La schizofrenia del sondaggio Rsi

Ieri è stato pubblicato l’ultimo sondaggio elettorale Rsi.

Dallo stesso risulta che le ticinesi e i ticinesi ritengono che in Ticino non si viva molto bene (il 43,3% reputa peggiore la qualità di vita rispetto al resto della Svizzera), mentre le preoccupazioni maggiori sono legate all’economia e al carovita (per il 23% degli interpellati), al lavoro e ai salari (per il 17,2%), all’ambiente e ai cambiamenti climatici (per il 21,2%), alle casse malati (il 19,2%), ai giovani, la formazione e il lavoro (il 15,1 per cento).

Dallo stesso sondaggio i dati sul voto delle ticinesi e dei ticinesi registra un avanzamento sensibile dell’Udc, una buona tenuta di Liberali e Centro, una tenuta dei Verdi e una retrocessione di Lega e Socialisti, oltre all’aumento dei partitini.

Confrontando le due diverse parti del sondaggio è inevitabile accorgersi di una contraddizione di fondo tra i temi che preoccupano la popolazione e le loro intenzioni di voto.

Sulla qualità di vita, sul livello dei salari mediani, sui controlli necessari per evitare abusi nel lavoro, sul riconoscimento del carovita (negato perfino sul salario minimo!) e sul riconoscimento di un salario minimo dignitoso, sul contenimento dei premi di cassa malati, sulla sensibilità ambientale e gli investimenti necessari per ottenere un miglioramento della qualità di ambiente e territorio ecc. i partiti che ricevono più consensi sono proprio quelli (con l’eccezione per certi temi del Centro) che si sono opposti sempre all’introduzione di correttivi politici in grado di rispondere efficacemente proprio alle preoccupazioni della popolazione. Mi riferisco alle proposte per l’introduzione di più controlli sui salari, ai sostegni mirati per il ceto medio per le casse malati, al riconoscimento integrale del carovita, alla creazione di organi capaci di misurare anche quantitativamente gli avanzamenti in campo ambientale, alle misure per favorire l’economia socialmente e ambientalmente responsabile, ecc. E l’elenco potrebbe continuare a lungo!

Allora cosa spinge la popolazione ticinese a esprimere, da un lato, preoccupazioni ben definite e, dall’altro, a fare scelte politiche così contraddittorie rispetto alle risposte date o non date in ambito politico alle loro preoccupazioni? Certamente una campagna costruita e tenuta in vita sulle persone e non sui temi, sulle beghe e non sui contenuti e le risposte politiche date in questi anni e prospettate per il futuro dai diversi partiti.

Il mio invito alla popolazione è di analizzare bene e con cura, prima di votare, cosa è stato proposto e fatto dai singoli partiti, come gli stessi si sono espressi e come hanno votato in Gran Consiglio sui temi che stanno loro a cuore e che li preoccupano, insomma da che parte sono stati i partiti concretamente con il loro voto quanto meno negli ultimi 4 anni.

Perché solo così si può decidere come votare per cambiare le cose e migliorare le vite delle ticinesi e dei ticinesi!

Ricordando che votare una lista (nel mio caso il Ps) è davvero importante per sostenere e dar gambe ai cambiamenti necessari. La lista senza intestazione, nei fatti, dà infatti un contentino a tutti e non permette concretamente di fare una scelta utile e chiara verso quel vero cambiamento di cui questo nostro Ticino ha urgentemente bisogno!

Articolo di Anna Biscossa apparso su LaRegione, il 22 marzo 2023

 

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