Intervento – Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato

I dipendenti dello Stato sono dei nababbi in particolare quando sono pensionati e sono inoltre colpevoli di aver difeso con troppa insistenza un diritto che era loro stato garantito al momento dell’assunzione ergo sono una delle cause del deficit dello Stato. Questo in estrema sintesi il pensiero della lega che fa finta di dimenticarsi che molte di queste persone al momento dell’assunzione in un mercato del lavoro prosciugato senza l’incentivo di una buona cassa pensione avrebbero scelto un altro datore di lavoro che magari con un piano di pensionamento meno attraente avrebbe però corrisposto stipendi ben più interessanti di quelli del settore pubblico.

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La lega si dimentica poi di dire che il dissesto finanziario del sistema pensionistico internazionale è ben più ampio di quello della Cassa pensione dei dipendenti dello Stato ed è riconducibile per una grossa fetta alla crisi che sta attraversando il sistema bancario svizzero e mondiale. Settore a cui con l’attuale revisione andremo inevitabilmente ad affidare capitali ‘freschi”. Un’oligarchia quella finanziaria che a causa di una gestione scellerata dei fondi affidatigli ha provocato un tracollo dei rendimenti che ha di fatto azzerato l’apporto del terzo contribuente (lavoratori datori di lavoro e appunto rendimento del capitale) mettendo in forse finalmente diciamo noi la presunta supremazia del sistema a capitalizzazione.

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Un’oligarchia a cui abbiamo affidato cifra recente quasi 700 miliardi di franchi di cui i due quinti di proprietà dei pensionati e il resto dei lavoratori attivi. E il rapporto sta ancora evolvendo a favore dei pensionati. 700 miliardi che allo stato attuale dei rendimenti nessuno sa più dove investire in maniera non troppo rischiosa e che quindi da qualsiasi parte si guardi è quasi come tenerli sotto il materasso. Meno male che l’inflazione è più o meno pari a zero. Ma c’è di peggio con questa montagna di soldi in alcuni casi si è investito sulle materie prime e sui prodotti alimentari primordiali riuscendo così anche ad affamare milioni di persone nel terzo mondo.

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Certo che se una trentina di anni fa avessimo optato per un sistema a ripartizione invece che a capitalizzazione (un’AVS ampliata per intenderci) ora non saremmo a questo punto.
Ma quel che ci dovrebbe più preoccupare è il fatto che anche i sistemi legati al primato dei contributi come quello scelto con questa revisione sono ormai con l’acqua alla gola e appunto proprio a causa dell’insolvibilità del terzo contribuente e nonostante il popolo con una maggioranza superiore al 70% abbia respinto l’idea di una diminuzione del tasso di conversione hanno obbligato il Consiglio federale a scegliere ancora quell’opzione perché non ve ne sarebbero altre. Quindi se così sarà saremo nuovamente tutti chiamati alla cassa compresi gli statali poiché ci verranno decurtate le rendite e ciò venendo meno anche al disposto costituzionale che obbliga lo Stato a garantire a tutti almeno il 60% dell’ultimo stipendio.
Una situazione che qualcuno cerca di addebitare all’aumento della speranza di vita (ormai campare di più diventa una colpa) dimenticandosi che la generazione attualmente in pensione è quella che ha permesso di costruire con enormi sacrifici e fatiche questo Paese così come lo conosciamo.

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Una situazione che sta inducendo una serie di ambienti specialistici nell’ambito attuariale a ragionare su soluzioni miste (capitalizzazione + ripartizione) ritenendo correttamente aggiungiamo noi che una ripartizione del ‘rischio” longevità debba essere assunto trasversalmente dalle casse e dalla popolazione attiva. Una soluzione del tipo: dai 65 agli 85 anni rendite versate sulla base della capitalizzazione e dagli 85 anni in poi versate da una fondazione comune di tutte le casse finanziate sul principio della ripartizione ciò che limiterebbe l’accumulo di capitali che nessuno allo stato attuale delle cose sa dove piazzare.

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Come si può arguire una soluzione dettata dai mutamenti demografici che impongono visioni più a lungo termine e non sterili contrapposizioni generazionali. E allora smettiamola di giocare una generazione contro l’altra cercando di accattivarsi le simpatie degli attivi colpevolizzando i pensionati e viceversa a dipendenza delle convenienze. I problemi non si risolvono così e forse anche nel caso della Cassa pensione dei dipendenti dello Stato un po’ meno di strumentalizzazione avrebbe permesso di trovare soluzioni più interessanti qualche anno fa. Anche se non va dimenticato che lo Stato in tutto questo periodo ha beneficiato di una liquidità che avrebbe invece dovuto procurarsi altrimenti magari anche a tassi d’interesse in alcuni periodi esorbitanti.

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Eppure nonostante tutto a qualcuno fa comodo sparare in questo caso sui pensionati e sui pensionandi salvo poi alla prima occasione definire con epiteti non riferibili gli impiegati attivi che oggi spudoratamente in maniera palesemente interessata si additano come vittime.
Finiamola una buona volta di fomentare divisioni e cerchiamo di avere il coraggio di trovare soluzioni magari anche imperfette ma che possano far avanzare il dialogo per trovare quelle risposte che non solo nel caso della cassa pensione devono essere trovate nell’interesse di tutta la popolazione del nostro cantone.

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In questo caso la soluzione l’abbiamo trovata anche se non ci fa fare salti di gioia. Sappiamo che un po’ tutti dovranno passare alla cassa anche se qualcuno un po’ più di qualcun altro e cerchiamo quindi di riportare un po’ di serenità tra una categoria di lavoratori che sembra essere diventata il bersaglio di tutti gli arrabbiati del pianeta. Una categoria che correttamente come fanno altre categorie difende fino in fondo a giusto diritto i propri principi e la propria dignità.

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Bellinzona 5 novembre 2012 – Saverio Lurati

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