Mezz’ora di lavoro in più: che sarà mai? Invece dietro quella mezz’ora c’è un pericoloso progetto neoliberista di società e di lavoro. Un progetto che possiamo solo combattere.
Lo scopo è chiaro: deregolamentare per poter fare i propri comodi. Oggi è una mezz’ora di lavoro in più dopodomani sarà l’apertura 24 ore al giorno 7 giorni su 7. Perché a questo mira sul lungo termine la nuova legge sugli orari dei negozi. Legge che è passata in Parlamento con la foglia di fico del contratto collettivo obbligatorio.
La realtà del commercio e del consumo in Ticino è paradossale perché i lavoratori/consumatori sono sottoposti a una duplice pressione.
Da un lato come lavoratori sono flessibilizzati precarizzati sfruttati sottopagati ricattati perfino licenziati per essere sostituiti con la manodopera frontaliera. Lo dimostrano i risultati dell’inchiesta dell’ufficio dell’ispettorato del lavoro e la petizione con 3’000 firme per chiedere il ritiro della proposta di legge: tutti segnali di un malessere diffuso già nelle condizioni attuali che vedono uomini e donne costretti a fare i salti mortali per conciliare il lavoro con la vita privata e la famiglia spesso per uno stipendio indecente. Un malessere destinato solo a peggiorare con la nuova legge. Fatta eccezione per una parte della grande distribuzione dove vigono alcuni contratti collettivi (del resto ben lungi dall’assere perfetti) il lavoro nel commercio è una giungla dove l’abuso è frequente e il dumping è un’abitudine.
Dall’altro lato però come consumatori sono anche spinti a consumare consumare consumare voracemente fino a indebitarsi attirati da bonus sconti premi proposti da ipermercati sempre più grandi sempre più aggressivi sempre più invasivi anche per il territorio. Ma con quali soldi possono consumare se il lavoro non c’è o se c’è è precario? Non solo: qual è il destino dei piccoli commerci specie nelle regioni più periferiche dove sono più preziosi?
Con la nuova legge il sabato diventerà un giorno di lavoro come tutti gli altri i negozi potranno restare aperti fino alle 19 (ma perché? ma per chi?) l’apertura festiva sarà generalizzata gli shop senza vincoli di apertura diventeranno ancora più numerosi con la scusa delle vie di traffico (ma quali? ma dove?). Per comprendere le conseguenze di questo delirio non è necessario guardare lontano: basta gettare lo sguardo al di là della frontiera. In Italia il risultato è stato solo la crescita della disoccupazione. E i disoccupati è ovvio non spendono né alle 19 né la domenica. Ma allora a che pro tutto questo?
Insomma ci troviamo di fronte a un paradosso demenziale. Solo perché le forze borghesi hanno deciso di ignorare le vere esigenze di chi lavora e consuma del tutto ignorato e assente nel dibattito pubblico e di difendere invece gli interessi dei colossi della grande distribuzione che con i loro enormi mezzi economici possono esercitare pressioni sulla politica. Il risultato è un imbarbarimento generale del lavoro nel commercio.
Per questo ci siamo opposti alla nuova legge e se Unia lancerà un referendum per abrogarla noi lo appoggeremo.