di Marina Carobbio, Consigliera nazionale PS
pubblicato dal “Corriere del Ticino”
Nei giorni scorsi i mass media hanno ricordato lincidente chimico di trentanni fa, accaduto nello stabile Sandoz di Schweizerhalle a Basilea. Studiavo a Basilea e quella notte fui svegliata dalle sirene e dallinformazione fornita dalla polizia con gli altoparlanti di rimanere chiusi in casa. Mi impressionarono le immagini dei giorni seguenti quella notte, il fiume Reno divenuto rosso, i pesci morti. I danni ambientali furono importanti, alcune persone subirono irritazioni alle vie respiratorie. Pochi mesi prima, a Cernobyl, era scoppiato un reattore nucleare.
Se lincidente di Schweizerhalle portò a un cambio di paradigma per quanto riguarda i controlli e le misure di sicurezza operati nel nostro Paese sullindustria chimica, assai diverso è il discorso per quanto riguarda le centrali nucleari.
Dopo lincidente nucleare di Cernobyl si sosteneva che da noi un incidente simile non sarebbe mai potuto accadere. Poi capitò la catastrofe di Fukushima nel 2011 e si sostenne che il Giappone non è la Svizzera, ed è vero. Ma in Svizzera ci sono delle centrali vetuste e pericolose: la centrale nucleare di Beznau I è attiva da ben 47 anni, è a livello globale la centrale in uso più a lungo e ha dei seri problemi di sicurezza che nessun miglioramento infrastrutturale può risolvere.
Liniziativa per unuscita programmata dal nucleare chiede un piano dazione graduale e concreto per sancire la fine dellenergia nucleare nel 2029. Essa si inserisce nella strategia energetica della Confederazione, che prevede, entro il 2050, il nostro approvvigionamento energetico basato, in gran parte, sullefficienza energetica e sulle energie rinnovabili. Questa strategia è stata recentemente approvata dal parlamento, ma purtroppo non contempla nessuna misura per chiudere le vecchie centrali nucleari esistenti. Liniziativa, che chiede una graduale messa fuori uso delle centrali nucleari entro il 2029, riempie quindi questa lacuna, inserisce un nuovo capoverso nella Costituzione e garantisce così il successo della svolta energetica. Liniziativa perciò è sostenibile ed è fattibile grazie alle molteplici possibilità che abbiamo di ricorrere a fonti di energia alternative e pulite.
Il comitato dei medici per lambiente alcune settimane fa ha comunicato il suo sostegno alliniziativa per unuscita pianificata dal nucleare. Lha fatto basandosi su alcuni dati che si sommano a quelli di altri esponenti del mondo scientifico convinti dalla necessità di abbandonare lenergia nucleare. Scrive, infatti, la copresidente del comitato, la dottoressa Bettina Wölnerhanssen: «Fosse un farmaco, lenergia nucleare sarebbe vietata da lungo tempo. I rischi e le controindicazioni superano di gran lungo i benefici e esistono delle alternative molto meno costose». Lenergia nucleare produce danni alla salute e allambiente in tutte le sue fasi, dallestrazione delluranio fino allo smaltimento. Un incidente a un reattore ha delle gravissime conseguenze sulla salute e sullambiente, che durano decenni e in alcuni casi sono irreversibili.
«Per aiutare lambiente serve la volontà di non farsi calpestare la salute» ha risposto il noto scrittore e attivista Erri de Luca a un giornalista. Ed è proprio il binomio ambiente e salute che ci deve far votare, il 27 novembre, un sì convinto alluscita pianificata dal nucleare. Non possiamo permetterci un incidente nucleare per decidere di agire!