Gli argomenti ripetuti instancabilmente dal Sindacato della Comunicazione hanno finito per avere la meglio: il Consiglio nazionale ha rinunciato a una liberalizzazione totale del mercato postale. Riconosce anche che il mantenimento di un monopolio sulla corrispondenza fino a 50 g è l’unico mezzo per preservare un servizio universale di qualità a disposizione di tutta la popolazione a un prezzo moderato. Ma la legge sulle poste discussa oggi al Consiglio nazionale non è per questo perfetta. Con l’iniziativa «Per una Posta forte» il Sindacato della Comunicazione dispone di un mezzo eccellente per correggere gli errori.
«È una grande vittoria per il Sindacato della Comunicazione ma soprattutto per tutti gli utenti che reclamano il mantenimento di un servizio pubblico postale di qualità accessibile a tutti». Sono queste le parole di saluto di Alain Carrupt presidente centrale del sindacato. Rifiutandosi di procedere a una liberalizzazione totale del mercato postale il Consiglio nazionale ha fatto la scelta di servire l’interesse generale vale a dire quello della popolazione in generale delle piccole e medie imprese delle regioni periferiche e dei quartieri delle agglomerazioni.
Oramai da anni il Sindacato della Comunicazione denuncia con gli esempi esteri alla mano i danni che una liberalizzazione totale del mercato fa subire alle prestazioni postali: riduzione della gamma di prestazioni del servizio universale abbassamento della qualità aumento dei prezzi per la stragrande maggioranza degli utenti. E tutto questo solo per fare dei regali ai grandi clienti quali le banche le assicurazioni o le casse malati. Il Consiglio nazionale ha saggiamente respinto questa prospettiva. Ha riconosciuto allo stesso tempo che un monopolio residuo sulla corrispondenza fino a 50 g costituisce il modello più semplice e più efficace per finanziare il servizio universale.
Le decisioni del Consiglio nazionale sugli altri aspetti della revisione della legislazione postale sono meno felici. Mettendo sullo stesso livello gli uffici postali e le agenzie la Camera bassa apre per esempio la porta a uno smantellamento della rete postale più sfrenata di quella che è già in atto. Una sostituzione massiccia degli uffici postali con delle agenzie equivarrebbe a una latente privatizzazione della rete postale e quindi a una perdita di controllo sulla sua permanenza e sulla sua estensione.
Se questa legge sulle poste presenta il grande vantaggio di mantenere il monopolio residuo sulla corrispondenza non è per questo perfetta. Questa è la ragione per cui il Sindacato della Comunicazione il 2 settembre scorso ha depositato la sua iniziativa popolare «Per una Posta forte». Che ci propone un modello postale completo che preserva la qualità e l’ampiezza delle prestazioni attuali pur aprendo la porta a servizi nuovi per il futuro soprattutto nel settore finanziario. Questa iniziativa su cui il Consiglio federale deve oramai redarre un messaggio costituirà dunque un mezzo eccellente per correggere se necessario le imperfezioni del progetto di legge attuale.
Ma è necessario conservare come priorità il vedere come il Consiglio degli Stati andrà a digerire le decisioni del Consiglio nazionale. Il Sindacato della Comunicazione si aspetta almeno che esso a sua volta rinunci a una liberalizzazione totale del mercato.