Interrogazione – Sulla modifica della Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale

Francesco Cavalli 18 febbraio 2013
Messaggio 6270
Iniziativa elaborata di Manuele Bertoli e cofirmatari per il Gruppo PS (ripresa da Francesco Cavalli) per la modifica della Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale (passaggio agli Esecutivi della competenza in materia di concessione della cittadinanza).

Niente paura! La proposta contenuta nella nostra iniziativa non stravolge l’ordine costituito non è in contrasto con la legislazione federale e soprattutto non è come qualcuno teme un’apertura incontrollata alla naturalizzazione per tutti. Anzi accettandola si passerebbe finalmente all’adozione di procedure chiare eque esenti da preconcetti ideologici ma allo stesso tempo corrette e affidabili.
Dal messaggio del CdS e ancor di più dal rapporto di maggioranza traspare invece la paura di chissà quali pericoli siano nascosti nella nostra iniziativa. Paure del tutto immotivate. Ma sappiamo molto bene che qualcuno vorrebbe procedure più severe o barriere più ardue da superare.
L’ottenimento del passaporto rossocrociato contrariamente a quanto avviene in altri paesi richiede in ogni caso tre passaggi istituzionali: Comune Confederazione Cantone. L’ordine non è lo stesso in tutti i Cantoni ma la sostanza non cambia.
In 15 Cantoni tra cui BE VD e ZH la cittadinanza cantonale è affidata all’esecutivo; in 5 di questi (AR BE GE NE VD) anche tutte le attinenze comunali sono compito dell’esecutivo. E non si sono riscontrate controindicazioni o problemi particolari.
Anzi secondo una recente pubblicazione (2011) della commissione federale per la migrazione Ticino e Vaud presentano le stesse percentuali di naturalizzazioni tanto in valore assoluto (calcolato sulla popolazione straniera residente) quanto secondo un modello statistico standardizzato a livello nazionale.

Se si analizza la situazione odierna nel nostro Cantone il percorso è articolato su 5 tappe.
1. La domanda viene depositata alla cancelleria comunale corredata da una copiosa documentazione (casellario giudiziale certificati di domicilio attestati UEF ecc). L’autorità comunale procede a ulteriori controlli circa la condotta del richiedente e la sua integrazione. Viene pure effettuato un esame – generalmente affidato ad un’apposita commissione – sulle conoscenze relative alle istituzioni alla storia e alla geografia del nostro paese. Dall’esame è esonerato chi ha svolto l’intero iter scolastico in Ticino.
2. La domanda è trasmessa all’assemblea Comunale o al Consiglio Comunale tramite un messaggio. Una commissione riesamina tutto l’incarto e stende un rapporto. Il legislativo decide infine talvolta purtroppo a scrutinio segreto sull’attinenza comunale.
3. La pratica dopo un prima verifica a livello cantonale è trasmessa a Berna che dopo ulteriori controlli anche a livello internazionale rilascia l’autorizzazione federale valida tre anni (più uno).
4. L’incarto arriva al servizio naturalizzazioni del DI che controlla nuovamente la completezza della documentazione verifica se le imposte sono pagate e se non ci sono eventi nuovi presso la giustizia.
5. Da ultimo la pratica arriva in CPR del GC dove ogni incarto è esaminato da un deputato ed alcuni (meno dell’1%) vengono approfonditi in sottocommissione. Molti rallentamenti ma non si va oltre. Poi lo sapete il tutto si conclude con la votazione in aula.

La seconda e la quinta tappa quelle nei legislativi sono inutili e possono comportare considerevoli rallentamenti della procedura o persino verdetti ingiusti dettati da preconcetti più o meno ideologici come può succedere in caso di voto segreto nei CC.
Ma tutto sommato i rifiuti da parte dei CC sono rari (quando accade ne parlano diffusamente i giornali) spesso non sufficientemente motivati e tutti passibili di ricorso.

Inoltre con la competenza ai legislativi il rispetto della sfera privata è molto a rischio. Casi di procedimenti di naturalizzazione finiti sulla stampa a seguito di discussioni nei legislativi comunali e cantonale ne abbiamo purtroppo già visti con poco rispetto della personalità del richiedente. Non di rado vengono ripresi in considerazione fatti che non figurano più sul casellario giudiziale una pratica che non è più consentita a nessuna autorità la nostra compresa come confermato da una recente sentenza della corte dei reclami penali. Meglio allora affinare l’esame amministrativo anche tramite un’apposita commissione a far parte della quale possono essere chiamati anche membri del CC.

Faccio parte della CPR da quasi dieci anni compresi due turni di presidenza e posso affermare di conoscere piuttosto bene l’iter che conduce alla concessione della cittadinanza svizzera e cantonale. Da parte del servizio naturalizzazioni i controlli sono accurati ripetuti e molto severi. Dovrebbe poter bastare. Invece in questa commissione ci si scontra spesso su questioni ideologiche che nulla hanno a che fare con l’applicazione delle leggi. Non è quello il luogo per richiedere giri di vite o paletti più stretti per riprendere due tra le metafore più usate. E talvolta mi sembra che la commissione dibatta più che altro per capire quale sia il suo ruolo cambiando così a seconda delle circostante il metro di giudizio. Anche a rischio di scandalizzare tre quarti dei presenti mi sento di affermare che in tal modo sprechiamo tempo e denaro.
E il rapporto di minoranza presentato dai commissari della Lega alla trattanda successiva sulle naturalizzazioni dimostra se fosse ancora necessario che la componente ideologica è tutt’altro che secondaria.
Dopo un’esperienza decennale sono più che mai convinto che eliminare l’approvazione parlamentare delle naturalizzazioni non comporti alcun pericolo ma anzi consenta decisioni eque eliminando gli aspetti più problematici. Nel dibattito sul preventivo ho sentito accorati appelli alla revisione dei compiti dello Stato. Questa colleghe e colleghi è una buona occasione!
Concludendo il gruppo PS sostiene l’iniziativa e il rapporto di minoranza di Nenad Stojanovic.

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