Baruffa inutile per un esercito inutile

Di recente due partiti di governo a Berna hanno messo in scena una baruffa sul modo migliore per gestire il nostro esercito, partendo naturalmente dall’assunto secondo il quale il suo rafforzamento sia indispensabile.

Una baruffa del tutto inutile, perché fondata su un assunto sbagliato. Nel recente libro « Il dovere della speranza », il già presidente della Commissione europea Romano Prodi, parlando della necessità per l’Unione europea di giungere ad avere una difesa comune, afferma che l’Unione sarebbe, oltre che un gigante economico, un « verme militare », pur avendo un bilancio complessivo per la difesa superiore a quello della Cina e della Russia. Perché? Perché per le armi «ogni Stato spende per conto proprio e quindi sono soldi buttati ». E se sono soldi buttati per Prodi gli oltre 300 miliardi spesi annualmente dai molti Paesi europei in infrastrutture scoordinate tra loro, che dire dei 5, 6 o 7 miliardi spesi annualmente dalla Svizzera?

Come nessuno considera l’Europa una potenza militare, pur spendendo essa ogni anno quasi il triplo della Russia e più della Cina, non credo sia necessario dire quale tipo di deterrenza possa rappresentare oggi quella dell’esercito elvetico. Eppure, senza alcuna analisi un po’ seria, Berna si accinge a spendere centinaia di milioni di franchi ogni anno in più per armi del tutto inutili, e soprattutto, a seguito dell’insensato riarmo e in nome della parità di bilancio, a tagliare sul finanziamento di altre politiche prioritarie (formazione, sanità, socialità, ambiente, sostegno allo sviluppo ecc.), mettendo anche in croce i Cantoni con meno finanziamenti, Ticino compreso.

L’esercito svizzero, parlo qui naturalmente della sua parte strettamente militare, non del genio o della cybersicurezza su cui nessuno credo sia contrario ad avere infrastrutture performanti, non solo è talmente piccolo da risultare militarmente poco significativo, ma è anche, per scelta politica, molto restio a mettersi in rete con altre forze armate, cercando di dare almeno un senso allo sforzo finanziario profuso dai contribuenti. Il risultato paradossale è quindi che esso finisce solo per essere teoricamente utile a scongiurare attacchi dai nostri vicini, un’evenienza sulla cui serietà e probabilità lascio volentieri il giudizio ai lettori. E così si va avanti per inerzia, perché abbiamo sempre fatto così, perché l’esercito è l’esercito, sbagliando priorità di spesa e facendo pagare alla coesione sociale e all’innovazione nel Paese il prezzo di una visione superata. Avessimo almeno all’orizzonte la partecipazione ad una difesa continentale integrata tutto questo potrebbe almeno avere un senso, ma per volontà nostra e per incapacità dei Paesi europei di progredire in questa direzione questo orizzonte oggi non c’è.

Il re è nudo, ma ci costa molto e non si vuole vedere la sua nudità. Perché tanta insensatezza in un Paese solitamente pragmatico e con i piedi per terra come il nostro?

Articolo di Manuele Bertoli, già Consigliere di Stato pubblicato sul Corriere del Ticino del 17 gennaio

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