Case anziani: no a una deriva pericolosa

Un elemento è essenziale per la qualità di un servizio: il contratto collettivo di lavoro che garantisce i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Dove il contratto non c’è presto o tardi compaiono l’abuso e lo sfruttamento. Ne fa le spese chi lavora e di conseguenza anche chi usufruisce del servizio. E questo sembra il destino purtroppo anche delle case anziani che hanno contratti di diritto privato (non le città). Perché questo è successo: 20 su 26 istituti hanno deciso di disdire il contratto collettivo di lavoro (ROCA) senza nemmeno concedere una proroga per favorire i negoziati coi sindacati in funzione di un nuovo contratto.
I risultati sono facili da prevedere. Le lavoratrici e i lavoratori potranno essere licenziati con più facilità. Non ci saranno i previsti aumenti per le indennità notturne e festive che da tempo dovrebbero essere concessi in virtù di una sentenza del Tribunale federale (la famosa sentenza Orange). In compenso aumenteranno le sanzioni disciplinari e saranno abrogati i diritti alla formazione così come i diritti sindacali. Basta mettersi nei panni di chi già oggi lavora negli istituti per capire quanto gravi siano queste conseguenze. Si tratta di un lavoro già più difficile e che può essere per taluni versi meno stimolante di quello negli ospedali e nelle cliniche. Peggiorare ancora le condizioni operative e salariali può solo provocare una riduzione dell’attrattiva per il personale qualificato e pertanto della qualità del servizio all’utenza.
La pressione sui contratti collettivi di lavoro del settore sociosanitario in realtà viene dai vertici del Dipartimento della socialità e della sanità che per il 2013 ha riconfermato il taglio dei contributi del 18% già effettuato nel 2012. Tale pressione è purtroppo supportata anche da alcune frange manageriali e privatistiche operanti nel settore sociosanitario ticinesi. Questa sembra la fotocopia dei problemi della scuola: tutti ne parlano ma poi nei fatti i partiti di destra fanno tutto il possibile per risparmiare a scapito del servizio alla popolazione. Le frasi e il buonismo per i “noss vecc” sono solo ipocrisia perché di fatto questa decisione potrà solo far stare peggio gli anziani. Non solo: è un altro passo verso lo smantellamento del servizio pubblico.
Il Partito Socialista è indignato per questa pericolosa involuzione nella politica del personale nelle case anziani ticinesi che rischia di fare da preludio a problemi in tutta la sanità. Per questo sostiene pertanto con forza il personale sociosanitario delle case anziani.

Beitrag teilen:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Animation laden...Animation laden...Animation laden...

Newsfeed