indifferente per chi percepisce un salario inferiore ai 5000 franchi. Chiediamo al governo di coprire questa lacuna di reddito per i lavoratori che si trovano in questa fascia di stipendio.
  2. Il governo federale ha stanziato degli aiuti anche per gli indipendenti, ma questi difficilmente saranno in grado di evitare un’erosione dei loro risparmi, sperando che a crisi conclusa abbiano le risorse finanziarie sufficienti per rialzarsi. La possibilità di accedere a dei crediti a tasso zero per 5 anni è stata sicuramente una misura importante, ma crediamo che non sia sufficiente. Chiediamo al governo cantonale di intervenire con delle misure aggiuntive ad esempio garantendo parzialmente, se non lo farà la Confederazione, gli affitti commerciali come fatto nel Canton Ginevra.
  3. Non coperte dal lavoro ridotto sono state le persone addette all’aiuto domiciliare: donne delle pulizie e badanti. A causa dell’emergenza sanitaria e del timore di contatti da parte di molti anziani queste persone sono rimaste e rimarranno senza stipendio ancora lungo. Chiediamo al governo con delle misure cantonali di riconoscere anche questo tipo di lavoro nell’ambito del lavoro ridotto, anche per chi non era in regola con i contributi AVS. Purtroppo infatti in questo settore il lavoro senza contratto spesso non dipende dal lavoratore, ma da chi assume.
  4. Risposte straordinarie vanno date anche alle strutture di accudimento per l’infanzia che si sono trovate a dover garantire l’apertura senza però avere le entrate per coprire i costi. Chiediamo al Governo cantonale aiuti anche in questo settore.
  5. Per la riapertura chiediamo inoltre al governo di garantire in tutte le aziende attraverso l’ufficio dell’ispettorato del lavoro la sicurezza sanitaria necessaria.

In sostanza chiediamo al Governo di analizzare tutte le misure federali identificando gli ambiti scoperti e di intervenire nelle maglie presenti con delle misure cantonali da mettere in atto con urgenza, così come fatto in altri cantoni. In questo senso facciamo riferimento a uno studio dell’Unione Sindacale Svizzera che ha redatto un documento con i vari aiuti cantonali. Crediamo che il nostro cantone possa fare più. Chiediamo inoltre di dare una risposta celere a tutte le mozioni inerenti al Covid-19 che sono state depositate in questi mesi per fare in modo che sia garantita alle commissioni la possibilità di analizzarle. Il ruolo del parlamento deve tornare ad essere centrale.

Un grosso ringraziamento a tutto il personale femminile e maschile che in questa crisi si è trovato in prima linea, spesso con stipendi bassi, ma che comunque non si sono tirati indietro nonostante la situazione difficile.

Finanze pubbliche

Questa crisi avrà un impatto negativo anche sulle finanze pubbliche. Siamo appena usciti da due riforme fiscali che hanno diminuito le entrate del cantone e subiremo una ulteriore contrazione del gettito a causa della inevitabile crisi economica.  Inoltre si avranno uscite straordinarie per coprire le spese sanitarie sostenute durante la crisi dalle infrastrutture ospedaliere. Se l’ipotesi è quella di un disavanzo per il 2020 di 350 milioni, allora si accenderà sicuramente un acceso dibattito politico, con differenza di visioni, su come reperire le risorse. Il risanamento non deve assolutamente passare da nuovi tagli a servizi e prestazioni e sicuramente non abbiamo più margine per nuovi sgravi. Il coefficiente cantonale d’imposta al 96% sarà difficilmente sostenibile. Quello che chiediamo è di sospendere il freno al disavanzo con una norma transitoria almeno per due anni e di ripristinare il coefficiente cantonale al 100%. I 45 milioni annui di costo della riduzione del coefficiente cantonale vanno per la stragrande parte a favore delle fasce ricche della popolazione, mentre ora servono interventi mirati per persone e aziende in difficoltà. In questa situazione finanziaria riteniamo anche che non si possa fare una terza riforma fiscale che diminuisca ulteriormente le entrate dello Stato. Questa crisi ha colpito sia dal punto di vista sanitario che economico i più vulnerabili inasprendo ulteriormente le disuguaglianze, lo scopo dello Stato è ora quello di ridurle. Riteniamo che le risorse per un rilancio vadano prese là dove ci sono con l’obbiettivo di non lasciare indietro nessuno.

