Caso Gucci: imperativo un dibattito sul futuro economico del Cantone

L’inchiesta per evasione fiscale e le perquisizioni nei confronti di Gucci condotte dalla giustizia italiana esigono un dibattito approfondito riguardo al futuro economico del Cantone e delle risposte del Dipartimento delle Finanze e dell’Economia ai problemi posti dal settore dell’alta moda in Ticino.

Il Partito Socialista ritiene che la notizia riguardo al marchio Gucci e all’ipotesi di evasione fiscale per 1.3 miliardi di euro su cui la Procura di Milano e la Guardia di finanza stanno indagando sia un elemento supplementare che deve imporre un dibattito approfondito sul futuro economico del Cantone. Le autorità italiane hanno infatti aperto un’inchiesta e predisposto delle perquisizioni al fine di determinare se Gucci, che appartiene al gruppo francese Kering, abbia effettivamente evaso il fisco italiano fatturando in Svizzera per del lavoro, della produzione, degli affari e delle vendite che avvengono in realtà in Italia così come ipotizzato dai PM di Milano.

Questa notizia va sommata allo sconcerto e gli interrogativi suscitati un anno fa dall’edizione di “Falo” intitolata “Dietro le quinte del lusso” (RSI-LA1, giovedì 24 novembre 2016), consacrata al settore dell’alta moda e alle sue aziende stabilite in Ticino. Il fatto che i contributi fiscali del settore della moda al Cantone abbiano superato quelli del settore bancario non è una ragione valida per agire come se i problemi non esistessero.

Come dimostrato da più inchieste (“La ‘Fashion Valley’ tessinoise”, “Industrie européenne de la chaussure”, “Moda made in Ticino: poche tasse, tanti utili”), oltre che su condizioni di lavoro inaccettabili, gli importanti redditi delle aziende dell’alta moda stabilite in Ticino poggiano su un sistema opaco che permette di fatturare nel nostro Cantone per delle attività commerciali che avvengono all’estero. Il PS disapprova un sistema in cui il segreto e le agevolazioni fiscali impediscono la trasparenza favorendo l’adozione di modalità volte all’evasione fiscale.

Promuovere un’economia che genera profitto a qualunque costo è controproducente rispetto a un progetto di sviluppo duraturo e provoca gravi ripercussioni: i processi giudiziari, la perdita di credibilità nel contesto internazionale e le multe inflitte alle banche svizzere l’hanno ampiamente dimostrato.

Nel campo della moda, il trasferimento delle attività di Armani Swiss Branch da Mendrisio a Milano non è estraneo ai 270 milioni di euro pagati dal Gruppo Armani per porre fine a un’inchiesta per evasione fiscale condotta dalla Guardia di Finanza. Ci sono dei problemi supplementari che richiedono risposte dal Consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del DFE: l’importante scarto tra i redditi e la quantità di lavoratori impiegati dalle aziende dell’alta moda domiciliate in Ticino così come il preoccupante traffico di mezzi pesanti generato dalle attività di logistica e fatturazione di queste aziende il cui solo scopo è trasferire il reddito delle merci ed eludere la fatturazione dell’IVA.

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed