di Antonia Boschetti
Comitato PS Mendrisiotto
Nel tentativo di rimediare ai danni che gli sgravi fiscali della Riforma III causerebbero, Gobbi, Vitta e Beltraminelli propongono un pacchetto di aiuti sociali male indirizzato e cieco rispetto alle urgenze dei ticinesi.
I consiglieri di Stato sostenitori della Riforma III: Gobbi, Vitta e Beltraminelli, conducono una campagna seducente proclamando le abracadabranti migliorie che si riscontreranno nel campo imprenditoriale ticinese grazie a notevoli deduzioni fiscali. Gli stessi sostenitori propongono dei rimedi ai danni delle prestazioni sociali sotto forma di aiuti per le famiglie dopo la nascita del primo figlio, incremento di strutture di accoglienza (asili nido, doposcuola, famiglie diurne), sostegno a famigliari che curano un congiunto e incentivi delle misure di inserimento o reinserimento professionale.
Queste proposte, fragili contropartite che a fatica nascondono le ingiustizie sociali delle quali non intendono curarsi, sono basate sul modello vodese il quale sgrava le famiglie del ceto medio-alto ma non propone aiuti sufficienti alle fasce più deboli della popolazione, specialmente se si tratta di persone sole. Per quale motivo un aiuto sociale, che voglia definirsi tale, dimentica chi per primo necessita sostegno? Il pacchetto di aiuti, oltre ad essere male indirizzato, è anche dintralcio alla Legge sullarmonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali (LAPS) la quale, volendo garantire il minimo vitale a tutte le economie domestiche (ED), tiene presente anche quelle costituite da un singolo individuo che nel 2016 rappresentevano il 37% delle ED ticinesi. Un modello di aiuti sociali può tenere così poco conto di quasi metà della popolazione.
Tolte le belle parole dei suoi sostenitori, la Riforma III si dimostra pronta a sostenere le cifre daffari di imprese e aziende, ma del tutto impreparata a rispondere alle difficoltà delle persone che vivono nel nostro Cantone. È necessario ricordare a chi la sostiene, che ambigue promesse di aiuti sul mercato del lavoro non sono sufficienti a proteggere i ticinesi dalla povertà e soprattutto dal dumping salariale. Occorre ricordare a chi non ha remore nel togliere gli aiuti ai cosiddetti ultimi della classe, che la povertà in Ticino è un dato di fatto e che, talvolta, conduce le persone a vivere per strada oppure a morire in uno scantinato come accaduto di recente a Lugano. Occorre anche informare lonorevole Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli che presenziare al pranzo natalizio indirizzato alle persone sole è un segno di solidarietà insufficiente a migliorare la condizione di individui ai quali servono aiuti concreti.