Socialità

L’altro ambito colpito in questa crisi è quello sociale. Non tutte le persone riusciranno ad avere accesso agli aiuti al mondo del lavoro messe in atto dalla confederazione, o se anche dovessero averlo, questi aiuti potrebbero non essere sufficienti per far fronte alle difficoltà economiche. Pensiamo alle fasce di popolazione più fragili: i lavoratori precari, i piccoli indipendenti e le famiglie a rischio di povertà.

Soprattutto quelle economie domestiche che si basano su un unico reddito, prive di aiuti sociali, potrebbero rischiare di entrare nell’indigenza, prima, e nelle maglie dell’assistenza, poi. Una situazione da cui potranno uscire solo con grosse difficoltà e tempi molto lunghi.

L’impossibilità temporanea, per alcune persone, di pagare l’affitto, di pagare il premio cassa malati o la mancanza dei soldi per fare la spesa avranno conseguenze molto gravi sul nucleo famigliare e di riflesso sulla società.

  1. Per evitare che queste situazioni si verifichino è necessario mettere in atto, parallelamente alle misure economiche a favore delle aziende e dei lavoratori, delle misure sociali straordinarie valide fintanto che la situazione di crisi non sarà terminata. In questo senso come gruppo parlamentare abbiamo chiesto di istituire un fondo sociale, tramite una legge ad hoc, cantonale che vada in aiuto alle famiglie in difficoltà economiche a causa dell’emergenza coronavirus. Questa crisi ha evidenziato le lacune del mondo del lavoro e l’inadeguatezza del nostro sistema sociale a fornire risposte valide per tutti. In una società sempre più marcata dalle disuguaglianze, dove un numero sempre maggiore di persone non ha un lavoro fisso, le risposte fornite dall’assicurazione disoccupazione e dall’assistenza non sono sufficienti. Per far fronte a questa situazione abbiamo bisogno di soluzioni innovative e la risposta oggi potrebbe essere l’istituzione di un reddito di base incondizionato garantito dal cantone, che favorirebbe anche la ripresa della domanda una volta terminata la crisi.
  2. L’ondata della povertà si verificherà nei prossimi mesi e chiediamo al Governo di essere particolarmente presente in questo ambito. Preoccupante è il fatto che le domande di aiuti siano diminuite in questo periodo, complice sicuramente il rallentamento di tutta la società e la parziale chiusura dei servizi cantonali e comunali. Proprio per questo chiediamo in questa situazione straordinaria che si consideri la possibilità di valenza retroattiva delle domande di assistenza che verranno presentate nei prossimi mesi.
  3. Chiediamo anche un intervento sulle spese di cassa malati garantendo la franchigia minima, di abolire la quota residua di premio a carico degli assicurati sussidiati, portando il coefficiente cantonale di finanziamento al 100%. Chiediamo anche una puntuale informazione ai cittadini sul fatto che è possibile inoltrare una richiesta di sussidi aggiornando la propria situazione finanziaria a quella dettata dalla crisi attuale.

Quello che dobbiamo imparare da questa crisi è che lavoro è libertà, dignità e autostima. Proprio per questo non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Dobbiamo rimettere al centro il valore sociale del lavoro e garantire a tutte le lavoratrici e i lavoratori uguali diritti e protezioni siano essi salariati o indipendenti. Al primo posto deve esserci la persona e non il profitto. Senza questo paradigma le fragilità della nostra società rimarranno lì sotto la brace ad attendere la prossima crisi.

Gli investimenti per la ripresa e la promozione economica devono essere fatti secondo il modello di società in cui vogliamo che vivano domani i ragazzi di oggi. Dobbiamo ridurre le disparità e ridurre l’impatto ambientale e possiamo farlo.

Il coronavirus ha inasprito e evidenziato le disuguaglianze. Tocca a noi ridurle, nell’interesse di tutti anche dell’economia.

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