600 persone: tante erano in piazza Governo oggi a Bellinzona. Dopo le manifestazioni dei mesi scorsi dopo gli scioperi nelle aziende un altro segnale di risposta contro l’arroganza e la prevaricazione. Per una precisa scelta degli organizzatori solo i lavoratori e le lavoratrici hanno portato la propria testimonianza. Perché i grandi problemi dell’economia si declinano poi nelle vite delle singole persone ciascuna con il proprio dolore esistenziale.
Famiglie con bambini coppie gruppi singoli cittadini e cittadine sono arrivati a Bellinzona per dire che no non va bene. Che la corda è stata tirata troppo e che ora bisogna piantarla di scaricare tutti i costi sul fondo della scala produttiva cioè su chi lavora. Che i tagli e le minacce di licenziamento sono inaccettabili. Che non esistono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B che frontalieri e residenti sono sulla stessa barca e colpire gli uni danneggia anche gli altri.
Ma quelle 600 persone erano in piazza anche per dire che un’altra economia è possibile come dimostrano le centinaia di aziende che in queste settimane stringono i denti sapendo bene che i dipendenti sono il patrimonio più prezioso. Perciò invece di tagliare i salari investono per rendersi competitive in un mercato sempre più difficile.
A noi piace interpretare il successo della manifestazione come un primo segnale. Il segnale che la gente si è stufata di chinare la testa e di accettare le decisioni calate dall’alto. E ha deciso di rendersi di nuovo protagonista del proprio lavoro.
Oggi in piazza con le persone i partiti e i movimenti che c’erano abbiamo visto chi tiene davvero al lavoro del nostro Ticino. Gli altri sanno solo vendere fuffa.