Compromesso o catastrofica inazione?

In giugno voteremo sulla modifica della legge sul CO2, una riforma voluta dal Parlamento più giovane, più rosa e più verde di sempre. Una riforma nata sulla scia delle proteste di piazza in un momento di forte coesione della società civile a favore dell’ambiente. Una riforma che non fa l’unanimità: per alcuni troppo costosa, per altri del tutto insufficiente. Una riforma che nella situazione attuale rappresenta però l’unico vero passo politico concreto nella giusta direzione. Nonostante le più che legittime rivendicazioni di principio, le manifestazioni e i proclami, non riesco purtroppo a scorgere alternative realistiche valide (spero di essere smentita) capaci di imprimere il cambiamento che tutti sembrano volere e che questa legge ci consente di abbracciare in tempi forse lunghi, ma perlomeno definiti. «La Terra brucia» è l’allarme lanciato dal movimento Sciopero per il clima. È vero, la Terra sta bruciando e ci viene offerta la possibilità di arginare l’incendio. Nei prossimi anni l’agenda politica svizzera sarà probabilmente dettata dalle conseguenze (economiche) della pandemia, lasciando in secondo piano la questione ambientale. Se la riforma su cui siamo chiamati a votare sarà affossata passeranno sicuramente lustri prima che sui banchi del Parlamento giunga di nuovo un progetto di così ampio respiro. Non dobbiamo infatti dimenticare gli estenuanti tempi della politica: la consultazione sulla revisione della legge sul CO2 è stata lanciata nel lontano 2016! È vero che si poteva pretendere di più, ma accettare quanto proposto non significa negare altre azioni più incisive. Come ho già avuto modo di affermare sulle pagine di questo giornale, un giorno vorrò guardare i miei figli negli occhi e dire: «Io la mia parte l’ho fatta». Per questo voterò sì il 13 giugno.

Articolo di Cristina Thiede Laffranchi, apparso su La Regione il 31 marzo

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