520: è questo il numero dei disoccupati in più in ottobre rispetto al mese di settembre. Che corrispondono a un aumento del 57%. Se poi facciamo il confronto con il mese di ottobre dell’anno scorso l’aumento è addirittura dell’11%. Cifre simili si registrano anche sul piano nazionale (anche se per la verità noi come al solito stiamo peggio). Potremmo citare decine di casi: dai 400 esuberi della Lonza fino alle migliaia di licenziamenti previsti da UBS. Insomma la crisi fa male.
In questo bel quadro del mondo del lavoro arriva la proposta liberale-radicale per far fronte al disavanzo previsto dal governo. Proposta che fra tante altre cose suggerisce anche una riduzione del personale dello Stato del 10%. Certo non a forza di licenziamenti (ci mancherebbe!). Ma sotto forma di blocco delle assunzioni senza nemmeno poter sostituire chi va in pensione.
Ora già è difficile capire come possa lo Stato avendo sempre meno personale a disposizione sobbarcarsi i compiti che gli scarica addosso un’economia privata orientata sempre e solo al profitto e nel contempo riuscire a garantire un servizio pubblico degno di questo nome. Come minimo dovremo aspettarci una riduzione dei servizi e un sovraccarico di lavoro per chi rimane
e che comunque si vede anche decurtato il salario.
Ma soprattutto la proposta liberale-radicale stride in maniera clamorosa con la situazione occupazionale ticinese: la disoccupazione aumenta
e si vogliono pure bloccare le assunzioni cancellando così decine di posti di lavoro di qualità? Ma che assurdità sarebbe?