Basta spese, basta tasse torna sui banchi del Gran Consiglio – Intervento di Ivo Durisch

Intervento di Ivo Durisch sull’iniziativa Morisoli che propone di risanare le finanze tagliando importanti spese pubbliche:

Presidente, Consiglieri di Stato, care colleghe e cari colleghi,

Basta spese, basta tasse torna sui banchi del Gran Consiglio. Anzi purtroppo non l’ha mai lasciato e i risultati sono qui da vedere: un Piano finanziario che prevede perdite strutturali per oltre 150 milioni di franchi all’anno. La favola raccontata dall’iniziativa distorce la realtà dimenticando pezzi di storia. Una sorta di revisionismo consapevole volto a perpetuare una ricetta, quella neoliberista, che ha fallito più volte nel mondo e anche in Ticino.

Con questo intervento vogliamo rispondere alle dichiarazioni ideologiche formulate nell’iniziativa, completando con elementi concreti quanto avvenuto in Parlamento e in Consiglio di Stato negli ultimi anni. I firmatari dell’iniziativa sostengono che la spesa è fuori controllo perché non si è mai fatto nulla per contenerla.

In poche parole oggi si buttano i soldi dalla finestra. Questo è semplicemente falso. Iniziamo con la voce più attaccata, quella dei trasferimenti a enti pubblici e terzi e che conta ben il 48% del totale della spesa corrente del Cantone. Per quanto riguarda gli aiuti alle persone negli anni 2000 è stata introdotta la Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali. Inoltre è stato esteso il concetto di reddito disponibile ai sussidi cassa malati e alle borse di studio per mirare gli aiuti al vero bisogno.

Nel campo del finanziamento di Enti, Istituti e Associazioni si è introdotto a livello generalizzato il finanziamento tramite contratti di prestazioni, iniziando dalle aziende di trasporto passando poi all’insieme di enti, Istituti, associazioni, fondazioni e aziende autonome nel settore sociale e in quello sanitario e da ultimo a tutti gli enti del settore scolastico.

Inoltre sempre con riferimento al finanziamento degli Enti, Istituti e Associazioni c’è stata l’implementazione sistematica delle pianificazioni settoriali per coordinare l’offerta su tutto il Cantone.

Grazie alle pianificazioni ospedaliere del 1997, del 2001 e del 2005 è stato possibile ridurre l’offerta in posti letto di più del 30%. Questo contenimento dell’offerta ha avuto un’incidenza sensibile sia sul numero di giornate di degenza, sia sul costo medio per assicurato.

Va poi ricordata l’attuazione di numerose Misure di razionalizzazione e riorganizzazione dell’Amministrazione cantonale, dai Dipartimenti, alle nuove Divisioni, alle singole unità amministrative: Sezioni, Uffici, Servizi.  Infine non bisogna dimenticare la promozione di Unità amministrative autonome (UAA) per la gestione di Servizi particolari. Ma passiamo ora alle misure dirette sulle persone cominciando da quelle sul personale. Tra il 1993 e il 2009 se ne contano ben 134, fra queste

  • il blocco di scatti, promozione e avanzamenti,
  • il contributo straordinario al risanamento delle finanze dello stato,
  • il riconoscimento del rincaro nella misura del 50%,
  • la riduzione degli stipendi iniziali ai neo assunti,
  • il blocco delle assunzioni,
  • il periodo di attesa di 12 mesi per le sostituzioni,
  • la riduzione di stipendio per il personale ausiliario.

A tutto ciò si aggiungono le cinque manovre di risanamento del 96, 97, 2005, 2008 e 2016) e tutte le altre misure puntuali di risanamento proposte regolarmente con i Preventivi.

Misure che hanno toccato anche le fasce più fragili della popolazione, riducendo i sussidi cassa malati, aumentando il periodo di carenza per l’accesso agli assegni famigliari e diminuendone l’importo. Il problema non è stato tanto l’assenza di misure di risanamento volte a contenere la spesa, ma la vanificazione del loro effetto a seguito di sgravi fiscali che hanno significativamente ridotto le entrate dello Stato.

Ogni volta, appena raggiunto un timido equilibrio finanziario, le stesse forze politiche che promuovono questa iniziativa inneggiando all’equilibrio finanziario promuovono e votano inutili sgravi fiscali che rigettano ciclicamente nel profondo rosso le finanze cantonali. Una politica consapevole delle casse vuote volta a indebolire la forza e la progettualità stesso dello stato.

Ricordiamo perché si sappia come sono andate le cose che i 3 pacchetti fiscali di inizio anni 2000 hanno causato una diminuzione del gettito di 204 milioni di Franchi e i recenti sgravi del 2017 e del 2019 dal costo complessivo a regime di 132 milioni di franchi.

Vale la pena rammentare anche che attualmente sono pendenti proposte promosse dal centro destra per ulteriori sgravi fiscali per oltre 600 milioni di franchi. Emblematica è la recente iniziativa del Partito liberale, dal costo stimato in 40 milioni di franchi, che vuole ridurre le imposte unicamente alle persone particolarmente facoltose. Ancora ieri il Partito liberale ha depositato un’altra iniziativa per ridurre l’imposizione di successioni e donazioni.

Governo e maggioranza del parlamento non solo hanno eroso con affrettati e ingiustificati sgravi fiscali le entrate dello Stato, ma lo hanno fatto sapendo di avere nuovi compiti a cui far fronte. Nuovi compiti che oggi contiamo in 130 milioni. Una situazione che ci porterà nel 2025 ad avere un disavanzo di 195 milioni di franchi, che potrebbero aumentare se non si metterà in vigore la tassa di collegamento, se si deciderà di azzerare il contributo dei Comuni e se si ridurranno ulteriormente le tasse di circolazione.

Una gestione irresponsabile delle finanze pubbliche. Chi ha saccheggiato le casse cantonali ora vuole risanarle contenendo la spesa pubblica senza intervenire sulle entrate. Ci si nasconde dietro la parola contenere perché non si vuole parlare nuovamente di tagli. Ma è inutile nascondersi dietro una foglia di fico. Contenere la spesa oggi vuol dire mettere mano alle forbici, perché il bisturi non sarà abbastanza. Il disavanzo previsto, lo ripetiamo, è di 195 milioni e senza aumentare le entrate per arrivare al pareggio bisognerà tagliare. Si tratta di onestà intellettuale verso i cittadini a cui prima o poi bisognerà guardare in faccia.

Ci si lamenta che la spesa è fuori controllo semplicemente i bisogni sono aumentati, la popolazione è invecchiata. La medicina ha fatto progressi e siamo diventati un polo universitario. Preferivano i promotori di questa iniziativa un cantone con delle fondazioni private al posto degli ospedali pubblici, con università private al posto della SUPSI e dell’USI? Sanità e formazione accessibile a pochi? Certo che lo preferivano!

Ma facciamo un breve elenco delle voci di spesa a rischio taglio.

  • Istituti per anziani,
  • istituti per invalidi,
  • servizio di assistenza e cura a domicilio.
  • Ospedali.

Cosa facciamo rinunciamo ai posti di terapia intensiva o a quelli di riserva in caso di recrudescenza della pandemia? Perché sicuramente nessuno nel centro destra sta pensando di ridurre con la pianificazione ospedaliera i doppioni presenti nelle cliniche private del luganese!

Vogliamo Rinunciare alla facoltà di medicina oppure chiudiamo un’altra facoltà meno prestigiosa?

Lasciamo andare alla deriva la formazione professionale? In alternativa potremmo tagliare il sostegno pedagogico, tanto i giovani problematici sono in diminuzione e anche se non sono in diminuzione provengono da famiglie straniere. Contenimento della spesa non significa però solo tagliare, ma anche rinunciare a nuove politiche.

I firmatari dell’iniziativa non vogliono nemmeno provare a confrontarsi con le sfide che ci attendono. Bloccano tutto per cinque anni rifiutandosi di guardare ai cambiamenti epocali in corso: invecchiamento della popolazione, decrescita demografica, mutamenti climatici, aumento delle disuguaglianze, digitalizzazione.

Bloccare le spese vuol dire non affrontare più nessun nuovo compito. Smettere di investire nella società vuol dire mettere la polvere sotto lo zerbino facendo pagare il conto alle generazioni future. I cittadini hanno bisogno di risposte ora e di prospettive.

Risposte e prospettive che questa politica e questa iniziativa si rifiutano di dare!

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