Nel movimentato paesaggio della politica energetica svizzera e ticinese a meno di un anno dalla storica decisone di abbandonare il nucleare e nonostante gli impegni di lottare contro il riscaldamento globale riducendo la produzione di CO2 si continua a parlare di investimenti in centrali a carbone.
Sono note le difficoltà dei progetti in Germania di cui si è parlato molto ai tempi dell’iniziativa «No al carbone»: il consorzio intendeva costruire due centrali a carbone: il progetto di Uerdingen è stato abbandonato quello di Lünen (a cui partecipa anche l’azienda elettrica ticinese AET) è sospeso per una decisione storica del tribunale amministrativo superiore della Renania Settentrionale-Vestfalia che ha annullato l’autorizzazione di gestione dell’impianto dando seguito al ricorso del BUND (Associazione tedesca per l’ambiente e la protezione della natura).
Anche Repower la sorella grigionese di AET si è lanciata con scarso successo nell’avventura carbone: partecipa al progetto della più grande (1’820 MW) centrale a carbone in Germania a Brunsbüttel (contro la quale è stato lanciato in dicembre un ricorso del BUND) e a una centrale a carbone di 1’320 MW a Saline Joniche in Calabria.
Quest’ultima progettata da SEI un’azienda italiana controllata da Repower è stata oggetto di un vasto movimento popolare: nell’agosto scorso la protesta ha raggiunto anche la Svizzera. A Coira si è tenuta una manifestazione a cui hanno partecipato anche molti Calabresi. La centrale che produrrebbe 75 tonnellate di CO2 l’anno è illegale secondo le norme regionali della Calabria ma il Governo centrale ha trovato il modo di dare via libera a questo progetto in netto contrasto con i piani di sviluppo turistico e gli interessi degli agricoli e dei pescatori. Inevitabili dato il contesto le accuse di interessi mafiosi in gioco. Il 19 ottobre è stata depositata l’iniziativa «Sì all’anergia pulita senza carbone» che vuole impedire che aziende grigionesi (e il Canton Grigioni possiede il 46% di Repower) partecipino a centrali a carbone.
l’interesse di Repower per il carbone potrebbe dipendere dalla necessità di disporre di energia notturna a basso costo per pompare l’acqua nel suo impianto idroelettrico di Lago Bianco (1’000 MW). Un impianto che potrebbe rivelarsi invece molto utile per la gestione delle irregolarità della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per liberare capitali per i contestati investimenti nel carbone la Repower ha escogitato la nuova Repartner Produktions AG di cui mantiene la maggioranza: essa offre partecipazioni «innovative» ad altre aziende elettriche garantendo investimenti in energie «pulite» (che comprendono però anche l’impianto a gas di Leverkusen in Germania e il progetto di pompaggio di Lago Bianco). Tra le aziende interessate vengono citate anche AIL e SES!
Le centrali atomiche e a carbone sono esplicitamente escluse dai progetti di Repartner ma è chiaro che centinaia di milioni saranno così liberati e messi a disposizione di Repower per i suoi progetti da 17 milioni di tonnellate annue di CO2.
È questa la coerenza energetica delle due importanti aziende ticinesi?
Il PS invita AIL ad astenersi da doppi giochi come già tentati con la centrale di Lünen! AIL e SES: giù le mani da altro sporco carbone all’astero!
Per informazioni
Carlo Lepori
Nenad Stojanovi?
Pelin Kandemir Bordoli